MONTEROTONDO – La sinistra bandisce ogni forma di protesta e di dissenso civile (senza danneggiamenti). Succede a Monterotondo, paesone alle porte di Roma, 40mila abitanti, dal 1945 governato ininterrottamente da giunte di sinistra. Così, sabato 25 febbraio, è accaduto che un gruppo di cittadini, per lo più pensionati, mamme e nonne con nipoti al seguito (non esattamente pericolosi black block), impegnati nella protesta contro la tassa dei parcheggi che graverà sui residenti delle zone semicentrali della città, sia finito alla gogna su Facebook. Accusato dal sindaco Riccardo Varone del Partito democratico di «occupazione abusiva e violenta» del Palazzo comunale e altre ipotesi di reato che il primo cittadino avrebbe portato all’attenzione dei carabinieri.

«L’occupazione» è stata pacifica ed è durata in tutto un’oretta. Sia chiaro, questi cittadini organizzati spontaneamente e senza particolari vessilli politici da sventolare, hanno trovato la porta esterna di Palazzo Orsini aperta e sono entrati senza opposizione alcuna nella Corte (cortile). Una volta all’interno si sono comportati civilmente, senza toccare o danneggiare alcunché. «Il massimo della violenza che abbiamo creato è stata scambiarci la marca del protettore per lo stomaco e le pasticchette per la glicemia, questo per farvi capire che erano presenti persone anziane donne con bambini, gente tranquilla che lavora fa i salti mortali per vivere», racconta una partecipante in uno dei centinaia di commenti che smentiscono la ricostruzione del sindaco, tra l’altro non presente in Comune al momento dei fatti denunciati. Una normale e pacifica manifestazione di dissenso, partecipata da un centinaio di cittadini, i quali tutto si sarebbero aspettati tranne che di finire nel mirino di un sindaco negazionista del diritto alla disobbedienza civile, un vero paradosso per «uno di sinistra».

Il post di Varone

È  nel tardo pomeriggio che Varone pubblica un post su Facebook con un titolo «sparato»: «Quel che è accaduto oggi è di una gravità inaudita».

«Le manifestazioni di dissenso anche aspro, come quella, peraltro non autorizzata, che si è tenuta stamattina, sono sempre legittime anche quando riguardano poche decine di cittadini – scrive il sindaco -. Ma i blocchi stradali anche a danno di mezzi pubblici e di soccorso, l’irruzione indebita nel palazzo comunale chiuso, l’occupazione violenta di spazi istituzionali, la violazione della mia utenza telefonica privata, le velate minacce al sottoscritto, le aggressioni verbali e le intimidazioni fisiche ad una dipendente “colpevole” di essere in servizio, sono disgustose, pericolose e inammissibili manifestazioni di violenza antidemocratica. Che non colpiscono solo me, i lavoratori, le lavoratrici e l’amministrazione comunale ma la città intera e le sue istituzioni democratiche. Il fatto che a questi episodi abbiano partecipato almeno due consiglieri comunali di opposizione, cioè due pubblici ufficiali, ripresi in maniera chiara in foto e video condivisi in rete, è poi intollerabile sul piano etico prima ancora che politico. Mi sono già recato presso la stazione dei carabinieri e nelle prossime ore presenterò una denuncia formale contro chiunque abbia capeggiato, si sia reso responsabile o abbia partecipato alle degenerazioni ignominiose di questa mattina. Di questi reati, perché di reati di natura penale si tratta, qualcuno risponderà in tribunale».

La replica di Simone Di Ventura

Non tarda ad arrivare la risposta del consigliere comunale di «Bene Comune», all’opposizione dell’amministrazione Varrone. Per Simone Di Ventura, presente al corteo che da piazza Roma si è spostato al Comune, quella del sindaco è «una versione dei fatti falsa, resa allo scopo di screditare gli avversari politici minandone la reputazione. E di diffamazione aggravata risponderà Riccardo Varone davanti ai giudici, dopo che in un post su Facebook ha fornito farneticanti ricostruzioni di manifestazioni di violenza all’interno del Palazzo Comunale, associandole a due consiglieri di opposizione che, partecipando, si sarebbero resi responsabili di tali episodi inesistenti. Inventati di sana pianta per togliersi dall’impaccio politico di un provvedimento, le strisce blu, iniquo e discriminatorio, adottato dal sindaco contro una parte di suoi concittadini residenti nel centro storico e nelle zone semicentrali. La manifestazione spontanea di sabato è stata pacifica e partecipata, un corteo che pacificamente si è spostato da piazza Roma alla sede del Comune, dove non sì è verificato alcun episodio di violenza né verbale né fisico. Varone, poi, non sarebbe titolato a riferirne de relato, in quanto non era lì presente a ricevere questi «pericolosi dissidenti» di cui scrive,  e che esistono solo nella sua immaginazione. Trovo ridicola la retorica sugli attacchi «fascisti» declinati alle nonne con nipoti al seguito che manifestavano contro la tassa sui parcheggi, tragicomica l’accusa di «occupazione violenta» del Comune, irricevibile l’accusa di «occupazione abusiva» della casa comune dei cittadini da parte dei cittadini stessi, quando la sinistra di Varone è maestra nelle occupazioni abusive di spazi pubblici ad uso del partito».

«Gravissimi e tangibili sono invece i tentativi di intimidazione attuati adoperando una cronaca inventata su fatti mai accaduti e minacciando denunce infondate e temerarie, al solo scopo di scoraggiare future manifestazioni di dissenso a cui Varone e i suoi accoliti non sono abituati. Io personalmente – conclude Di Ventura – non ho paura, con me lo sventolio delle purghe  staliniane non funziona. In questa vicenda tragica per la democrazia, e contro la libera manifestazione del pensiero e del dissenso, l’unica ipotesi di reato prefigurabile riguarda il sindaco diffamatore. La diffamazione a mezzo social riguarda direttamente anche i commentatori e condivisori di post contenenti notizie false e quindi diffamatorie». (la foto di copertina è del quotidiano Tiburno.Tv).

 

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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