SE NON ERA era convinta è ormai impossibile stabilirlo, ciò che conta è che alla fine, in quei giorni d’emergenza, «la sindaca» grillina Virginia Raggi, dopo aver riunito i suoi consiglieri, scelse di collocare la discarica in zona Ponte Malmone meglio conosciuta come Monte Carnevale o Malagrotta Bis. Così convocò la giunta, il 31 dicembre 2019, e approvò l’atto di indirizzo, la delibera 325, che adesso la stessa Raggi si dice pronta ad annullare in autotutela, revocando se stessa e le decisioni assunte in piena autonomia politico amministrativa.

Gli accadimenti di quei giorni sono nei verbali di Roma Capitale, acquisiti dalla Procura di Roma, confluiti nel fascicolo del Giudice per le indagini preliminari (Gip) Annalisa Marzano, che due giorni fa ha disposto le misure cautelari ai domiciliai per il direttore del Dipartimento per le politiche ambientali e il ciclo dei Rifiuti della Regione Lazio Flaminia Tosini, in concorso con l’imprenditore Valter Lozza, anche lui arrestato, amministratore della Mad Srl, la società proprietaria delle aree a Ponte Malmone, che la Tosini avrebbe favorito in cambio di regali costosi e altre utilità. Dalle carte dei giudici si comprende perché l’amministrazione capitolina fu subito indirizzata verso la soluzione Monte Carnevale, nonostante il parere contrario espresso dall’ingegner Laura D’Aprile che, all’interno della struttura tecnica o cabina di regìa della quale facevano parte anche Tosini e Paola Camuccio per la Città metropolitana di Roma, rappresentava gli interessi di Roma Capitale. Lo racconta Giuliano Pacetti, consigliere delegato della «sindaca» Raggi nei verbali:  «Il sindaco ha dato mandato di strutturare la delibera all’inizio della seconda metà di dicembre […] individuando l’area di Tragliatella, sita nel XIV Municipio, come quella che poteva essere idonea per la realizzazione della discarica». Ma sabato 28 dicembre, il presidente del Municipio e alcuni cittadini e comitati, chiesero un incontro con la Raggi per segnalare la vicinanza del sito a una scuola e a un centro terapeutico, tre giorni dopo, nella riunione urgente del 31 dicembre mattina, la opzione Roma nord veniva scartata. «A quel punto – riprende Pacetti – per il 31 dicembre erano convocate in maniera concomitante sia la giunta capitolina che la giunta regionale per discutere sul punto. Dovendo scegliere un sito, ci siamo posti come primario criterio di scelta quello della capienza, come risulta dall’allegato al documento tecnico. La volumetria della Ngr Srl (Monte Carnevale ndg) era indicata come la più ampia di tutti i siti disponibili, essendo indicata come 1.578.442 mc. Gli altri siti erano molto più piccoli e quindi abbiamo ritenuto di optare per una scelta che potesse risolvere il problema a lungo termine».

L’area presentava limiti di carattere ambientale legati alla particolare conformazione del terreno, era considerata inidonea per la vicinanza a una zona militare e all’Aeroporto Internazionale di Fiumicino, condizioni di cui però «la sindaca» era perfettamente a conoscenza, per averle apprese dalla D’Aprile. Il dirigente di Roma Capitale che, nella relazione sulla procedura tecnica, prodromica alla scelta del sito, firmata anche da Tosini e Camuccio, aveva chiesto «l’improcedibilità dell’istanza (presentata da Ngr Srl) in quanto vi è già un procedimento per il recupero del sito, attualmente in corso presso la Regione Lazio».

Virginia Raggi era insomma perfettamente consapevole della situazione e adesso non si capiscono le sue dichiarazioni dopo l’inchiesta che ha messo nei guai Tosini, circa le intenzioni di revocare  Monte Carnevale dalle sue stesse carte, rinnegando l’indirizzo politico precedentemente espresso. Perché fu proprio il Campidoglio a 5 Stelle a scegliere di fare la discarica nell’ex cava di Monte Carnevale. 

Ma adesso Virginia Raggi riscrive la storia anche per l’avvicinarsi della campagna elettorale. E sostiene che «il 31 dicembre del 2019 Roma Capitale è stata, di fatto, costretta ad indicarla come sito idoneo. Una imposizione «del nuovo Piano Regionale dei Rifiuti del Lazio che imponeva l’apertura di discariche a Roma, una scelta che noi romani abbiamo dovuto subire». Anche se il Piano, nelle linee guida della giunta di Nicola Zingaretti (non era ancora passato dal voto dell’aula del consiglio regionale) imponeva, allora come oggi, solo la scelta di un sito idoneo, non certamente di localizzarlo a Monte Carnevale.

Raggi, in un lungo post su Facebook, ha affrontato anche il nodo degli incendi subiti dagli impianti di trattamento rifiuti, senza però indicare la soluzione su come e dove smaltire gli Rsu di Roma. «A breve si vota. Chi si candida a Roma abbia il coraggio di disconoscere l’operato di Zingaretti e dica chiaramente che non vuole una discarica a Roma». Sì, ma allora dove si trattano i rifiuti prodotti a Roma?

Alla Raggi ha risposto l’assessore regionale ai Rifiuti Massimiliano Valeriani: «L’inchiesta giudiziaria che riguarda la direttrice regionale Flaminia Tosini e l’imprenditore Valter Lozza non ha nulla a che vedere con il Piano regionale sui Rifiuti, mentre il sito di Monte Carnevale è stato esclusivamente scelto dal Campidoglio attraverso una delibera di giunta comunale approvata il 31 dicembre 2019. Il Piano Rifiuti, infatti, ribadisce la necessità dell’Ambito territoriale ottimale della Città metropolitana di Roma e delle altre province del Lazio di dotarsi dei siti di lavorazione necessari per la corretta gestione dell’intero ciclo dei rifiuti – ha dichiarato Valeriani -. Senza impianti adeguati non è possibile garantire la funzionalità del sistema e spesso si è costretti a conferire i propri scarti in altre regioni o in Paesi esteri. In particolare, è evidente che la città di Roma lamenti una carenza impiantistica, che ha generato ripetute crisi nella gestione dei rifiuti capitolini con la conseguente necessità di trasportarli fuori dal Comune per le operazioni di trattamento e smaltimento con costi economici e ambientali molto elevati. Negli ultimi anni il problema di Roma si è amplificato a seguito dei disastri amministrativi di Ama e del flop della raccolta differenziata. La sindaca Raggi – conclude Valeriani – continua nella sua sterile polemica, ma il problema non sono gli impianti, senza i quali non sarebbe possibile garantire il corretto funzionamento del ciclo dei rifiuti. Resta fondamentale pertanto individuare un sito per lo smaltimento dei rifiuti capitolini».

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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