La disavventura di un utente (la sottoscritta) con Enel Energia. Storie incredibili di un paese anormale
In due bimestri quasi 600euro di spese di energia elettrica per una casa di appena 39 metri quadri. C’è l’errore della azienda ma non basta a dirimere la controversia
ULTIMA fattura: 328 euro. Primo bimestre del 2018, Enel Energia presenta il conto. Salato. Non che il 2017 fosse finito meglio: 254 euro di consumi a novembre e dicembre. Di un ristorante o un pub penserete. No, di una civile abitazione, non una villa o un palazzo, ma una microcasa di 39 metri quadri. L’arrivo della bolletta è ormai da fibrillazione cardiaca, come vivere in un thriller, non aprire quella busta o qualcosa così, davanti ai 328 euro però mi convinco. Qualcosa non quadra. Così, armata di santa pazienza e inforcati gli occhiali da lettura, studio la fattura e scopro che non sono residente a casa mia. Che significa: quaranta per cento in più sui costi totali del servizio. Eppure nell’aprile del 2016 ho fatto un contratto con Enel Energia come utente residente, con tanto di registrazione telefonica, autocertificazione e quant’altro necessario. Richiamo, all’epoca, per accertarmi che i termini della obbligazione siano realmente quelli da me richiesti, mi rassicurano. Le bollette sono sempre altine ma lì per li non ci bado troppo. Finché non arrivano i conguagli e quel quaranta per cento in più sui costi totali fanno una tombola.
Scoperto l’errore (di Enel) chiamo il numero verde l’800900863 rivendicando un tipo di contratto che non mi è stato applicato, o meglio cercando di farlo tra una caduta di linea e un’altra. Mi sento anche rispondere “se ne è accorta presto che stava pagando di più, dopo due anni…”. Non c’è modo di dirimere la faccenda al telefono, con gli operatori del Call Center, cade la linea continuamente e ogni volta devo ricominciare daccapo, una odissea in vivavoce. Sempre più nervosa, decido allora di recarmi in un punto Enel. Cerco in Rete, evviva ce n’è uno a Monterotondo dove vivo. Vado e, devo dire, trovo gentilezza e disponibilità. Chiedo di verificare i termini del contratto telefonico presenti nella registrazione, è un obbligo di legge averle a disposizione del cliente, mi dicono però che non possono farlo, il servizio è bloccato per decisione della stessa Enel Energia. L’operatore si infila quindi nel terminale, ricontrolla i dati, conferma: il suo contratto è da residente, “ecco qua, dal 4 aprile 2016”; e sì, ha pagato parecchio di più nel corso di questi due anni. “Le arriverà un rimborso, anche cospicuo” mi dice, comunicandomi che nell’attesa sospenderà la fattura di 328 euro in attesa dei riconteggi in mio favore.
È la fine di marzo, sto tranquilla: non devo pagare la bolletta monstre. La serenità ritrovata (sempre in attesa di buone nuove, ovvero le restituzioni) dura qualche settimana, finché un Sms rompe l’incanto di vivere in un paese normale. Enel Energia mi preannuncia la riduzione della fornitura per morosità. Ho tempo fino al 17 maggio per mettermi in regola. Formalizza la diffida via lettera raccomandata, che mi viene puntualmente (oggi) recapitata a domicilio. Imbufalita richiamo il numero verde, spiego la incredibile situazione, mi lasciano in attesa per le dovute verifiche. Che sono le seguenti: sì, in effetti in due anni ha pagato molto di più di quanto avrebbe dovuto, l’azienda sta provvedendo al riconteggio delle somme da restituire, intanto però deve saldare la fattura di 328 euro. Scusi, è la domanda all’operatore: me lo avete detto voi di Enel (in un punto Enel) che era sospesa, mica l’ho sognato? Non sarà che in questa azienda la mano destra non sa quel che fa la sinistra e pagarne le conseguenze sono gli utenti? Tant’é. Oltre il danno c’è la beffa: la bolletta va pagata in una unica soluzione, impossibile rateizzarla per via della formale diffida, con l’aggravio di spese per morosità e dei costi della raccomandata.