Monterotondo – «L’altalena intelligente» di Bronzino e il Parco Arcobaleno: un’area dove non portare i più piccoli
MONTEROTONDO – Dietro la scelta, l’obiettivo di aggregare ed educare allo stesso tempo. Perché, in fondo, il gioco sta tutto lì: crescere e imparare la vita giocando. Da questo discenderebbe la decisione di optare per «l’altalena intelligente» e comunitaria, dove «si dondola producendo energia e aumentando le capacità relazionali»; o per la grande «struttura a campana», la quale «offre molteplici possibilità ludiche». La gamma dei giochi installati al parco Arcobaleno ex Omni di via Kennedy (su indicazione dei progettisti e la supervisione del vice sindaco educatore Isabella Bronzino) ha però destato più di qualche perplessità nei fruitori. Per la maggior parte genitori di figli in età prescolare, privati della classica altalena. Troppa modernità applicata alla natura psicopedagogica dei giochi proposti si fa fatica a metabolizzarla. Così qualcuno ha chiesto educatamente spiegazioni. Con domande tipo: «Ho visto giochi molto belli ma non ho trovato le altalene, come mai?»; «Si, ho visto, ed è molto bella (l’altalena grande ndg), ma io mi riferivo proprio alla classica altalena singola come stava al giardino in Passeggiata».
La discussione animata sulla pagina Facebook di Bronzino ha fornito ulteriori dettagli di conoscenza. Intanto, che le altalene singole e classiche chi vuole le trova in Passeggiata; che comunque, l’amministrazione, a forte richiesta, potrebbe valutarne l’installazione (tardiva) negli spazi restanti del Parco Arcobaleno; ché in fondo «aggiungere qualche altalena tradizionale non sarebbe male, per i bambini più piccoli o quelli meno spericolati che su quella comunitaria non salgono […] considerando la quantità di bambini che frequenta il Parco, aggiungere altalene singole permette ai piccoli di dividersi naturalmente nei vari giochi anziché ammucchiarsi tutti in un unico gioco». Parole di mamme con critica sottintesa. La Bronzino? Imperterrita ha risposto con un trattato di psicopedagogia: «I giochi scelti sono pensati per far giocare insieme bambini di tutte le età e soprattutto includere gli adolescenti. La grande struttura a campana offre molteplici possibilità di gioco, diverse dal solito gioco a molla. Bisogna lasciar sperimentare i bambini perché così facendo potranno sfruttare l’esperienza del gioco per sviluppare le capacità intellettive e relazionali. Abbiamo preferito giochi che uniscono e aggregano al posto di giochi individuali, dove si dondola da soli, perché mai come oggi a tutte le età emerge l’urgenza di recuperare la capacità di stare con gli altri in relazione positiva. Lasciamo liberi i bambini di sperimentare e scoprire usando tutto il tempo che occorre. Giocare senza fretta… L’altalena e i cesti presenti sono inclusivi e permettono di oscillare o rilassarsi tutti insieme. Nella logica del progetto non è contemplata l’altalena per far stare da solo un bambino con o senza disabilità perché l’obiettivo è far giocare con i pari e non da soli. L’altalena ospita 6 bambini contemporaneamente. Ci sono anche ceste, amache e cullette per il relax. Ci sono mini arrampicate e tappetini oscillanti. Sono giochi inusuali e bisogna avere la disponibilità di far dedicare il tempo ai bambini nella scoperta. C’è lo scivolo collinare con arrampicata. Ho visto tanti bambini piccoli giocare serenamente e scegliere le attività. C’è la possibilità di andare in bicicletta e tanto altro. Buon divertimento», ha scritto l’assessore.
Ma le scelte fatte lasciano più di qualche scontento. Tradendo le aspettative di quanti, dopo il restyling costato più o meno 300mila euro di soldi pubblici, aspettavano un parco funzionale adatto a tutti. Proprio a tutti.