MENTANA – Hanno perso di credibilità, e, d’ora in avanti, sarà difficile, se non impossibile, ricucire la fiducia con quella larga base di elettorato che, solo tre anni fa, aveva riconsegnato loro l’amministrazione del Comune di Mentana.

I «civici» mentanesi hanno smesso di essere «cittadini con responsabilità di governo su mandato diretto di altri cittadini» (senza l’intermediazione dei “vituperati” partiti politici) nel momento stesso in cui hanno dato il via libera all’iter di realizzazione di un forno crematorio che a Mentana non vuole nessuno. Una scelta in contraddizione con la loro stessa natura di rappresentanti civici dei cittadini nella istituzione comunale. In nome e per conto di chi agiscono, allora, questi esponenti di maggioranza più volte, nelle ultime settimane, pesantemente contestati (pubblicamente) da centinaia di persone?. Quale logica c’è dietro a un progetto arrivato da chissà dove, deciso senza consultazione popolare, come sarebbe dovuto essere per una amministrazione civica, rispettosa di parole come partecipazione e condivisione divenute il mantra del civismo?. Perché di fronte alla sollevazione di migliaia di cittadini (in più di 5000 hanno firmato la petizione) la giunta del sindaco Marco Benedetti, la frastagliata e non uniforme maggioranza consiliare non hanno fatto il classico passo indietro?. Nessuna di queste domande ha trovato risposte. Nemmeno nel consiglio comunale straordinario convocato lunedì 26 febbraio per discutere una mozione di contrarietà all’ennesima potenza, arrivata in aula su iniziativa delle opposizioni di centrodestra e dal M5S.

In buona sostanza, si chiedeva l’approvazione all’unanimità dell’atto di indirizzo, al fine di arrivare a una revoca della delibera precedentemente approvata dalla giunta, autorizzatoria di un tempio crematorio all’interno del cimitero comunale, il quale camposanto a Mentana si trova in pieno centro abitato. Un consiglio comunale, ultimo atto di una contrarietà profonda montata nella popolazione, manifestata con due cortei partecipati da migliaia di persone, con una assemblea pubblica e una petizione che ha già raggiunto oltre 5000 firme. La struttura sorgerà a pochi metri da abitazioni e scuole, e andrà a bruciare, almeno nelle stime contenute nel project financing, più di 2.200 salme l’anno. La nascita di «un Comitato per il No» è stata, quindi, la naturale conseguenza contro le decisioni assunte dallo strapotere locale. Un dissenso organizzato con una seconda giornata di protesta, lo scorso 24 febbraio, dopo quella del 27 gennaio e dopo l’assemblea pubblica svoltasi la scorsa settimana. Insomma, il fronte del «no» al forno si allarga sempre di più. «Mentana, città del garibaldino orgoglio, si batte contro il forno crematorio» recitava uno dei tanti striscioni comparsi durante la marcia che ha «invaso» le vie del centro città. Nel frattempo, sono state spedite al sindaco le 3522 firme raccolte nelle ultime settimane. La raccolta online è arrivata a 1581 sottoscrizioni per un totale di 5103 persone che, virtualmente o fisicamente, non vogliono sentir parlare di forno.

Manifesto elettorale di Arianna Plebani, tra i sostenitori del progetto del tempio crematorio, quando scriveva di avere «Mentana nel cuore»

Infruttuoso, purtroppo, il consiglio comunale del 26 gennaio. La maggioranza civica uscita dalle urne (con l’aggiunta dell’altra civica consigliera Arianna Plebani, quella dello slogan «Mentana nel cuore») ha respinto la mozione delle opposizioni che è stata bocciata: la delibera sul forno crematorio mantiene ogni efficacia di legge. Durante l’intervento in aula, il vice sindaco Matteo Alesiani ha messo qualche puntino sulle «i». «Non sono stato io l’assessore proponente», ha detto prendendo un minimo le distante dal progetto e gettando la croce sull’artefice, a suo dire indicato in Valerio Baccani, l’ex assessore all’Ambiente di area democrat (del Partito democratico).

L’intervento, sempre in aula della consigliera grillina Viviana Carbonata ha messo a nudo le contraddizione della maggioranza ormai post civica: «Ho già rivolto una domanda nell’ultima commissione ai colleghi di maggioranza e alla consigliera Plebani che ha appoggiato la delibera: ma voi davvero siete convinti che i vostri elettori siano d’accordo con il progetto del forno crematorio?; davvero volete arrogarvi il diritto di decidere al posto loro?, Evidentemente, la risposta è stata la delibera di cui stiamo discutendo oggi, con cui avete sancito, Voi, non solo la fattibilità dell’opera ma anche la rispondenza al pubblico interesse di un’opera presentata da un privato – ha detto Carbonara a microfono -. Ebbene, i cittadini vi stanno dicendo a gran voce che questo progetto non risponde al pubblico interesse di Mentana».

Va inoltre rammentato che il sindaco non ha mai voluto aprire un dibattito pubblico prima di calare dall’alto della sua autorità un progetto peraltro non presente nelle sue linee programmatiche né nel programma elettorale. In tanti chiedono a questo punto che la fattibilità dell’opera venga sottoposta a referendum come fatto a Parigi per i monopattini, ma Alesiani e Benedetti sanno più che bene che il progetto andrebbe incontro ad una sonora bocciatura, mandando in frantumi le aspettative di chi si era impegnato a far sì che il forno crematorio venisse costruito. Un muro contro muro destinato a non esaurirsi nei prossimi mesi.   

Infine, una menzione particolare al consigliere Mario Damiani, il quale, pur facendo parte attualmente della maggioranza, unica eccezione, ha votato a favore della revoca nel consiglio comunale del 26 febbraio e quindi con le opposizioni.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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