Omissioni e verità inverosimili, con Michel Barbet la panzana diventa un metodo politico-istituzionale
GUIDONIA – La panzana come metodo politico-istuzionale. La consuetudine a ricorrere a verità inverosimili, omissioni (perfino a falsità conclamate) in un determinato contesto (o momento) per tirarsi fuori d’impaccio. Con i cavatori si era, ad esempio, sottratto alla corretta pratica di comunicare l’adozione di scelte amministrative vitali per il futuro delle imprese; anche la intera vicenda del mancato festival di Fairyland risulta costellata di omissioni; idem per i diversi pastrocchi amministrativi sui quali veniva via via chiamato a render conto. Michel Barbet, il sindaco 5Stelle di Guidonia Montecelio (condizionato anche da una oggettiva difficoltà all’argomentazione derivante dalla scarsa padronanza della lingua italiana), ricorreva all’uso di una verità inverosimile ancora ieri davanti alla assise dimezzata, spogliata delle opposizioni assenti in blocco per protesta. L’ha fatto spiegando i suoi motivi alla base della richiesta di ritiro di un punto controverso: la famigerata delibera che autorizza la Unione dei comuni della Bassa Romagna, costola dell’Anci Emilia Romagna, a scovare e sanzionare con il licenziamento dipendenti infedeli o nullafacenti. “Solo ieri abbiamo ricevuto le contestazioni dei sindacati, per correttezza chiedo che il punto venga ritirato”.
Una assunzione di responsabilità realisticamente tardiva, fondata inoltre su presupposti ingannevoli. Le organizzazioni sindacali da tempo avevano sollevato le perplessità del caso. Provando in ogni modo a comunicarle al sindaco. Per loro stessa ammissione anche di persona. E in più di qualche circostanza non erano stati nemmeno ricevuti. Allora, da cosa sarebbe derivata la improvvisa presa di coscienza del rispetto dovuto, della importanza così vincolante del parere dei sindacati? Le ragioni per cui ieri l’assiste ha rinviato la trattazione della delibera è un altro. E il sindaco lo sa bene. Giusto in quelle ore a spiegarlo era stato del resto il consigliere del Pd Emanuele Di Silvio con una nota stampa. Il pasticcio amministrativo (l’ennesimo) che ieri si tentava di sanare, era, di rimando, legato all’approvazione (avvenuta ad aprile) di un atto viziato dal voto di una consigliera grillina, incompatibile ad esprimersi sul punto. Una vicenda complicata all’inverosimile, rispetto alla quale si fatica a intravedere una exit strategy.
Ricapitolando: ad aprile la maggioranza vota una delibera i cui effetti sono inefficaci. È un atto di indirizzo necessario a produrre i termini di una convenzione onerosa (5mila euro) con la Unione dei comuni della Bassa Romagna. L’accordo viene ugualmente formalizzato, ma l’atto dal quale deriva non è valido perché alla sua approvazione ha contribuito la consigliera Laura Spinella, moglie di un dipendente pubblico, che potrebbe diventare oggetto degli effetti di quella stessa convenzione. Un iter semplicemente da cestinare, rispetto al quale si tenta però la manovra della toppa: una votazione di convalida della delibera senza l’alzata di mano di Spinella. Come scrive Di Silvio una toppa peggiore del buco, “il voto di spinella ha irrimediabilmente influito e inciso sulla volontà consiliare e ciò non può affatto essere sanato con una postuma convalida”.
Il punto viene lo stesso iscritto nell’ordine del giorno, all’ultimo momento e senza darne comunicazione ai capigruppo delle opposizioni, poi però qualche perplessità insorge nel sindaco. Sarebbe il caso di ammettere gli errori, le approssimazioni di una procedura segnata da inefficienze e incompetenze, nonostante la difesa oltre ogni ragionevole dubbio intrapresa dalla maggioranza per due mesi. Invece no, nessuna ammissione di responsabilità, da Barbet solo il tardivo (inverosimile) accoglimento delle istanze sindacali. Beato chi ci crede.