GUIDONIA La relazione che introduce la proposta di legge 245 sull’allargamento del Parco dell’Inviolata è scritta con i piedi. Piena di contraddizioni normative, riferimenti temporali sbagliati e anche valutazioni personali degli estensori scambiate per fatti oggettivi. La discussione intorno alla nuova norma che vorrebbe ampliare la riserva di 1200 ettari (rispetto agli attuali 500 circa) si accende con l’entrata a gamba tesa sulla scena della commissione Ambiente della Pisana, dove il testo è in trattazione, di Paolo Stella, ingegnere e amministratore unico di Guidonia Ambiente, già partecipata della Ecoitalia 87, la società che fino al 2014 ha gestito lo smaltimento di rifiuti nell’area della ex discarica. Un pezzo di territorio che adesso il legislatore è intenzionato a vincolare assieme al Tmb all’interno di un nuovo perimetro del Parco. Con la motivazione che l’area sarebbe di particolare interesse ambientale e archeologico. Una contraddizione per Stella, che ha preso carta e penna e ha scritto 2 distinte lettere al lungo elenco di consiglieri regionali, chiamati a prendere sul serio la proposta fino a votarla in aula. La prima si concentra sullo sversatoio in attività dalla seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso, l’altra sul Tmb. Un impianto tacciato per «obsoleto» dal legislatore, che Stella definisce invece moderno e all’avanguardia, allegando un dossier fotografico sullo stato dei lavori, praticamente finiti e in fase di collaudo tecnico. 

La ex discarica dell’Inviolata

La prima lettera, indirizzata per conoscenza anche al sindaco di Guidonia Montecelio, il grillino Michel Barbet, ha all’oggetto le valutazioni relative alla legge 245 di ampliamento del Parco dell’Inviolata e baggianate in essa contenute. Errori materiali e svarioni, appunto. Tipo quello che collocherebbe i rifiuti di 151 Comuni nel sito durante il periodo d’oro degli sversamenti. Paolo Stella fa anche due conti sui benefit incassati dal Comune di Guidonia Montecelio a titolo di ristoro per avere ospitato il sito sul proprio territorio: 19.274.905,24 milioni nel periodo compreso tra il 1999 e il 2014. Soprattutto fa riferimento a quella «fase parossistica» che, per i promotori della legge («scarsamente predisposti all’approfondimento dei fatti»), avrebbe visto lo smaltimento «da parte di 151 comuni del Lazio nella discarica dell’Inviolata». In realtà quei comuni erano 48 e facevano parte del bacino «Area Valle dell’Aniene e Area Valle del Tevere in sinistra idrografica» così come previsto dal Piano provinciale dei rifiuti del 1998. «In secondo luogo – aggiunge Stella – non si comprende a cosa possa riferirsi la fase parossistica adoperata per connotare una situazione che ha consentito ai Comuni utenti di usufruire a prezzi tra i più bassi d’Italia di un servizio di smaltimento rifiuti domestici reso senza interruzione per anni».

Ma Stella prende in castagna i proponenti anche sulle evidenti contraddizioni contenute nella relazione. Come ad esempio quella secondo la quale sarebbe necessario ricomprendere l’area nella riserva per «controllare e individuare le fasi del recupero ambientale. A questo proposito – rileva l’ingegnere – non si può non obiettare che tutte le attività di gestione e post gestione delle discariche sono sottoposte per legge al controllo ed alla vigilanza da parte dei soli enti a ciò istituzionalmente preposti. Pertanto la funzione che si vorrebbe riservare ad altri è incompatibile con la normativa vigente».

Il Tmb finito, «arredato» pronto ad entrare in funzione

Nella seconda lettera l’ingegnere si concentra sull’impianto di trattamento meccanico biologico dell’Inviolata. «Scorrendo con attenzione ed interesse la relazione di accompagnamento della proposta di legge, alla pagina 12 ci siamo soffermati sull’ultimo capoverso, nel quale si tratta l’impianto di Tmb. Per amore di verità di verità, ci preme sottolineare che non si tratta di un impianto “di vecchia generazione” ma un Tmb polivalente in grado di garantire il trattamento in turni di lavorazione distinti, sia delle frazioni residuali delle raccolte differenziate sia delle frazioni secche provenienti dalle raccolte differenziate (carta, plastica, multimediale, ecc.) con eccezione del vetro (che va direttamente in vetreria). Questa logica impiantistica è coerente (ed anticipa) con quella proposta dalla Regione Lazio nell’aggiornamento del Piano di gestione dei rifiuti approvato dal consiglio il 6 agosto di quest’anno». Per Stella gli estensori della legge sono quindi condizionati da pregiudizi sul Tmb. Ora le more sono agli atti della commissione Ambiente della Regione Lazio.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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