Museo Lanciani e “l’affaire” direttore. Su richiesta di Barbet la Soprintendenza indica Zaccaria Mari ma poi il sindaco ci ripensa e sceglie il fan grillino Moscetti
GUIDONIA – Un bando contestato (nei termini) fin dalla campagna elettorale e proprio dai grillini che ne chiedevano a gran voce l’annullamento. I criteri di selezione sono troppo stringenti fino a farne un vestitino su misura per qualcuno, era stata la nenia che Sebastiano Cubeddu su tutti andava ripetendo in quei caldi giorni di fine maggio, una selezione da annullare senza se né ma il senso inequivocabile delle parole dell’allora sindaco ombra in pectore del movimento. La procedura di selezione pubblica per curricula per l’affidamento di incarico professionale di direttore scientifico del Museo Civico Archeologico Rodolfo Lanciani di Montecelio (approvata con determinazione dirigenziale il 4 maggio del 2017 agli sgoccioli del mandato commissariale) avrebbe invece riservato clamorosi ripensamenti nell’eterogeneo mondo pentastellato da giugno al governo della città.
I termini prima contestati sono divenuti parte integrante delle linee della nuova amministrazione. Così ieri, contestualmente alla nomina del nuovo presidente della commissione (già individuata nei componenti a fine ottobre) per la valutazione delle due (ben due) domande di partecipazione per quel ruolo, l’apertura delle buste avrebbe segnato un primo passo verso la designazione di Eugenio Moscetti, pensionato e già ispettore onorario della Soprintendenza ai beni archeologici del Lazio, fan pentastellato e non della prima ora, politicamente e amicalmente vicino di casa del capogruppo grillino in consiglio comunale Giuliano Santoboni, entrambi di Setteville, quartiere che da periferia romana oggi indica la classe dirigente incidendo sulle scelte strategiche della amministrazione della terza città della regione Lazio.
La questione sarebbe semplice a definirsi se la commissione avesse già formalmente incoronato Moscetti con relativo atto pubblico, ma la commissione, in primis nel suo presidente Domenico Nardi, potrebbe avere rilevato nelle ultime ore qualche intoppo di natura burocratica sulla strada della proclamazione moscettiana, tecnicamente difficile da bypassare seppur in contrasto con la volontà (a questo punto palese) della amministrazione di portare l’ex ispettore sul trono del museo guidoniano, istituito con decreto del ministero nel 2015. A mettersi di mezzo, nella faccenda sempre più simile a un caso, proprio la Soprintendenza ai beni archeologici del Lazio che in un fitto carteggio intercorso con il dirigente di settore (sempre quel Nardi presidente di commissione) e il sindaco Michel Barbet, avrebbe confermato un altro nome: quello di un dipendente. Il funzionario interno alla stessa Soprintendenza Zaccaria Mari. A costo zero per l’amministrazione. L’incarico a Eugenio Moscetti inciderebbe invece per appena 9mila euro nel bilancio. Poco direte voi, ma abbastanza per arrotondare il vitalizio di un pensionato.
A quanto si apprende, la Soprintendenza non sarebbe nemmeno promotrice della richiesta che, al contrario, sarebbe giunta dalla stessa amministrazione Barbet. I primi di novembre di quest’anno, a pochi giorni dalla pubblicazione della determina di costituzione della commissione per l’affidamento definitivo dell’incarico, il sindaco evidentemente ancora indeciso sul da farsi, avrebbe chiesto al ministero per i Beni archeologici di mettere a disposizione una professionalità interna, per un tempo massimo di due anni, alla quale delegare il traghettamento della fase di valorizzazione del museo. Sul sito, va ricordato, insiste un progetto già approvato di ampliamento dell’allestimento museale al primo piano del complesso del San Michele, con l’utilizzo dei reperti di ultima generazione rinvenuti nelle aree di scavo della Selciatella, già restaurati a spese della Soprintendenza e in cerca di collocazione in un’area espositiva. Il carteggio, iniziato con la missiva Barbet, secondo le indiscrezioni comunali, si sarebbe però a un certo punto interrotto, mentre per la Soprintendenza esso sarebbe ancora in essere, almeno fino a ieri. Un giallo appunto.
La faccenda è ora sospesa nelle secrete stanze di Domenico Nardi, il dirigente sempre più diviso tra le ragion di (Stato) amministrazione, dettate da quell’indirizzo politico che l’ha portato (anche) ai pastrocchi del panino da casa (egli è responsabile della pubblica istruzione e cultura), e la legge ad imporgli la predilezione dei costi zero laddove vi siano figure interne all’apparato burocratico da impiegare. È prevedibile, nelle prossime ore, la uscita dalla impasse? Eugenio Moscetti al comando del Lanciani, un incarico prestigioso e di grande visibilità che mai guasta nel curriculum. Anche in quello di un pensionato simpatizzante (acclarato) del movimento 5Stelle.