I rifiuti di Guidonia portati in Abruzzo, Roma e Viterbo a costi elevatissimi e la Tari aumenta per tutti
GUIDONIA – Senza andare troppo indietro nel tempo, c’è da rilevare che nel periodo 2017-primo semestre 2021 la Città di Guidonia Montecelio ha conferito (e smaltito) il proprio «indifferenziato», frazione del rifiuto domestico (codice Cer 20 03 02) negli impianti di Roma Capitale di proprietà della ditta Gino Porcarelli&C.Srl, socio storico del magnate della «monnezza» Manlio Cerroni. Negli anni presi in esame, la frazione «organica» prodotta dalle utenze della terza città del Lazio, prendeva ancora la direzione di Roma per finire negli impianti della Demetra Srl. Poi, dal 2019, la strada diventava quella di Viterbo (discarica + Tmb) della Ecologica Viterbo Srl.
Le determine dirigenziali pubblicate nella sezione «storico» dell’albo pretorio online del Comune di Guidonia Montecelio raccontano, inoltre, i soldi impegnati nei bilanci annuali per coprire i costi di conferimento e smaltimento. Per fornire un preciso termine di misura si può fare riferimento al 1.375.000,00 euro stanziato a copertura del periodo maggio-dicembre 2020. Sono le somme «impegnate» a favore della Gino Porcarelli&C.Srl (dato estrapolato dalla determina 191 del 4 novembre 2021, ECCOLA CLICCA E LEGGI).
Il Comune di Guidonia Montecelio, infatti, ha pagato (per quasi 5 anni) una tariffa di 162 euro a tonnellata, comprensiva di Iva al 10% e di benefit ambientale riconosciuto alla Città Metropolitana di Roma, per conferire e sostenere i costi di smaltimento del residuo «indifferenziato» nell’impianto di Porcarelli a Rocca Cencia: Roma Capitale. Dal 2019, attraverso la Tari, i cittadini contribuenti hanno speso ben 185 euro/tonn per il conferimento dell’«umido» declassato a «indifferenziato» dall’amministrazione 5Stelle nell’impianto di Viterbo. Prima di quella data, il Comune usava gli impianti di proprietà di Demetra Srl situati sempre all’interno del raccordo anulare.
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Per ammissione di Umberto Di Carlo (Tekneko), gestore del servizio di igiene urbana, la città produce circa 10mila tonnellate di «umido» dal 1 gennaio al 31 dicembre. Calcolatrice alla mano, il computo complessivo del costo annuale è facile: fa 1.850.0000 euro. Mentre i costi annuali di smaltimento dell’«indifferenziato» superano i 2 milioni di euro. La fotografia di questo stato di cose si ferma comunque al mese di maggio del 2021. Quando il nuovo appalto affidato (ancora) alla Tekneko per un periodo di 3 anni, aveva incluso nel pacchetto del servizio di igiene urbana i costi di smaltimento a carico del gestore, oltre a quelli derivanti dalla raccolta a domicilio e dal trasporto. Da quel momento, gli impegni di spesa per il conferimento e lo smaltimento presso siti terzi (tutti ubicati al di fuori dal territorio di Guidonia Montecelio) sono spariti dall’albo pretorio (e dalle determine comunali) per finire nei bilanci di Tekneko.
La quale Tekneko, nella partnership pubblico privata con Aciam Spa, possiede in Abruzzo degli impianti di trattamento, recupero di materia, smaltimento dei residui nelle discariche di servizio. Uno di questi impianti si trova ad Aielli (in provincia dell’Aquila). Si tratta di un Tmb con linee specifiche di trattamento dell’«indifferenziato» e dell’«organico», quest’ultimo usato nella produzione di compost di qualità da immettere sul mercato agricolo secondo i principi dell’economia circolare. L’impianto di Aielli dovrebbe accogliere una parte dell’«umido» prodotto a GuidoniaMontecelio (così sostenne ripetute volte l’ex sindaco Michel Barbet del M5S). Succede, quindi, che il Comune paghi a Tekneko i costi di conferimento e trattamento di materia, la quale materia viene poi lavorata e rivenduta sul mercato del compost con un doppio guadagno per l’azienda. Mentre, al momento, non è dato sapere quale sia la destinazione di altre categorie di rifiuti prodotte a Guidonia Montecelio. Se Tekneko continui, insomma, a rivolgersi ai siti romani o viterbesi per smaltire l’«indifferenziato», o scarichi tutto nei propri impianti abruzzesi a costi di trasporto maggiorati.
La città non ha impianti di trattamento e/o smaltimento, eccezion fatta per il Tmb dell’Inviolata che, però, è ad esclusivo utilizzo dell’Ama Spa di Roma Capitale. Dunque: dove vanno a finire, oggi, i rifiuti guidoniani? Aspettiamo che sia il sindaco Mauro Lombardo a farcelo sapere nel rispetto della Trasparenza amministrativa. Il quale Mauro Lombardo, tornando sulla vicenda del Tmb aperto ai soli rifiuti capitolini, tramite una nota stampa diffusa venerdì 20 gennaio, fa sapere che «Roma deve smaltire la sua indifferenziata nella Capitale. Com’è è giusto che sia». Noi, invece, vorremmo sapere da Lombardo perché la stessa regola non debba valere per Guidonia Montecelio. Città che, al pari della Capitale, porta/ha portato i suoi rifiuti in giro per mezza Italia centrale. E a costi annuali di smaltimento esorbitanti: oltre 2 milioni per «l’indifferenziato» e quasi 2 milioni per «l’organico» (le tariffe fissate dalla Regione Lazio restano invariate come immutate sono le percentuali di raccolta differenziata, da anni inchiodate al 68% circa).
Al termine del triennio 2021/24 i cittadini contribuenti avranno pagato 33.587.274,81 euro per il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti urbani. Altri 22.391.516,54 euro sono già stanziati per il biennio 2024/26 alle stesse condizioni in caso di rinnovo della opzione contrattuale prevista dall’appalto. Alla fine del quinquennio, Pantalone avrà sborsato 55.978.791,35 euro. Costi davvero esorbitanti. Senza entrare nella qualità del servizio reso alla comunità. Le ripercussioni di questo stato di cose si vedranno inoltre in bolletta. Come preannunciato dal sindaco, quest’anno la tariffa sarà più cara: la Tari schizza per tutti, imprese e famiglie.