L’ARRESTO dell’ingegner Flaminia Tosini, tra l’altro  anche vicesindaco e assessore all’Ambiente nel Comune di Vetralla (VT) in quota Partito democratico, è l’ultima tegola ad abbattersi sulla gestione del ciclo dei rifiuti nel Lazio. Un settore patologicamente al centro di scandali, inchieste giudiziarie e disfunzioni burocratiche. Dal 20 febbraio 2021 infatti, la Direzione rifiuti della Regione Lazio è di fatto  «commissariata». Da quando il Tar, Tribunale amministrativo del Lazio, riconoscendo l’inerzia della Regione Lazio a guida zingarettiana, ha nominato un commissario ad acta per individuare una «idonea rete di impianti per lo smaltimento dei rifiuti prodotti nella regione». Il Tar ha fatto di più: per la prima volta ha individuato il commissario all’esterno della struttura burocratica regionale, incardinando la funzione all’interno del ministero dell’Ambiente, direttamente nelle mani del Direttore generale della direzione per i rifiuti e l’inquinamento, con il compito, entro 90 giorni, «di individuare una rete integrata e adeguata di smaltimento dei rifiuti in ambito regionale». La decisione del Tar, era scaturita da un ricorso della Rida Ambiente, la società di Aprilia guidata da Fabio Altissimi, che nel corso degli anni è divenuto uno dei player dello smaltimento dei rifiuti, diretto antagonista di Manlio Cerroni.

Di giorni, da quel 21 gennaio, ne sono passati 60, e qualche atto «per iniziare a costruire una rete integrata e adeguata di smaltimento dei rifiuti» la Regione Lazio l’ha prodotto. Intanto, con determinazione dell’8 marzo scorso, proprio Flaminia Tosini ha autorizzato la fase post collaudo dell’impianto meccanico biologico (Tmb) dell’Inviolata di Guidonia Montecelio. Preso atto, scrive Tosini, che «l’impianto in argomento concorre alla rete d’impianti per la gestione dei rifiuti nel Lazio»; che il Tmb «risulta fondamentale, anche a seguito degli incendi avvenuti ad Albano Laziale e a Roma, via Salaria, per la chiusura del ciclo dei rifiuti urbani nell’Ato (Ambito territoriale omogeneo) di Roma». Ora, con l’arresto di Tosini, sarà direttamente il ministero, attraverso il commissario ad acta, a surrogare la scelta degli impianti di smaltimento del Lazio e a ridurre quanto più possibile la transumanza dei rifiuti di Roma verso altre regioni italiane con tutto ciò che ne consegue in termini di costi?.

Ma ecco il dossier che il commissario si troverà a gestire nei prossimi giorni. Delle tre discariche attualmente attive nel Lazio, due appartengono a Valter Lozza, anche lui finito agli arresti domiciliari con Tosini (Rifiuti Regione Lazio, corruzione e concussione, arresti domiciliari per Flaminia Tosini e Valter Lozza): quella di Roccasecca a Frosinone, di Crepacuore a Civitavecchia. Poi c’è la discarica di inerti, autorizzata da Tosini, sempre di proprietà del Lozzi e in via di costruzione, nota come Malagrotta Bis, situata a ovest di Roma, cuore delle indagini che stamane hanno portato i due agli arresti domiciliari. Tutti siti destinati alla gestione giudiziaria.

Ma al dipartimento regionale, faranno capo anche altre pratiche scottanti. Relative alle discariche mai bonificate di Latina, Albano e ai progetti per riaprirle nell’ambito della «rete di impianti per lo smaltimento dei rifiuti prodotti nella regione». Dopo il Tmb di Guidonia come detto già autorizzato, in via di autorizzazione c’è il sito per i rifiuti inerti localizzato a Latina; la discarica che potrebbe essere autorizzata nella ex cava di pozzolana di Aprilia. E ancora: c’è da decidere se riaprire la discarica di Borgo Montello, a Latina.

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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