COME se la questione, tra crisi recenti e possibili nuovi approdi normativi, salvaguardia ambientale, sviluppo e rilancio delle cave, non fosse già complicata dai troppi attori in campo, Michel Barbet, il sindaco di Guidonia Monteceliopianifica l’entrata dei comitati e delle associazioni ambientaliste nel gruppo di lavoro che nelle prospettive 5Stelle dovrà rivedere la normativa, «sia prescrittiva che sanzionatoria», sulle attività estrattive del Lazio. Nella relazione a sua firma, allegata alle osservazioni presentate alla Regione Lazio dove in queste ore si lavora alle integrazioni delle linee programmatiche licenziate dalla giunta Zingaretti lo scorso 18 dicembre, Barbet evoca addirittura la «terra dei fuochi» quale rischio concreto che correrebbe l’area del distretto estrattivo senza interventi normativi mirati e restrittivi. Guidonia come Napoli e Caserta. Nelle percezioni del primo cittadino, le cave una volta dismesse potrebbero diventare sede di sversamenti illegali di qualunque rifiuto, fino a trasformarsi nell’area vasta campana denominata «terra dei fuochi» dalle cronache giornalistiche e dalle fiction della Tv. Una prospettiva «visionaria», suggestiva per il suo specifico riferimento elettorale ambientalista (notoriamente integralista), che dimostra il livello di pregiudizio con cui i 5Stelle guidoniani hanno approcciato al problema cave per come esso si è manifestato nei mesi passati.

La relazione Barbet indugia eccessivamente anche sul dissesto idrogeologico fotografato dallo studio complesso eseguito tra gli anni 2013 e 2018 dall’Università della Marche. Migliaia di pagine che il sindaco indica come prova di una stretta correlazione tra l’aggravamento dei fenomeni di subsidenza nei quartieri di Tivoli e Guidonia e l’attività di pompaggio delle aziende nei siti di scavo. Ma il dato fornito dallo studio è parziale, incompleto, quindi azzardate sono le ipotesi. Per le risultanze scientifiche definitive bisognerà infatti aspettare un paio d’anni. I tempi tecnici necessari a monitorare le fessurazioni di falda attraverso apparecchiature in grado di rilevare i movimenti del sottosuolo lungo un periodo utile e continuativo. Ci vorranno altri investimenti comunali (oltre ai 200 mila euro fin qui spesi), come ha spiegato il professore Torquato Nanni, coordinatore dello studio, durante l’ultima riunione di Tivoli, una decina di giorni fa, presente Barbet, il gotha ecologista pentastellato e il Cra. E ci vorrà la pazienza di aspettare. Le osservazioni del Comune di Guidonia Montecelio sono infine un concentrato di balzelli, la negazione reale delle intenzioni dell’amministrazione Barbet di voler mirare, con lo strumento della semplificazione, a un rilancio del distretto industriale del Travertino romano, come più volte sostenuto a parole.

Anche i sindacati di settore hanno presentato una loro proposta per migliorare l’atto giuntale, come del resto Unindustria. Tutte le osservazioni sono state allegate allo schema di delibera approdato nelle commissioni Ambiente e Attività produttive della Regione Lazio – presiedute rispettivamente da Valerio Novelli (5Stelle) e Massimiliano Maselli (Noi per l’Italia) – dove dal 31 gennaio le audizioni sono in corso per proseguire anche questa settimana. I lavori si concluderanno con l’approvazione in Consiglio regionale di un atto di sintesi che recepisca le posizioni delle parti interessate, imprenditori, amministrazioni locali, parti sociali. Una volta approvata, la delibera tornerà negli uffici di via Cristoforo Colombo, sede del governo regionale, per integrare, senza obbligo da parte della giunta, le linee programmatiche già licenziate e pubblicate sul bollettino ufficiale dell’Ente.

Un documento di indirizzo che traccia le generali linee all’interno delle quali le amministrazioni locali, i comuni di Tivoli e Guidonia, dovranno muoversi in un protocollo di rilancio del settore estrattivo. Fissando i termini e modi per superare i nodi che hanno portato alla crisi del 2018: le procedure e i controlli anche concordati con la Regione; i termini, le modalità e l’uso dei materiali per i ritombamenti; le scelte prioritarie da effettuarsi per garantire «la lavorazione di quote crescenti di materiale in loco», finalizzate a «un progetto di filiera che sviluppi competenze professionali e occupazione stabile». Fino ad arrivare a una modifica della legge regionale che norma il settore. Cra e Barbet permettendo.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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