GUIDONIA – Per l’Avvocatura comunale gli accantonamenti dovevano prevedere somme almeno pari a 1.870.000 euro, dal momento che due sentenze nelle quali l’ente ha un alto rischio di soccombere potrebbero già nel breve periodo determinare uscite straordinariamente rilevanti: 800mila euro. Tutto scritto nella relazione che da prassi il professionista legale invia al segretario generale. Solo che Livia Lardo quella previsione l’ha stimata in chiave tutt’alto che prudenziale per l’Ente: appena 304mila euro. E senza le «adeguate motivazioni» se non quelle di favorire la chiusura del Bilancio di previsione a qualunque costo. Per Emanuele Di Silvio, consigliere del Partito democratico, la consistenza di quei fondi di natura vincolata (che gli enti locali devono obbligatoriamente istituire a garanzia del rischio di spese legali e contenziosi aperti) è quindi gravemente insufficiente e rappresenta l’altra gamba traballante – insieme al piano delle dismissioni – su cui poggia il Bilancio appena licenziato dall’assemblea con i voti della sola maggioranza 5Stelle.

Non sono le uniche criticità a pesare sulla tenuta dell’ intero impianto di previsione della spesa. La manovra complessa perché formata da atti legati tra loro dal principio di propedeuticità sarebbe a rischio di nullità formale come richiamato più volte in aula dall’altro consigliere d’opposizione, il civista Mauro De Santis. L’amministrazione non avrebbe infatti rispettato i tempi di legge per le osservazioni al piano triennale delle opere pubbliche, atto propedeutico al Bilancio di previsione 2019 2021, «comprimendo un diritto reale» dei cittadini. A decidere la legittimità dell’intera procedura sarà quindi il Tar. Il Tribunale amministrativo del Lazio è organo preposto e valutare e rilevare (in tempi brevi) eventuali vizi formali nelle delibere e deciderne  la inefficacia.

Errori o furbizie amministrative riguarderebbero inoltre quel parere «vincolato» del dirigente alle Finanze Maria Lombardi al piano delle dismissioni. Una formulazione definita «non pertinente» e anche «impropria» dal segretario generale Livia Lardo già durante la seduta di consiglio comunale del 29 marzo, usata dal dirigente alla Finanze per argomentare il suo parere favorevole ma condizionato al futuribile quanto improbabile risultato delle dismissioni immobiliari. Sette milioni di euro previsti in entrata nel biennio 2019 2021, da destinare in uscita alla copertura del disavanzo e di una parte della spesa corrente. Un «ni» che come nel gioco del domino avrebbe pesato prima sulla proposta di Bilancio varata dalla giunta il 31 marzo scorso e poi sulla delibera approvata dal consiglio comunale il 24 aprile, inficiando la validità dell’intera manovra di Bilancio. Ne restano convinti i consiglieri del partito democratico Simone Guglielmo, Emanuele Di Silvio, Paola De Dominicis e Mario Lomuscio che sulla procedura ritenuta priva di effetti per «grave vizio di legittimità» avevano già diffidato il sindaco e la giunta, invitandoli a revocare o annullare la delibera di giunta e con essa tutti gli atti precedenti, non conformi e quindi nulli negli effetti.

Dunque, non va tutto bene madama la marchesa come le ostinate narrazioni pentastellate riportano ancora in queste ore sui social network. Intanto perché i numeri non tornano né possono tornare. L’impalcatura della spesa pubblica del prossimo triennio è infatti costruita su entrate irrealizzabili e su uscite stimate al ribasso. Da un lato il piano delle dismissioni difficilmente destinato ad andare a buon fine, dall’altro le obbligazioni passive sui contenziosi e le spese legali volutamente sottostimate dal palazzo. Michel Barbet e i 5Stelle hanno insomma utilizzato diverse alchimie pur di chiudere in un «falso pareggio» i saldi in entrata e in uscita, un vero inganno contabile.

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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