GUIDONIA MONTECELIO – Arianna Cacioni candidato sindaco, Rosa Mariani ospite della patrie galere, sono bastati pochi mesi e l’imperfetto e imperfettibile mondo di Eligio Rubeis, connotato da delicati, avversi rapporti (e equilibri) personali e impersonali (quando legati al potere) si è capovolto come forse alcuno immaginava. Sono le conseguenze di stagioni straordinarie nel senso giudiziario del termine, o di straordinaria, folle confusione politica e umana.

Di quella stagione, di quelle figure a lungo fortemente contrapposte, ricordo ormai col giusto distacco la Guidonia che guarda dal buco della serratura, almeno nel microcosmo dove le due si muovevano al fianco dell’ex sindaco; un luogo, il Palazzo, abituato al sussurro nel teatro dell’ampia Agorà di forgia razionalista (scriverebbe l’arguta collega), è li che si fronteggiavano la potente zarina, segretaria generale poi rimossa dal commissario, e la portaborse, figlia di un dipendente, nipote di un costruttore edile locale, già collaboratrice della sottoscritta nell’ufficio stampa dell’Ente; nell’orecchio ancora le voci, i commenti di una stagione di veleni, tra i resti di ciò che furono il “cerchio magico” di Rubeis e il “cerchio magico” del potere così bene evocato negli atti della procura, fronti avversi, nonché la migliore manifestazione della doppia personalità del capo, delle sue contraddizioni politiche e umane.

Scriverò poco  di Arianna Cacioni lasciando spazio magari a un saggio di futuribile pubblicazione, giusto il minimo per rinfocolare in modo interessato quel vociare di piazza (cliccate sul mio blog); ne ricordo la determinatezza, il coraggio antisistema nelle denunce non solo pubbliche, infine la incoerenza di avere sposato (acriticamente, in via probabilmente interessata) le linee del capo. Se alla fine ne sarà confermata la corsa, la decisione sarà stata dettata da motivazioni “extragiudiziarie”, ovvero dalla necessità dell’apparato di individuare un candidato nemmeno potenzialmente tangibile nelle faccendacce fin troppo note.

Ma la scelta di Arianna Cacioni brucia e definitivamente (ne sarà la naturale conseguenza) la classe dirigente forzista nelle sue componenti più politicamente vicine a Rubeis, le stesse che con lei per mesi si sono tappate le orecchie, coperte gli occhi, annullate l’olfatto per non sentire la puzza, entrando di diritto nell’universo mondo degli automi antiscioglimento (del consiglio). Cacioni può essere la mossa furbetta per tirare una mano di vernice sulle pareti ammuffite del centro destra locale e nascondere la polvere sotto il tappeto, senza che una parola su quanto è accaduto (e accadeva da anni) sia uscita dalla bocca di quella stessa classe dirigente, colpevole nella migliore delle ipotesi di non avere esercitato la funzione di controllo su quanto succedeva negli assessorati e di riflesso nei settori della pubblica amministrazione. La candidatura di Arianna Cacioni va letta esclusivamente nella declinazione politica di quelle figure, su tutte Michele Venturiello, l’ex capogruppo di Forza Italia che non era corruttibile per dirla come Angelo De Paolis nelle intercettazioni, “onesto e persona per bene”, ma anche evidentemente condizionabile nell’indirizzo di una assemblea che poteva e doveva (sotto pressioni di varia natura) varare le scelte strategiche. A memoria è stato così in almeno due casi. Nell’approvazione della variante urbanistica che ha cambiato la destinazione dei terreni agricoli dell’inviolata di proprietà di Poalo Morelli, garantendo all’imprenditore una plusvalenza milionaria dalla vendita dell’area al colosso Bartolini; nel caso della richiesta di una concessione estrattiva da parte di Saitrav (azienda finita nei pasticci della corruzione) su un’area individuata nel quartiere di Villalba, adottata compattamente dalla maggioranza consiliare proprio grazie alla capacità dissuasoria di Venturiello in aula.

Anche Marianna De Maio avrebbe lasciato il passo a Cacioni. Una gestione quantomeno opaca del settore Servizi sociali (a lei riconducibile nelle pratiche lottizzatorie del centrodestra al comando), gestito lungamente dal dirigente Gerardo Argentino arrestato per corruzione e associazione a delinquere, che non è escluso fornisca ulteriori capitoli alla cronaca giudiziaria della città. Ecco, in tale contesto, fortemente sostenuta da Eligio Rubeis, matura la scelta indotta dalle circostanze della ex stagista, indubbiamente tenace, però autonoma – proprio per i legami con l’ex sindaco – principalmente se non esclusivamente per i fatti di casa sua. Il sostegno di metà Fratelli d’Italia (la diplomazia interna lavora alla ricomposizione con l’ala di Marco Bertucci) rappresentata da Vittorio e Alessandro Messa (anch’essi apparentamente e al momento indotti a ripiegare su una figura estranea alla gestione) più qualche lista civica e la lega dovrebbero trainarla nella elezione, si vedrà se di sindaco. Se il quadro frammentato di queste ore assumerà la sua forma definitiva al momento della presentazione delle liste, pezzi di Forza Italia andranno verso il disimpegno, altri verso l’appoggio indiretto ad altri candidati, in via prevalente Emanuele Di Silvio e Aldo Cerroni. Comunque la si veda, la fine non solo degli assetti e non solo a livello locale, di una parte politica comunque destinata al Requiem.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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