Sanità Lazio, «uccidono» gli ospedali montani e negano diritto alla salute: il «no» di Francesca De Vito
SE DA UN lato si progettano ospedali faraonici con 200 milioni di euro di investimenti previsti (è il caso del nuovo Policlinico Tiburtino) dall’altro si smantella la rete dei piccoli ospedali di comunità, privando dei presìdi sanitari le aree più fragili della regione. Francesca De Vito, consigliere regionale ex del M5S, oggi seduta nel gruppo misto alla Pisana, definisce con poche parole l’essenza delle politiche «onnipotenti» proiettate solamente alle elezioni regionali del 2023 del duo Nicola Zingaretti e Alessio D’amato, quest’ultimo assessore alla Sanità «più impegnato a pensare ad altro (la sua corsa a prossimo governatore ndg) che alla salute dei cittadini». A farne le spese sono i piccoli ospedali montani come l’Angelucci di Subiaco, sottoposto ad una irreversibile emorragia di reparti, servizi e competenze mediche. «Per questo – spiega De Vito – ritengo che sia arrivato il momento di procedere all’analisi della proposta di legge sui distretti socio-sanitari montani che giace nei cassetti della Pisana da troppo tempo, ponendo così un vincolo alle decisioni arbitrarie dell’Assessore a quella che ormai posso definire una pseudo-sanità che continua a privare i cittadini di spazi e servizi nelle zone disagiate della nostra regione».
La proposta di legge è la numero 266, che disciplina i distretti socio-sanitari montani, mirando alla loro valorizzazione come funzione essenziale per le popolazioni interessate, spesso distanti dai maggiori centri urbani e costrette a dover intraprendere lunghi e costosi viaggi verso altre strutture del territorio.
«Sto ponendo l’attenzione sul fattore sanitario in primis – aggiunge De Vito – ma con uno sguardo a fenomeni di spopolamento che generano ricadute sia sull’economia che sul turismo di quelle zone. Le situazioni che ho più volte denunciato in seno alla ASL RM 5, confermano l’urgenza di procedere con l’avanzamento in commissione, o direttamente in aula, di questa proposta di legge. Mi aspetto che non ci si nasconda più dietro l’emergenza pandemica per evitare di trattare temi fondamentali per tutti i cittadini del Lazio e non vedo quindi ostacoli a che si possa finalmente ottenere un testo che consenta di tornare ad erogare in ogni territorio, specialmente in quelli disagiati, quanto di diritto gli spetti».