La madre di tutte le tangenti: 20 milioni per aggiudicarsi l’appalto della raccolta differenziata. De Vincenzi lo racconta a Salfa e lei va in procura… pura millanteria. Una bufala che dà i contorni dei personaggi
GUIDONIA MONTECELIO – Una tangente di 20 milioni di euro “concordata” per pilotare l’appalto sui rifiuti vinto nel 2015 dalla Tekneko di Umberto Di Carlo, impresa avezzanese leader di settore che gestisce il servizio di raccolta differenziata in numerosi comuni tra Lazio e Abruzzo. La “incredibile” rivelazione la fa Domenico De Vincenzi a Patrizia Salfa, nonostante la improbabilità della circostanza lei ci crede e si precipita in procura. Cosa dichiara ai magistrati ha dell’incredibile, lo riporta Tiburno in edicola oggi. “L’ex assessore raccontò che a giugno aveva parlato con De Vincenzi dell’appalto rifiuti vinto dalla Tekneko Srl chiedendo se la ditta fosse riconducibile a Rubeis, essendo di Borgorose, lo stesso paese del sindaco. Mi rispose con un secco no – mise a verbale la Salfa – e mi ha detto testualmente. L’appalto è stato chiuso con il pagamento (addirittura il pagamento ndr) di una tangente di 20 milioni di euro. Stupita della cosa gli ho chiesto come lui sapesse, De Vincenzi mi ha detto che l’appalto è stato chiuso e gestito interamente dal vicesindaco Di Palma su richiesta dello stesso sindaco… Ovviamente gli ho chiesto come faceva a sapere queste cose e lui, non rispondendomi in modo chiaro, mi ha solamente detto che lo sapeva e basta e che la trattativa si era svolta presso alcuni ristoranti”.
Come era ovvio prevedere, la procura forte delle dichiarazioni della Salfa convoca il de Vincenzi: è il 21 luglio del 2015, sono trascorse una manciata di ore dall’arresto di Eligio Rubeis, la vicenda sta per assumere contorni grotteschi. L’ex consigliere davanti ai magistrati giustifica subito la sua mancata denuncia in relazione a fatti gravi e all’importo decisamente importante (e per questo poco credibile) della presunta tangente, lamentando di “essere solo”. Poi, riporta Tiburno, “pare che il consigliere Pd restò sul vago, di fronte agli investigatori, pur esprimendo i suoi dubbi sulla regolarità dell’appalto. Fatto sta che il Gip (presumibilmente nella ordinanza di custodia cautelate emessa nei confronti dei 15 tra colletti bianchi, imprenditori, politici e professionisti ndr) scrive di timori espressi con chiarezza a verbale e fuori verbale sull’esistenza di una sorta di Rete di personaggi pubblici che stanno dietro alla vicenda”. Un giallo? No, pura millanteria.
La ricostruzione dei fatti operata da Tiburno sulle carte della procura smentisce inoltre il De Vincenzi in ordine alle dichiarazioni rilasciate ieri al sito Dentro Magazine – furono le mie denunce in consiglio comunale a portarmi davanti ai magistrati – ora è chiaro che fu la Salfa suggestionata dall’idea di raccontare la maxitangente che faceva di Guidonia il teatro di un secondo caso Enimont.
Ovviamente era una bufala, lo si è compreso, quello che non è chiarito è il motivo della bugia, perché inventare una balla tanto grossa da far passare la Salfa come una credulona? Sicuramente ci sono i precedenti del personaggio De Vincenzi, avvezzo a calcare il palcoscenico dell’aula consiliare con decine di piéce teatrali; negli anni mai un nome, né un fatto tracciati con i doverosi elementi di riscontro, solo una mera divulgazione generica, recitata dal De Vincenzi in modo plateale e roboante su presunti abusi in decine di non meglio identificati appalti, procedimenti amministrativi. Ok, tutto fa parte del folklore del personaggio diranno i fan, ma l’avere inventato la circostanza di una maxi tangente de noantri è fatto che inquieta se attribuito a un amministratore che dovrebbe fare della credibilità la sua patente.