GUIDONIA – Nessuna capacità divinatoria di predire il futuro, il consigliere dem Emanuele Di Silvio venne semplicemente, preventivamente informato di quanto si stava decidendo negli uffici dell’avvocatura comunale sull’affidamento all’avvocato Luigi Leoncilli, ancora prima che la giunta e il sindaco Michel Barbet lo incaricassero della difesa dell’Ente davanti al Tar (Tribunale amministrativo del Lazio) contro la Società del travertino romano Spa. Una fuga di notizie ora sotto la lente della maggioranza 5Stelle. Che già all’indomani della  performance di Di silvio, nella seduta assembleare del 27 settembre, aveva creato malpancismi nel gruppo pentastellato. Quando a microfono acceso l’esponente del Pd aveva pre-detto che «con molta probabilità» il governo 5Stelle «avrebbe affidato la difesa dell’ente a qualche avvocato esterno e vicino a loro». Circostanza confermata di lì a qualche giorno con la nomina di Loencilli, avvocato espressione del partito di Di Maio, difensore del comune di Pomezia, stesso colore politico, in centinaia di cause e ex collaboratore tuttofare del consigliere regionale Valentino Corrado, ovviamente 5Stelle.

Un affidamento discrezionale, avvenuto sul filo della legittimità degli atti prodotti dalla amministrazione, dal momento che solo 24 ore prima dell’incarico Leoncilli non risultava nemmeno iscritto all’albo speciale, strumento che ricomprende i nomi degli avvocati abilitati a patrocinate nei tribunali di ogni ordine e grado per conto del Comune di Guidonia Montecelio.

Una fuga di notizie ad opera di una talpa, qualcuno che necessariamente dall’interno dell’avvocatura comunale e conoscendo le circostanze che stavano per realizzarsi, avrebbe anticipato passaggi procedurali non ancora formalizzati e quindi sottoposti al segreto d’ufficio. Per i rumors di palazzo, la intenzione dei pentastellati sarebbe quella di indagare a fondo sui fatti accaduti. Non è la prima volta che si verificano circostanze simili all’interno del Comune, dove spesso atti riservati sono diventati anzitempo di dominio pubblico. C’è chi parla di indagine interna da segnalare agli organismi deputati al controllo come la prossima, probabile mossa per fare luce sull’accaduto. La violazione e l’utilizzazione impropria dei segreti di ufficio, anche solo per scopi politici, rientra infatti per i dipendenti pubblici e i pubblici ufficiali, nella fattispecie di reato prevista dall’articolo 326 del codice penale. Non proprio una pratica da esercitare con leggerezza.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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