Il Pd retrogrado di Guidonia boccia il biodigestore di rifiuti «moderno e ecologico» che a Roma Gualtieri promuove
GUIDONIA – Un Partito democratico che affronta i problemi con pragmatismo, a Roma Roberto Gualtieri ne parrebbe l’emblema. Nei giorni scorsi ha licenziato una delibera di giunta (NE ABBIAMO SCRITTO QUI: Biodigestori di rifiuti, se li vuole Roberto Gualtieri sono «moderni ed ecologici»: ecco dove saranno costruiti) che dà il via libera a un paio di biodigestori per il trattamento dei rifiuti di moderna concezione: anaerobici, a emissioni zero e inodori, per la produzione di biogas. Una mossa che al neosindaco di Roma è costata – notizia di queste ore – la levata di scudi degli alleati nel XV Municipio, sede individuata per uno degli impianti, dove frammenti della maggioranza gli hanno votato contro con una mozione sottoscritta (anche) dal centrodestra all’opposizione. Levate di scudi. È quello che succede quando si parla di rifiuti. Reazioni alimentate da disinformazione e da politiche ambientaliste di stampo novecentesco. Il copione è il solito: si mobilitano le piazze acerbe facendo leva sulla paura degli impianti comunemente diffusa nelle comunità. Ovvio. Nessuno vuole sentir parlare di biodigestori sotto casa, il no è sempre unanime, a prescindere dai livelli di tecnologia e sicurezza degli impianti.
Nel Lazio questa attività di mobilitazione ha sistematicamente coinciso con le ambizioni politiche dei mobilitatori. Che continuando a riproporre il modello hanno creato arretratezza culturale, ignoranza scientifica e una perenne emergenza rifiuti. A differenza di Roma, dove Gualtieri ha fatto prevalere l’azione di governo improntata al pragmatismo, lo schema nella terza città del Lazio si ripresenta invece sempre uguale. Sono bastati un tizio, la cui data di scadenza è passata da un pezzo, qualche riga scritta su un blog amatoriale letto dai familiari stretti, il richiamo al pericolo ambientale, la puzza nociva alla salute a far scattare la mobilitazione, che in men che non si dica ha preso la forma di una mozione di indirizzo politico. Firmata in calce (anche) dal capogruppo del Partito democratico Mario Lomuscio, che con il M5S da un paio di mesi governa. Pace che l’abbiano sollecitata i conservatori dell’ambientalismo tout court Matteo Castorino e Alessandro Cocchiarella, per predisposizione culturale no vax, no rifiuti, no impianti, no bistecca, imbeccati dal la qualunque della notizia, ma la firma di Lomuscio certifica l’arretratezza del Pd locale. Che tra l’altro si mette (ancora) contro la categoria degli imprenditori del Travertino. Visto che la proposta di mettere il biodigestore al Barco (Comune di Tivoli) è di un’azienda estrattiva nell’ambito di un progetto di recupero ambientale, come se ne fanno a centinaia in Italia. Vecchie acredini, un’attualità disarmante e pervicacemente contraria alla modernità.
Comunque, la mozione che impegna il sindaco di Guidonia Montecelio Michel Barbet, giunta, tecnici e bla, bla, bla a fermare il biodigestore del vicino Comune di Tivoli – in vista della conferenza dei servizi decisoria fissata per il 20 dicembre prossimo – è stata protocollata ieri martedì 14 dicembre ECCOLA e corre veloce. Già iscritta nell’ordine del giorno del consiglio comunale convocato per domani, giovedì 16 dicembre. Lomuscio, contattato per le vie brevi, dice «di non essere contro ai biodigestori per principio, ma auspica un impianto pubblico al posto del privato» (sì ai biodigestori ma non a quello). Aggiunge che Guidonia «città di 90mila abitanti deve chiudere il proprio ciclo dei rifiuti, capire quali tipologie d’impianti è un discorso più complesso e difficile da affrontare qui». In effetti il biodigestore, per cui è in corso alla Regione Lazio la procedura di valutazione d’impatto ambientale (e che vede contro l’amministrazione guidoniana) riguarda il Comune di Tivoli. Che al momento non ha battuto ciglio, forse perché Proietti non segue gli indirizzi dei la qualunque della notizia?. Resta il fatto che Lomuscio ha idee confuse anche sui cicli dei rifiuti, la cui chiusura nel Lazio – da Piano regionale approvato il 4 agosto del 2020 – è prevista in ambito provinciale.
Ben venga dunque il biodigestore anaerobico sul territorio di Tivoli a disposizione dei Comuni di prossimità. Un impianto nemmeno impattante, che se autorizzato tratterà il 70 % delle 38mila tonnellate di organico l’anno previste, con un transito veicolare in entrata e in uscita di 4 camioncini al giorno. Francesco Dandini, dirigente della «Fratelli Pacifici Ing. Cesare e Lorenzo Spa», la società titolare del progetto, parla di una opportunità irrinunciabile per i Comuni di Tivoli e della Valle dell’Aniene che, al momento, sostengono costi elevatissimi per il trasporto e lo smaltimento della componente organica del rifiuto domestico negli impianti del nord Italia, Verona e Brescia o di Viterbo. I biodigestori sono sicuri sotto il profilo della compatibilità ambientale, come detto da Gualtieri, riducono le emissioni di gas serra in atmosfera e contemporaneamente creano biogas. «Si tratta di impianti in cui vengono trattati gli scarti alimentari, come già ce ne sono, delle stesse dimensioni, in alcune aziende agricole della zona, su cui nessuno ha speso mai una parola contraria – dice Dandini -. Mi chiedo perché nessuno sia venuto da me a chiedere informazioni prima di presentare mozioni. Nei biodigetori il processo di compostaggio avviene per via anaerobica (cioè in assenza di ossigeno), si agisce sui rifiuti organici domestici e sugli scarti agricoli che una volta trattati vengono riutilizzati in agricoltura, obbligatoriamente nelle aziende che fanno produzioni biologiche. Le associazioni, su tutte Legambiente nazionale, stanno facendo una battaglia per la costruzione di questi impianti, perno dell’economia circolare».
Allora perché tanta avversione? Il biodigestore di Dandini potrebbe fare «concorrenza» all’altro «Tmb dell’umido» (la definizione è di Lomuscio) che l’amministrazione Pd e M5S intende realizzare nell’area di espansione del Car (Centro alimentare romano). Un impianto di compostaggio di comunità che dovrebbe sorgere a ridosso dei centri abitati di Villalba, Albuccione e Setteville. A poca distanza dall’ospedale (futuribile) di Cesurni sulla Tiburtina, con addirittura maggiori criticità (legate al traffico pesante) per le popolazioni residenti rispetto al biodigestore privato. La gestione progettuale dovrebbe essere trasferita ad Asa Spa, la municipalizzata del Comune di Tivoli su cui anche Guidonia mira per il trattamento in house del rifiuto organico. Un progetto su cui il Pd provinciale punta parecchio sotto le indicazioni dei big su tutti di Marco Vincenzi. Il partito tira l’acqua al proprio mulino ma si fa imbeccare dai la qualunque della notizia, stantii come il panettone a Pasqua. Ri-chiamati (ancora) a preparare il giusto terreno ideologico di certa sinistra ambientalista in vista delle elezioni comunali di Guidonia 2022. Che Iddio salvi la città.