GUIDONIA – Scintille nell’aula chiamata ieri all’approvazione della Tari (tassa sui rifiuti prodotti). Le frizioni tra pezzi di maggioranze tenute assieme dalla gestione degli assessorati, sono apparse evidenti come mai prima. Tutto è cominciato con il civico Mauro De Santis, lista «Guidonia Montecelio Domani», che intervenendo in apertura di seduta sull’unico punto iscritto all’ordine del giorno ha provocato le reazioni stizzite dell’alleato dem Mario Lomuscio. Per l’effetto domino, lo scontro si è allargato ai civici del centro destra Arianna Cacioni e Michele Venturiello, insieme schierati con «Città Nuova» e l’ultimo degli oppositori: il leghista Alessandro Messa.

Il consiglio comunale era stato convocato in meno di 24 ore e all’ultimo momento utile per approvare la nuova tariffa. L’aula era chiamata a stabilire quanto pagheranno famiglie e imprese per il servizio di igiene urbana nel 2023. La norma fissa la scadenza «entro il 31 maggio», ed è evidente  a tutti che la maggioranza se l’è presa comoda. Arrivando a trattare il punto all’ultimo momento. Alle 19.00 si comincia. Il paesaggio dell’aula appare subito diverso dalle sedute viste per mesi, balza agli occhi la prima assenza del sindaco Mauro Lombardo, sulla sua sedia c’è il vice Paola De Dominicis: per tutto il corso della seduta non aprirà bocca. A parlare è invece l’assessore alle Finanze Alberto Cuccuru. In apertura dei lavori illustra lo schema di delibera: il costo del servizio aumenta di oltre un milione di euro. Passando dagli 11 e rotti del 2022 ai quasi 14 di quest’anno. Un salasso per le famiglie e le imprese già alle prese con il caro vita, la svalutazione monetaria, la perdita del valore d’acquisto dei salari e chi più ne ha ne metta.

Il momentaccio attraversato dalla maggioranza quasi si legge sui volti scuri degli assessori Mario Proietti e Stefano Salomone seduti al banco come due scolaretti, consapevoli che ora occorrerà spiegare in giro che dopo un anno di amministrazione civica si stava meglio con i 5Stelle. Rumors di Palazzo raccontano che la questione Tari è stata a lungo dibattuta nelle stanze comunali. Prima dell’approdo in aula, i toni sul provvedimento sono stati aspri. Fino all’ultimo, la ricerca di una soluzione che contenesse gli aumenti, è rimasta appesa in una maggioranza sempre più divisa sulle scelte strategiche da intraprendere. Quasi lo dice tra le righe Mauro De Santis, presidente della commissione bilancio, quando lancia il sasso diretto e dritto al Pd e al M5S. La colpa degli aumenti è di chi governava un anno fa e, con la esigenza delle elezioni da vincere, tagliava i costi del servizio caricando  la differenza sull’anno successivo, le dure parole di De Santis.

Mario Lomuscio ha fatto maggioranza con i grillini, oggi è in giunta con i civici, due cicli di alleanze innaturali non decise dalle urne, che espongono il partito e chi ne fa parte a reprimende. Il consigliere dem è visibilmente infastidito, segno che l’attacco dell’alleato ha fatto centro. Risponde con una difesa totale dell’operato suo, del Pd e del M5S, ed è a quel punto che saltano gli schemi. Anche perché in maggioranza siede chi per anni ha lanciato strali contro le approssimazioni grilline, non risparmiando una opposizione senza sconti al consociato di oggi: il Pd. È Michele Venturiello a rincarare la dose. Accusa che le tariffe attuali sono state fissate dai pentademocratici nel Piano economico finanziario (Pef) di durata quadriennale 2022-2025. Dice che la spesa presuntiva calcolata un anno fa per il 2023 è immodificabile. Dal momento che i presupposti per tagliare i costi nel 2022 hanno trovato ragione su una previsione, il maggiore gettito tributario, rivelatasi irrealistica e sbagliata. Spiega, nella sostanza, che il concessionario incaricato del recupero dell’evasione, come in passato, ha continuato a produrre le stesse criticità nell’ultimo anno a trazione civica. Una certificazione dell’incapacità cronica delle amministrazioni a introdurre correttivi, qualunque ne sia il colore, ultima compresa.

Quando è il turno di Alessandro Messa di sottolineare gli scricchiolii che diventano falle, lo scontro in atto tra le fazioni di maggioranza è ormai plastico. Per il capogruppo leghista la colpa degli aumenti è della schizofrenia del «Partito democratico che un anno fa decideva di abbassare la tariffa in vista delle elezioni, oggi l’aumenta perché le elezioni sono lontane e magari i cittadini poi dimenticano». Ma la scure di Messa si abbatte sull’intera colazione di governo, «oggi la tariffa l’aumentate voi insieme al Pd, questo è il dato che conta».

Caciara e populismo. Arianna Cacioni risponde e ricorda al leghista che «questo non è il modo di affrontare i problemi che hanno ricadute sui cittadini». Il siparietto tra i due continuerà per l’intera durata del consiglio, con momenti di scontro dialettico che non si vedevano da tempo in aula. Poi, però, il consigliere di «Città Nuova» definisce con parole chiare lo scempio del provvedimento adottato nel 2022 da Pd e M5S, così condizionante delle scelte attuali. «Non aumentiamo le tariffe, le riportiamo al livello che copre il servizio, perché un anno fa il Pd e il M5S le hanno scelleratamente abbassate». A latere si discute anche di Tmb. L’impianto viene usato da Roma senza che a Guidonia torni indietro alcun beneficio. Il tema è centrale e traccia una volta di più le differenze di vedute e posizioni dentro la maggioranza rosso civica. Prossimo step: la richiesta dei ristori alla Regione Lazio per i Comuni che ospitano impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti. Venturiello ha accennato ad una legge, recentemente introdotta, che prevede abbattimenti della Tari a cui Guidonia avrebbe diritto. Sulla questione la palla la gioca il sindaco. Ma c’è ancora chi, tra civici e dem, pensa che in nessun modo vada legittimata la presenza del Tmb sul territorio comunale.

Il selfie scattato da Alessandro Messa al momento del voto

Nel finale di consiglio c’è spazio per la prova di forza ingiustificata, sotto il profilo regolamentare ma anche del rispetto del dibattito democratico, del presidente Erick D’Alisa. Il quale ha chiuso i microfoni, la discussione e, senza chiamare le dichiarazioni di voti, ha dato il via alla votazione. Il  punto passa a maggioranza con 18 voti favorevoli, 3 i contrari dell’opposizione presente. Messa, Augusto Cacciamani e Alfonso Masini. Assenti Adalberto Bertucci e Claudio Zarro.     

Al momento dell’alzata di mani arriva pure il selfie di Alessandro Messa che immortala il voto favorevole e «colpevole verso i cittadini» dei 18 di maggioranza. Cala il sipario: l’assise ha approvato le nuove tariffe della tassa rifiuti (Tari) per l’anno 2023: sia per le utenze domestiche sia per quelle non domestiche gli aumenti medi saranno del 16%.     

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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