Monterotondo – Elezioni amministrative, il Pd di Mauro Alessandri ri-sceglie Riccardo Varone ma senza il M5S
MONTEROTONDO – Mauro Alessandri non sarà della partita, con la pazienza di Giobbe attende di sedere in consiglio regionale sulla poltrona lasciata libera da uno (probabilmente) tra Massimiliano Valeriani e Marta Bonafoni, il ticket democratico in procinto di traslocare in Europa (Alessandri subentrebbe come primo dei non eletti alle Regionali del febbraio 2023). Nonostante la posizione apparentemente defilata, per ovvie ragioni di personale opportunismo, l’assessore comunale super delegato (la nomina arrivava a luglio 2023) lavora a tutto tondo per centrare l’obiettivo di un Varone bis. Per il sindaco uscente, nei giorni scorsi, è ri-arrivata l’investitura. Sarà ancora il candidato alla carica di sindaco per il Csx, immutabile negli assetti rispetto a 5 anni fa, quando Riccardo Varone si impose, nel turno di ballottaggio, con il minimo scarto (appena 500 voti) sull’avversario del Cdx Simone Di Ventura. Una sfida, dopo un lustro, destinata a ripetersi, se e quando il centrodestra allargato alle liste civiche, indicherà ufficialmente il consigliere di Bene Comune (ancora una volta) alla guida della coalizione.
Mauro Alessandri è presente in giunta con le deleghe a Centro storico, Periferie, Attività produttive, Decoro, Sicurezza urbana e Servizi cimiteriali, ma è anche il tessitore di alleanze, il principale sponsor di Riccardo Varone, non a caso suo successore alla carica di sindaco. Monterotondo resta, nel Lazio e in Italia, un caso praticamente unico tra i comuni sopra i 15mila abitanti (ne contra 42mila) a non aver conosciuto un’alternanza tra forze politiche di opposti schieramenti al governo dell’ente locale. Dal 1945 in avanti i sindaci eletti sono stati tutti di Sinistra. La coalizione si ripresenta ai nastri della campagna elettorale con il Partito democratico, affiancato dalla lista «Demos» (Democrazia partecipata), da «Azione» di Carlo Calenda, da Italia Viva di Matteo Renzi, da Alleanza Verdi e Sinistra, con le civiche «Sinistra per Monterotondo», «Voglio Vivere Così» e «Rete democratica per Monterotondo». Otto liste per bissare il risultato del 2019 e confermare Riccardo Varone alla carica di sindaco. Lo scrive Alessandri sui social. «Cinque anni ancora, da giugno 2024, con Riccardo Varone Sindaco», è l’auspico. «Cinque anni durante i quali il mondo ha vissuto il cambiamento globale più destabilizzante dopo la seconda guerra mondiale, con la pandemia che ha messo in ginocchio interi sistemi economici e sociali. Da parte di Riccardo cinque anni di disponibilità, serietà, impegno, gentilezza, lavoro, risultati. Tanta fatica, senza mai rinunciare a un sorriso disponibile, sincero, accogliente. Riccardo Varone ha guidato una coalizione, una maggioranza, di donne e uomini che hanno saputo superare quell’accanimento sulle cose che dividono – cui troppo spesso cede il nostro campo politico – puntando su quelle che uniscono, per costruire. Ora ancora tutte e tutti con lui. Per andare avanti nel lavoro. Per la Città di Monterotondo. Io non sarò protagonista diretto di questa tornata elettorale comunale – conclude Alessandri -; darò una mano, naturalmente, ma essere presenti in prima linea non deve per forza tradursi nella propria candidatura in ogni stagione, in ogni passaggio, ad ogni livello. Farò il mio dovere da assessore della sua giunta per onorare la fiducia del sindaco Varone , mettendo la nostra Città davanti a tutto».
Un progetto che ha escluso l’alleanza con il M5S. Il partito di Giuseppe Conte a Monterotondo correrà in solitaria e ha candidato alla carica di sindaco Angelo Capobianco, architetto già più volte eletto consigliere comunale. L’alleanza tra Pd e grillini, a livello locale, non era nelle cose, differentemente da quanto sta avvenendo in altre realtà laboratorio come la Sardegna, dove nel prossimo fine settimana si vota per le Regionali. Il Partito democratico della segretaria Elly Schlein lavora a un’alleanza stabile con i pentastellati, ma nei territori l’unione spesso non fa la forza. E i numeri al ribasso accreditati nelle urne al movimento eretino non hanno favorito il dialogo. Se ne potrebbe riparlare al secondo turno, quando nell’eventuale (quasi certo ballottaggio) i voti dei potrebbero diventare determinanti.