Nel collegato di bilancio la legge ostile di riordino delle cave, da un’idea dell’alleato del Pd
GUIDONIA – Una legge che non piace alle parti sociali. Non piace al sindacato. Remo Vernile della FenealUil parla di modifiche sbagliate, che disincentivano gli investimenti, interferiscono negli accordi già acquisiti nell’ambito delle azioni intraprese per il rilancio della filiera del Travertino Romano. Insomma, le disposizioni collegate alla legge di bilancio, scritte in seno al gruppo regionale del movimento 5Stelle per modificare la norma sul funzionamento delle cave e torbiere nel Lazio (la 17 del 2004) crea più di qualche allarme. Anche i sindacati hanno presentato le loro osservazioni ma l’emendamento è stato depositato senza integrazioni ed è attualmente in discussione nella commissione Bilancio della Regione Lazio.
Le disposizioni riscrivono inoltre la pianificazione urbanistica e sottraggono competenze statutarie al Comune di Tivoli, soprattutto al Comune di Guidonia Montecelio. In particolare, l’emendamento segna il destino di centinaia di ettari oggi interessati dalla estrazione del Travertino, preventivamente stabilendo che una volta esaurita l’attività di cava, le aree avranno esclusivamente vocazione naturalistica archeologica e saranno automaticamente ricomprese all’interno di nuovi parchi o assoggettate a enti parco di prossimità, come i Lucretili, sotto la cui gestione già ricade la riserva naturalistica dell’Inviolata. La sorte amara dei vincoli riguarderà prevalentemente le cave dismesse limitrofe ai centri abitati e quelle in contesti di falde acquifere, così preventivamente sottratte a qualunque diversa destinazione urbanistica.
Al gruppo del M5S della Regione Lazio sembrano però convinti che la rotta sia quella giusta. Nella visione di un territorio orientato alla tutela delle biodiversità, alla salvaguardia della cicoria e dei papaveri. Senza valutare profili di inammissibilità, le associazioni e i comitati, sentiti in audizione in commissione Ambiente di cui Novelli è presidente, hanno deciso per l’istituzione di un osservatorio pubblico nel quale entrare a far parte, e di una banca dati delle attività estrattive. Strumenti pensati per il controllo e il supporto alla stessa Regione Lazio nelle procedure di rilascio di nuove autorizzazioni, rinnovi, concessioni. Addirittura l’Oae (l’osservatorio) potrebbe metterebbe bocca nelle decisioni della pubblica amministrazione. Un obbrobrio legislativo e procedurale. Perché certamente il lavoro di un ente pubblico non può essere delegato alle associazioni, spesso terminali della politica territoriale, come si avrebbe la presunzione di voler fare.
In seno alla gestione della banca dati delle attività estrattive è inoltre prevista la possibilità di proporre interrogazioni su base territoriale, accedere alle informazioni relative agli oneri e ai tributi assolti e/o non assolti, alle polizze fideiussorie, bancarie a garanzia. Le modifiche alla legge sottraggono ai Comuni anche ogni competenza sulla riscossione dei contributi ambientali. Trasferendole alla Regione. E il recupero simultaneo dei siti estrattivi in particolare, pure previsto dalle modifiche di legge, è considerato tecnicamente irrealizzabile e pericoloso per la sicurezza dei lavoratori.
A rilevare aspetti di incompatibilità tra le proposte messe in campo dai 5Stelle e il Prae, il Piano regionale delle attività estrattive, sono anche Unindustria e Centro per la Valorizzazione del Travertino Romano (Cvtr) nelle osservazioni presentate nei giorni scorsi. Le modifiche contrastano con la delibera di giunta regionale 177 del 9 aprile 2019, già indirizzata al riordino complessivo della normativa di settore. Gli emendamenti confliggerebbero infine con il regolamento numero 5 del 2005, con le linee guida deliberate che prevedono per il Polo estrattivo di interesse regionale del Travertino Romano, una revisione normativa già concordata tra Comuni e Regione Lazio in un apposito accordo di programma.
Certo, è difficile credere che dietro la scelta di condannare le cave ad un futuro di papaveri e cicoria non ci sia un’idea precisa di pianificazione territoriale, chiaramente impressa da chi governa la Regione Lazio ai massimi livelli, ovvero il Partito democratico e i 5Stelle. Con tutti i riverberi condivisi dagli assetti locali, dove i due partiti sono strategicamente alleati e alla ricerca di nuove sinergie elettorali con i comitati e le associazioni territoriali in vista delle prossime comunali.
Ma quella innescata dai 5Stelle è una baraonda destinata a genere caos, eccedente perfino dagli indirizzi fin qui dati dall’assessorato alla Transizione ecologica (retto da Roberta Lombardi) con cui oggi i 5Stelle siedono nella giunta Zingaretti, improntati all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione. La politica del Pd e dei 5Stelle sembra voler guardare ad una pianificazione territoriale alternativa alle attività estrattive. Indicazioni in tal senso arrivano anche dalle rivisitazioni del Ptpr (Piano territoriale paesistico regionale) che hanno stretto Regione Lazio, Città metropolitana di Roma e Comune di Guidonia Montecelio in un protocollo d’intesa al momento pieno di omissis, che incide nello sviluppo di un’area vasta intorno al progetto del raddoppio del Car (Centro agroalimentare): non solo orti sociali, ma tanto altro. Questo però è capitolo di cui parleremo nei prossimi giorni.