Solo Fazzone e Palozzi “portano” l’ex portaborse (il partito di “Giorgia Le Pen” conta poco). Il declino di una città nei metodi di selezione della sua classe dirigente
GUIDONIA MONTECELIO – Anche i sottoinsiemi dei sottoinsiemi si sono sfilati, ciò significa che Arianna Cacioni, “il candidato che fa sintensi nel centro destra”, la portano Claudio Fazzone, il senatore noto “boss” di Fondi di cui tanto si è scritto su Latina Oggi; Adriano Palozzi, quadro provinciale di Forza Italia, famoso più che altro per le performances attoriali nella sit-com facebookiana ‘Virgi’ senti Adriano tuo’, con lui protagonista nelle stanze di casa sua da dove mette sotto la lente le contraddizioni della giunta romana, a suo sentire in chiave comica. Poi ci sono i Messa, padre e figlio, Vittorio e il giovane Alessandro a sostenerla, più qualche dirigente regionale di Fratelli d’Italia. Il candidato condiviso è in realtà incondiviso e incondivisibile per la maggior parte della ex corazzata Rubeis che solo tre anni fa aveva garantito al partito di Forza Italia 24 mila preferenze di lista, 19 mila di consensi espressi sui consiglieri. Un quadro ridotto ai minimi termini politici, soprattutto se comparato con epoche recenti. E il risultato, lo stato delle cose, non riguarda nemmeno Fratelli d’Italia, formazione di Giorgia Le Pen per fare il verso alla grande Sabina Guzzanti. La famiglia Messa fa il suo. Oggi come tre anni fa, quando proprio Eligio Rubeis volle Fdi in colazione, segnando una discontinuità rispetto al quinquennio precedente, garantendo la elezione a consigliere comunale del giovane rampollo della famiglia di avvocati villalbesi. Questa vicenda di Arianna Cacioni sindaco si consuma esclusivamente dentro il partito azzurro locale, o in quel che ne resta, forse. Dal momento che né Marianna De Maio né Michele Venturiello, in teoria rimasti “fedeli al grande leader Eligio Rubeis” non si sono formalmente ancora espressi a favore della candidatura della trentenne ex stagista. Si attendono nuove nelle prossime ore, tuttavia se sono “fedeli” come sostiene il giornalista Danilo D’Amico su un blog di sport e varia umanità, sarà senz’altro così.
Intanto ieri, nel quartier generale della nuova leva forzista, ritagliato all’interno dell’hotel Duca d’Este di Tivoli Terme (del neo indagato patron Bartolomeo Terranova per una faccenda legata alla Operazione Ragnatela) si percepivano tensioni e si faceva di conto. Mirko Benetti, insieme a Franco Pensato, Moreno Guerrini, Maria Rosaria Iasevoli (per la Lega di Salvini), ovvero l’ossatura storica della corazzata Rubeis (fin dal 2009) si colloca altrove, in un polo di centro destra alternativo a Arianna Cacioni, esprimendo la candidatura a sindaco di Giovanna Ammaturo, dirigente di Poste Italiane. Andrea e Salvatore Mazza, espressione cristallina del rubeisimo degli anni d’oro, dei tempi in cui l’architetto costruiva le sue ormai epiche fortune nell’assessorato ai lavori pubblici (amministrazione Sassano), si collocherebbero indirettamente in liste civiche a sostegno addirittura di candidati del Pd. Marco Bertucci, del resto, ha da tempo annunciato di volersi sfilare dalle competizioni elettorali locali, rinviando ogni decisione ai referenti di Impegno Comune, lista civica già schierata sul potenziale sindaco Aldo Cerroni. Infine i cosiddetti sassaniani, quelli della componente che fa capo all’ex presidente del consiglio, tra i promotori dello scioglimento anticipato della seconda amministrazione Rubeis (13 giugno 2016), in posizione di inconciliabilità politica (e quindi strutturale) rispetto alla opzione Arianna Cacioni, nonostante i tentativi indiretti (legittimi, ma per certi versi dillettanteschi) andati in scena nelle ultime ore per la ricomposizione di un quadro di riferimento rispetto alla ex portaborse.
Poi ci sono i “rivoli” rubeisiani del tempo che fu, di cui si sono perse apparentemente le tracce. Che per quanto è dato sapere sarebbero da mesi collocati altrove. Anna Maria Vallati, il marito Pietro Scrocca, protagonisti di una clamorosa staffetta tra il primo e il secondo mandato, ma sempre al fianco dell’architetto fin dal 2009, oggi sono dati a sostegno di Aldo Cerroni. E Mario Valeri? Anche lui bussa in altre porte. È il capovolgimento del meraviglioso mondo dell’ex sindaco. In una campagna elettorale che già rischia di passare come la più brutta nella memoria della città. Solo tre anni fa gli sfidanti spostavano fette complesse di potere e di consenso elettorale, fossero essi intesi come imprenditoriale, o riconducibile alla società civile. Oggi i candidati sindaco, di qualunque forgia, sembrano divorare brandelli di quei poteri e di quei consensi, come 10 anni si faceva per strappare uno scranno di consigliere circoscrizionale. È il declino della politica, sta nei nomi (e nei metodi) che essa propone.
Intanto una notizia dell’ultima ora giunge dall’ottimo Guidonia Times dell’ottimo giornalista Angelo Nardi. Maurizio Neri, consigliere comunale di Forza italia durante il primo governo Rubeis (e attraverso la moglie Mariella Cosola, assessore all’urbanistica nel secondo mandato dell’architetto), si sarebbe schierato sulla candidatura di Arianna Cacioni attraverso una lista civica riconducibile al critico d’arte Vittorio Sgarbi, già vicino (professionalmente) alla famiglia di Emiliano Petrucci, ex segretario particolare di Eligio Rubeis, sempre “vicino” alla greppia dell’ex sindaco. Sarà una congettura? Forse. A pensar male… Comunque il riconteggio degli “scarti” elettorali nella strategia ci sta, e Neri nel computo comune, in gran voga in città, è pur sempre pesato sulle 75 preferenze. Tutto fa brodo.