GUIDONIA – La legge non ammette ignoranza e la giustizia amministrativa, senza più possibilità di appello, si è definitivamente pronunciata: l’amministrazione comunale (targata 5Stelle, ora anche con il contributo del Partito democratico), per una storia di mancato perfezionamento delle procedure di esproprio deve risarcire i richiedenti privati, sotto forma di indennizzi, per (circa) 18 milioni di euro; trasferirsi la piena proprietà degli immobili di edilizia popolare (le Torri di via Rosata a Colle Fiorito) o, in alternativa, demolirli a spese comunali e, pagando comunque gli indennizzi, restituire i terreni nella condizione in cui si trovavano nel 1977.

Michel Barbet, il sindaco movimentista, durante il consiglio comunale andato in onda il 10 febbraio, ha buttato le mani avanti. Addossando le responsabilità dell’ennesimo scandalo ai danni delle casse dell’Ente alle precedenti amministrazioni. Nel caso, ad Anna Rosa Cavallo, sindaco del Pci (Partito comunista italiano) negli anni in cui il Comune, di concerto con la Regione Lazio, istruiva procedure di esproprio in danno dei privati per costruire edifici di edilizia popolare e dare il sogno di una casa a chi non poteva permettersela. Sono passati oltre 40 anni, la vicenda dei mancati espropri dei terreni di via Rosata e delle sue Torri – costruite in regime di innovativa (per l’epoca) normativa di cessione del diritto di superficie -, ha attraversato tutti i gradi della giustizia ordinaria, arrivando negli anni fino alla Corte di Cassazione. Non è però la giustizia civile, oggi, a stringere nell’angolo dei risarcimenti il Comune di Guidonia Montecelio. Piuttosto la giustizia amministrativa. Il cui processo, partito nel 2018 al Tar del Lazio, ha visto l’Ente disinteressato, inadempiente, mai costituito in giudizio, alla fine soccombente e condannato in contumacia – si perdoni la mutuazione al codice penale – al pagamento degli indennizzi ai privati, comprensivi degli interessi in 40 anni maturati e delle spese legali. Un vero paradosso.

Un caso che ne ricorda inevitabilmente un altro. Il riconoscimento (imposto ancora dal Tar) degli indennizzi nell’affaire del Consorzio dell’Inviolata contro il Comune e la Cer Immobiliare, per la vicenda della famigerata fogna nell’ambito della ex lottizzazione Pizzarotti Colline del Sole. NE ABBIAMO SCRITTO QUI:  La «fogna bollente» di Colline del Sole passa a Cestra, il commissario ad acta si congeda e dà disposizioni: demolire subito o pagare gli indennizzi. E ANCHE QUI: Pizzarotti, 3 ettari agricoli e una fogna a peso d’oro: il Comune paga 560mila euro (più o meno) e la chiama transazione

Similitudini che denotano la presenza di un metodo prestabilito? In entrambi i casi è valso il presupposto del silenzio assenso. Ossia, il Comune, chiamato a pronunciarsi su una istanza rimasta inevasa, contribuiva a creare i presupposti per il ricorso alla giustizia amministrativa, al fine di favorire un suo pronunciamento. Sull’onda del «precedente» consacrato dalle sentenze a favore del Consorzio dell’Inviolata, i proprietari delle aree di via Rosata (Claudia Tedeschi, Alessandra Tedeschi, Federica Tedeschi) si sono fatti avanti avviando, parallelamente ai tribunali civili, un processo amministrativo, cominciato nel 2018 (quando Barbet era già sindaco), con la richiesta al Tar di annullamento del silenzio serbato dal Comune di Guidonia Montecelio su una duplice richiesta: l’adozione dei provvedimenti di acquisizione delle aree di proprietà con pagamento degli indennizzi previsti; l’accertamento della fondatezza della pretesa avanzata, ossia la prova che la procedura di esproprio, partita alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, mai era giunta a conclusione. Nel processo arrivato a sentenza il 13 novembre del 2018 (ECCOLA Tar  Colle Fiorito) il Comune non si è costituito rinunciando a difendere le ragioni dell’Ente. La storia di per sé è semplice da riassumere. Esposta dai privati e riportata nella stessa sentenza. «Le odierne ricorrenti sono proprietarie di un terreno sul quale il Comune di Guidonia Montecelio ha localizzato, negli anni 1977 e 1978, la realizzazione di un intervento da parte dello IACP, oggi ATER della Provincia di Roma, per la realizzazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica e che, tali aree, sono state occupate ed irreversibilmente trasformate senza che tuttavia sia stato mai emesso il decreto di  esproprio. Esperita l’azione per il risarcimento del danno innanzi al giudice ordinario – con giudizio tuttora pendente innanzi alla Corte di Cassazione – espongono le ricorrenti che con istanza del dicembre 2017 hanno chiesto al Comune di Guidonia Montecelio e all’ATER della Provincia di Roma di procedere all’adozione dei provvedimenti di acquisizione delle aree occupate e definitivamente trasformate con pagamento degli indennizzi». L’ATER e la Regione Lazio si costituivano in giudizio riuscendo a provare la loro non responsabilità nei mancati passaggi amministrativi di perfezionamento degli espropri, lasciando il cerino acceso nelle mani del Comune. 

Un secondo pronunciamento dei giudici amministrativi  del 19 marzo del 2020 (ECCOLA  Tar  Colle Forito 2) per l’ottemperanza «al giudicato formatosi con la sentenza del 2018 (la numero 10946 emessa dalla II sezione del Tar del Lazio)», confermava la mancata costituzione in giudizio del Comune e la scadenza dei termini per proporre appello: la sentenza risultava a quel punto definitivamente consolidata con la nomina rituale e contestuale di un commissario ad acta, figura individuata dai giudici in un professore dell’Università La Sapienza. Con l’ultima formalità, nei mesi scorsi, il commissario ha attuato la sentenza chiedendo al Comune di eseguirla: produrre l’adozione di un provvedimento di acquisizione sanante, ex art.42 bis del D.P.R. n.327 del 2001, avente ad oggetto «aree di loro proprietà, con pagamento dei relativi indennizzi». Nota a margine per fare comprendere ai lettori  la portata di quanto sta avvenendo: «Tutto Colle Fiorito nuovo è stato realizzato così. Senza espropri. Poi, qualcuno nel tempo è stato pagato evidentemente altri no – racconta un professionista che ben conosce le questioni, interpellato da chi scrive – poi, detto tra noi, la procedura della variante urbanistica delle giunte 75-80 (Cavallo-Leonetti-Boudet ) non si è mai perfezionata, quindi i proprietari hanno subito la edificazione inopinatamente e nessuna corrisposta indennità, nella più completa illegittimità ma, forse è meglio sorvolare!! O no?!?! Certo, così esplode un problema più grande di noi che implica numerosi aspetti giuridici, credo, difficilmente superabili». Sulla vicenda abbiamo posto alcune domande al sindaco Michel Barbet, nella serata di oggi è prevista la pubblicazione dell’intervista al primo cittadino. (To be continued)

 

 

   

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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