«Taroccarono» i bilanci per fare uscire la Regione (zingarettiana) dal commissariamento? L’ indagine tocca la Asl Rm5
ROMA – Tra gli indagati ci sono «il manager che, in questi giorni, ha dovuto fronteggiare l’emergenza-rogo all’ospedale di Tivoli, Giorgio Giulio Santonocito. E il collega che oggi, abbandonata la Roma Tre, guida l’ospedale di Cosenza, Vitaliano De Salazar». Lo scrive il Corriere della Sera in un articolo pubblicato oggi a firma Ilaria Sacchettoni. Santonocito è il dirigente apicale di nomina politica, dal 2019 ai vertici amministrativi della Asl Rm5 di Tivoli, sotto il cui controllo ricade l’ospedale San Giovanni Evangelista, semidistrutto dalle fiamme nella tarda serata dell’8 dicembre e da quel momento inagibile. Santonocito e De Salazar «sono tra i manager pubblici accusati di falso per aver sottoscritto i prospetti riepilogativi dei bilanci fra 2017 e 2020, anni cruciali per la sanità regionale costretta a fare i conti con un commissariamento dal quale uscì proprio in virtù di quei bilanci», scrive ancora il Corriere della Sera. Nell’elenco degli indagati, riporta ancora il quotidiano di via Solferino, i due sono in compagnia «della ex manager in pensione, Flori Degrassi. E del dirigente promosso dall’ex premier Mario Draghi a direttore del personale del Dis, Angelo Tanese. Non manca l’ex dg (in seguito commissario) delle Asl Roma 4 e 5, Giuseppe Quintavalle. Ma neppure Narciso Mostarda (già direttore della Asl Roma 6), Vincenzo Panella (ex direttore dell’azienda ospedaliera Policlinico Umberto I) e Giorgio Casati, che ha amministrato la Asl di Latina fino al 2021».
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Le indagini della Procura di Roma
Le indagini sembrerebbero puntare al cuore della questione: capire come la Regione Lazio, con i conti in disordine e squilibri finanziari per 22miliardi di euro , nel 2020 venne «promossa» dall’allora governo giallo verde di Giuseppe Conte e fatta uscire da un commissariamento che durava dal 2008 (commissario nominato fu l’ex governatore di centrosinistra Piero Marrazzo). La Procura di Roma, titolare dell’inchiesta, nei giorni scorsi aveva iscritto nel registro degli indagati 8 dirigenti apicali delle Asl del Lazio con l’accusa di falso. Secondo i magistrati una e più «manine» avrebbero «taroccato» i bilanci delle aziende sanitarie. Per il pubblico ministero Carlo Villani, le diverse Asl, «avrebbero approvato note di credito inesatte o inesistenti in modo da trasmettere all’esterno una situazione finanziaria meno complicata di quella che, in realtà, esisteva. Quelle stesse note, utilizzate dai contabili della Regione e, in un secondo momento, del ministero dell’Economia hanno così permesso alla Regione Lazio di uscire dal commissariamento».
Le ipotesi di reato venivano formalizzate i primi di dicembre, nelle stesse ore in cui il governatore Francesco Rocca, subentrato a Nicola Zingaretti a febbraio 2023, annunciava il bilancio previsionale 2024-2026, con l’appianamento del debito di 22 miliardi che la Regione si trascinava da anni. Gli indagati risultano essere stati tutti nominati con le tornate del 2017 e del 2020 dall’allora presidente della Regione Nicola Zingaretti e dal suo assessore alla Sanità, Alessio D’Amato. Al momento risulterebbero entrambi estranei alla vicenda. Anche se l’inchiesta mirerebbe a stabilire se dietro i fatti non esistesse una «regia» politica per spingere l’Ente regionale verso un ritorno alla gestione ordinaria della sanità laziale che, in termini concreti, avrebbe comportato una ritrovata, piena capacità di disporre delle risorse economiche da impiegare in nuovi investimenti, maggiore spesa, appalti per la realizzazione di nuovi ospedali (tra cui quello tiburtino) come poi sarebbe avvenuto. Era la stagione politica in cui per la Regione Lazio si concluse, dopo 12 lunghi anni di purgatorio, la gestione controllata sotto la guida di Nicola Zingaretti, all’epoca governatore, segretario del Pd e principale alleato dell’esecutivo di Giuseppe Conte. Tra il 7 e l’8 dicembre, la notizia sulla notifica degli avvisi di garanzia è esplosa sulla stampa. Le cronache hanno raccontato di sopralluoghi e di sequestri di documenti da parte della polizia giudiziaria. In quelle stesse ore, il tragico evento dell’incendio scoppiato all’ospedale di Tivoli––- costato la vita a 3 persone.