GUIDONIA – Il clou della ennesima giornata convulsa (ieri mercoledì 12 settembre) racconta la venuta a Guidonia di Andrea Cioffi, il vice ministro dell’economia opportunamente prelevato a domicilio dal collega 5Stelle (e parlamentare) Sebastiano Cubeddu. Si cercano soluzioni a “salvaguardia dei lavoratori” perché “nessuno sarà lasciato solo”, come ormai è consuetudine è il sindaco Michel Barbet  a raccontare in serata su Facebook  i contenuti dell’incontro pomeridiano, rigorosamente a porte chiuse, avvenuto nel palazzo comunale da ieri ancora sotto assedio per la protesta delle maestranze delle cave. Tra cordoni di polizia a proteggerne la incolumità, a dire il vero qualche parola Cioffi l’ha spesa per i lavoratori in piazza: niente di rilevante. “Lo Stato c’è e non vi abbandona” il controcanto di Cubeddu davanti a operai e sindacalisti, poi via di corsa verso le sedi del potere romano tra i fischi e le urla.

Dopo gli scioperi e le mobilitazioni della scorsa settimana, gli operai sono da ieri impegnati in una fase ulteriore della protesta. Un presidio permanente, giorno e notte, che li ha portati a dormire in tenda in un ultimo, disperato tentativo di far comprendere le ragioni di una protesta che si protrae da dieci giorni. La giornata era cominciata di buon’ora quando in centinaia avevano sfilato per il centro cittadino tra gli applausi fino a raggiungere la piazza del Comune. Giusto nei momenti in cui il sindaco Michel Barbet era di rappresentanza in aeroporto, impegnato in una cerimonia ufficiale, da tradizione seduto con fascia tricolore tra le stellette dei graduati dell’aeronautica militare. Lontano anni luce, non solo nel corpo, dalle rimostranze di una intera categoria in lotta. Di una città scossa da forti tensioni sociali. Una foto sul web, fatta circolare da qualche estimatore, tracciava perfettamente la distanza non solo materiale tra la élite dei 5Stelle di governo e quel popolo che volevano rappresentare.

Per i lavoratori è stata anche l’ennesima giornata di caldo e rabbia trascorsa nell’assenza dei consiglieri pentastellati. La costante narra, salvo casi sporadici e impercettibili agli osservatori, l’estraneità dei principali protagonisti della maggioranza dal teatro della protesta: la piazza. Al contrario dei colleghi delle opposizioni, in dieci giorni nessuno ha messo il muso fuori dal palazzo, per solidarietà o meglio comprendere le ragioni e le speranza di centinaia di persone. Nascosti dietro le solide convinzioni di essere nel giusto, hanno innalzato una muraglia di incomunicabilità tra loro e la realtà, quasi a non volerla vedere o ascoltare per non rimanerne turbati.

Alessandro Cocchiarella, Giuliano Santoboni, e via via gli altri meno condizionanti della politica di governo, si sono eclissati o hanno scelto Facebook. Matteo Castorino poi, mai visto in piazza, sul social più importante ieri sera faceva bene intendere la portata ideologica della “guerra santa” che si sta combattendo, di non avere bisogno di confronto per sapere di essere “dalla parte giusta”. Una incrollabile fede come se ne conoscono in altre latitudini del mondo, consolidata nella contrapposizione con la vecchia politica di “Maurizio Gasparri e i suoi sodali”, il senatore della repubblica, parlamentare espressione popolare al pari di Cubeddu, che nella sua veste istituzionale, sempre ieri, era arrivato a Guidonia per mischiarsi agli operai, ascoltarne le istanze. Anche Cocchiarella, il fanstasma della piazza, contestato a distanza per assenza cronica dal palazzo dopo la fuga notturna  sotto scorta, tornava su Facebook a inveire contro la Stampa. Non una parola sugli operai nelle tende, il consigliere tuonava di marginalità soggettive, avversioni personali. Tant’è.

 

 

 

 

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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