MONTEROTONDO – Il fatto certo è che nello scomputo dettato dalle formule della lottizzazione convenzionata (di una decina d’anni fa) al Comune è rimasta la parte interessata dalla frana. Sul resto dell’area, hanno costruito i privati che, in cambio di cubatura, hanno ceduto all’Ente metri quadrati e opere di urbanizzazione, chissà poi se completate. Mentre si attendono le mosse dell’amministrazione, dovute per accertare le cause della frana di due fa giorni in via Vallagati, viene fuori che il pezzo di terra toccato in dote al Comune ha una destinazione urbanistica a Verde pubblico attrezzato. Se non fosse franata la collina, l’amministrazione ci avrebbe realizzato, a spese del privato, un parco giochi pubblico con annesso parcheggio, come previsto dalla variante al Piano regolatore generale.

Della circostanza scrive il capogruppo della lista Bene Comune in consiglio comunale Simone Di Ventura.

«Ieri ho avuto conferma che l’area di via Vallagati, di proprietà comunale e teatro 2 giorni fa di una rovinosa frana che ha inghiottito alcuni mezzi, ha una destinazione urbanistica a «Verde pubblico attrezzato». Sì, secondo il Piano regolatore generale vigente, lì l’amministrazione avrebbe dovuto realizzare un parco per le attività ludiche e il tempo libero con annesso parcheggio – scrive Di Ventura -. La zona intorno risulta invece fortemente urbanizzata. Sempre ieri ho presentato agli uffici comunali una richiesta di accesso agli atti per entrare in possesso di ogni documento utile ad accertare se le misure di contrasto al dissesto idrogeologico, in quella zona, siano state adottate nel rispetto delle normative. È più che mai necessario stabilire se, in fase di rilascio delle concessioni edilizie, siano stati fatti approfonditi studi sulla natura del terreno, se l’attività di urbanizzazione non abbia ulteriormente compromesso un’area già morfologicamente fragile». 

L’assessore ai Lavori pubblici e vicesindaco Isabella Bronzino, giunta sul luogo della frana nell’immediatezza del fatto ha rilasciato alcune dichiarazioni al quotidiano il Corriere di Rieti, ecco cosa ha detto:  

«Sono giorni che piove con una intensità molto bassa – ha spiegato la Bronzino, ingegnere e che conosce bene queste situazioni – e l’acqua riesce a permeare il terreno. L’argilla, evidentemente, era completamente satura. Questa collina, nel tempo, è stata utilizzata come cava per raccogliere il materiale per le fornaci di mattoni. Queste colline dovrebbero avere un angolo sul versante di massimo 25-30 gradi. Invece – ha spiegato sul posto la Bronzino – ci ritroviamo un angolo che va dai 45 ai 60 gradi, quindi un angolo non naturale. Quando il terreno è secco resiste. Quando invece è completamente saturo di acqua perde coesione e passa dallo stato solido allo stato liquido». Ora la domanda è: sarà possibile mettere in sicurezza e utilizzare un terreno argilloso che con le piogge tende a saturare?. Oppure il Comune ha fatto un pessimo affare ad averlo acquisito?

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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