MONTEROTONDO – Simone Di Ventura è un avvocato e imprenditore 33enne, rampollo di una storica famiglia di Monterotondo. Già cinque anni fa, nel turno elettorale del 2019, aveva corso alla carica di sindaco mantenendo una forte connotazione civica con la sua lista «Monterotondo Bene Comune», ma incassando il sostegno dei partiti del centrodestra Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. Una schema che Di Ventura ripropone anche in occasione delle elezioni amministrative in programma i prossimi 8 e 9 giugno. L’avvocato è ancora l’aspirante sindaco di un’ampia coalizione formata da 4 civiche, su tutte «Monterotondo Bene Comune», lista che Di Ventura ha rappresentato nell’ultimo quinquennio trascorso all’opposizione in consiglio comunale, e dai partiti del Cdx ancora una volta unito a sostegno sulla sua candidatura.

d. Avvocato Di Ventura, cinque anni fa sfiorò l’elezione a sindaco nel turno di ballottaggio, da quel momento la città di Monterotondo è diventata contendibile, non era mai successo dal 1946.

r. «La mia elezione purtroppo sfumò per una manciata di voti, appena 250 avrei pareggiato i conti nelle urne con il mio rivale Riccardo Varone. Andarci così vicino è stata una delusione certo, ma anche la molla per mettermi subito al lavoro. Ed è quello che ho fatto, giorno dopo giorno in questi cinque anni ho lavorato per riprovarci, senza le improvvisazioni dell’ultimo minuto. Ho infatti capito che le candidature a sindaco di una grande città come Monterotondo si costruiscono con serietà e dedizione, come credo di avere fatto in questo tempo. Qualcuno ha detto che queste elezioni sono i tempi supplementari di una partita cominciata nel 2019, dall’altra parte c’è ancora Riccardo Varone, e stavolta voglio vincere».

d. Cinque anni pieni all’opposizione, tante battaglie, denunce, segnalazioni, si è addentrato nei meccanismi e «nelle storture», così le ha definite, dell’amministrazione di centrosinistra, crede che tutto questo lavoro le verrà ripagato e riconosciuto?

r. «Il lavoro dell’opposizione, se fatto con serietà come ritengo di averlo svolto io, è importantissimo e viene sempre ripagato dai cittadini. Come amo dire, la qualità della opposizione è il vero termometro dei livelli di democrazia nei Comuni e più in generale negli enti sovracomunali. Anche nei sistemi autocratici o tecnocratici esistono i governi e le amministrazioni retti da un capo eletto dal popolo, a mancare è invece la libera opposizione. Ecco perché i ruoli delle minoranze sono fondamentali per il corretto funzionamento della democrazia».

d. Lei e Riccardo Varone, il civismo di «Monterotondo Bene Comune» contro il sistema di potere rappresentato dal Partito democratico e da altri partitini satellite, contenitori degli stessi personaggi che stanno nel centrosinistra e governano ininterrottamente da decenni, Monterotondo è forse l’ultimo comune italiano sopra i 15mila abitanti che manca di un’alternanza democratica dal 1945. Come pensa di fare a convivere gli elettori che un altro sindaco è possibile?

r. «A differenza del passato e anche di cinque anni fa, credo che in questa città sia cresciuta la consapevolezza che un cambio dell’indirizzo politico ai vertici del Comune sia non solo utile ma oramai non rinviabile. Il sindaco uscente, il mio avversario, si è dimostrato condizionabile nelle decisioni assunte, alcune, come l’istituzione della sosta pagamento, arrivate più per necessità di partito che per altro, un boomerang che pagheranno caro in queste elezioni. Come hanno detto i rappresentanti di Sinistra Monterotondo, lista che ha ritirato il proprio sostegno a Varone denunciando fatti molto gravi, il sindaco si circonda di persone scelte con logiche spartitorie e non sulle competenze, in effetti è il caso di alcuni assessori di durata illimitata, in grado di condizionare il sindaco e la istituzione che rappresenta». Credo che ormai questa gestione privatistica, familistica e di partito del Comune sia mal tollerata da gran parte dell’elettorato. Cambiare il sindaco e scegliere una nuova maggioranza, equivale ad arieggiare una stanza dove il puzzo è ormai irrespirabile. Non vale solo per Monterotondo, ma soprattutto per Monterotondo».

d. Che programmi ha in mente, che cosa intende fare per questa città?

r. «Intanto, portare una ventata di aria nuova in un Comune dove c’è bisogno di arieggiare le stanze, riorganizzare gli uffici fermi a una gestione anni ’50 e ’60 del secolo scorso, dare impulso al merito e non prediligere le collaborazioni di partito come hanno fatto Varone e il Partito democratico anche nelle ultime settimane, cambiare angolazione e prospettiva, rivoluzionare insomma la macchina burocratica. Poi, fondamentale sarà organizzare uno Sportello Europa che funzioni e porti tanti soldi nell’amministrazione, investimenti per la comunità. Rotazione, messa a bando, equità, opportunità per tutti sono le altre parole che mi piacciono tanto. Significa, ad esempio, che la gestione degli impianti comunali sarà aperta a tutti, attraverso nuovi bandi per tutti coloro in possesso dei requisiti di legge. E l’assegnazione avverrà senza favoritismi come avviene ed è avvenuto negli anni scorsi».

d. Ho letto che uno dei suoi obiettivi è portare la popolazione residente sopra la soglia delle 50mila unita, perché

r. «Sopra quella soglia gli enti locali hanno accesso a maggiori e più importanti finanziamenti da investire in housing sociale, progetti di edilizia agevolata, riqualificazione urbana, questa città tra le più importanti della provincia romana, deve cambiare il suo volto e le sue ambizioni attraverso progetti strutturali che portino crescita sociale ed economica, aumentando gli standard legati alla qualità della vita dei suoi abitanti. È ora di dire basta alle mani di vernice o restyling cui ci hanno abituato in questi anni, per nascondere la polvere del malgoverno sotto il tappeto. Al centrosinistra sono mancate le idee, oltre al resto. Soprattutto per lo Scalo, dove il malcontento è altissimo e a ragione. Da sindaco punterò fortemente sul decoro urbano, la pulizia, la sicurezza dei cittadini, senza fare promesse sono convinto che razionalizzando la spesa di possano migliorare i servizi da subito».

d. Si faccia un augurio e lo faccia ai suoi elettori

r. «L’augurio comune riguarda la necessità di voltare pagina, per farlo è necessario aprire a uomini e donne nuovi, che non sono mai stati nella stanza dei bottoni, non hanno deciso investimenti né linee programmatiche. Questa è la prima scommessa per rimettere in discussione tutto e intervenire su ciò che non funziona, come dico spesso con le mani libere e la mente aperta si lavora al meglio, senza lacci e condizionamenti. Una nuova classe dirigente, è arrivato il momento. Forza, Monterotondo».

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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