Guidonia – Il Pd e il M5S licenziano la «Variante Tavernelle» che «ruba» alla città 200 ettari di territorio
GUIDONIA – È una delle varianti urbanistiche più importanti (e impattanti) della storia modernissima di Guidonia Montecelio, al netto delle interpretazioni del Prg (Piano regolatore generale) date negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso dalla sinistra locale e al pari delle speculazioni targate centrodestra che, all’inizio del nuovo millennio, hanno riguardato l’area dell’Inviolata. Si chiama «Variante Tavernelle» e interessa circa 210 ettari di agro romano a ridosso del Car, il Centro agroalimentare di Roma a servizio esclusivo di Roma Capitale. La proposta di delibera arriva in consiglio comunale oggi 26 aprile (la seduta è convocata alle ore 16.00). Segue gli accordi suggellati dal protocollo d’intesa sottoscritto il 3 dicembre 2021 dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri e da Michel Barbet, il sindaco grillino di Guidonia Montecelio, nell’ambito dell’attuazione del «Piano strategico» del Car.
Questa proposta di delibera chiude il cerchio di una pianificazione d’area vasta cominciata nella seconda metà degli anni ’90 del secolo scorso con la realizzazione del mercato agroalimentare (inaugurato nel 2002). Un progetto che è diventato la cambiale politica pagata dai 5Stelle al Partito democratico per dare corpo all’alleanza «progressista», continuando così a coltivare l’ambizione di poter governare ancora (e nonostante) i 5 anni di amministrazione inutile e dannosa.
Descrizione dell’area oggetto d’intervento
L’area oggetto di intervento è descritta in atti come «in gran parte interclusa tra il Centro agroalimentare gestito dal Car ScPA (Società Consortile per Azioni ndg), la zona produttivo-industriale del PIP/2, l’asse della Tiburtina e la linea ferroviaria, cui si aggiunge una porzione di territorio, posto a sud della ferrovia e prospiciente il Fiume Aniene che conserva le originarie caratteristiche ambientali e paesaggistiche individuate e riconosciute dal PTPG e PTPR (rispettivamente Piano territoriale provinciale generale, e Piano territoriale paesistico regionale ndg) . Tale ultima descritta porzione – si legge ancora nella proposta di delibera – è caratterizzata da una vocazione, conforme ai piani sovraordinati (PTPG – PTPR), che si provvederà a promuovere e salvaguardare per mezzo di una progettualità di insieme capace di tener conto delle disposizioni ed indicazioni derivanti dal PTPG e PTPR».
In cosa consiste la «Variante Tavernelle»
La Regione Lazio e il Comune di Guidonia Montecelio cambieranno dunque la destinazione d’uso di svariate decine di ettari di agro romano portando la zona da vocazione agricola a industriale. Il preambolo alla proposta di delibera insiste «sulla valorizzazione di un rilevante patrimonio di campagna romana». Dice che le aree saranno «a disposizione dei cittadini con percorsi naturalistici, ricreativi e sportivi, piste ciclopedonali e spazi per orti urbani». Seguono le attività da svolgersi rigorosamente «in maniera biologica» secondo le linee della Transizione ecologica. Previsto anche il recupero «di numerose presenze archeologiche in tutto il comparto, a cominciare dalla Basilica Paleocristiana di Santa Sinforosa». Ma questi non sono altro che “lustrini in mezzo a un mare di spazzatura”. Mezzi di distrazione di massa usati dagli incantatori di serpenti per far credere che certi interventi di sviluppo siano per il bene comune e l’interesse generale.
Invece, la vera ciccia della nuova pianificazione voluta e promossa dai pentademocratici con il miraggio di 1500 nuovi posti di lavoro, sta quasi tutta in quei 62 ettari (più o meno). Un’area individuata all’interno del «Comparto B» del Masterplan Tavernelle che racconta «la nuova zonizzazione del Piano regolatore generale del Comune di Guidonia Montecelio». Sono i terreni su cui è previsto il raddoppio del Car grazie ad una trasformazione urbanistica tecnicamente definita «F4 speciale infrastruttura di interesse pubblico». La cui proposta di variante viene portata in aula prima che sia tardi, ovvero che la legge affidi all’assemblea le sole attività ordinarie della campagna elettorale (al via ai primi di maggio).
Qualche interesse lo meritano anche i cosiddetti comparti «C» e «D» del Masterplan destinati (ancora) «all’espansione industriale». Nel primo, che conta un’estensione di 72 ettari, la proprietaria Asl Rm5 è pronta a cedere al Comune, con un comodato d’uso gratuito trentennale, lo spazio per la realizzazione di un Canile pubblico. Sul secondo, grande 24 ettari e dei privati, dovrebbe vedere luce il mega impianto per il trattamento della frazione umida dei rifiuti già approvato e benedetto nel 2021 dalla giunta di Michel Barbet.
La trasformazione urbanistica adotta la formula «del rilevante interesse pubblico» e consentirà ai privati di realizzare una notevole plusvalenza sul valore delle aree destinate al fabbisogno del Car e alla costruzione di impianti industriali. Una pianificazione identica (nella ciccia di cui sopra, e al netto dei lustrini) a quella licenziata dalla giunta di centrodestra nel giugno del 2015, grazie a un atto di indirizzo che «valorizzava» le aree di proprietà della «Nuova Guidonia srl», società partecipata al 65% dalla «Fincres spa» di Bartolomeo Terranova (e relativi satelliti) e dalla «Donati spa» di Angelo Donati (il marito della show girl Milly Carlucci). Amministratore unico: lo stesso Bartolomeo Terranova. Lungimiranza e spirito di iniziativa. I soliti bene informati raccontano che il notaio avesse siglato i preliminari di compravendita con i relativi nuovi prezzari. Le aree, una volta diventate edificabili/industriali avrebbero garantentito al venditore guadagni a nove zeri.
Piccola digressione nel passato non troppo recente: la «Nuova Guidonia Srl» aveva già provato a vendere a ImmosfestItalia Srl, una società affiliata di una multinazionale e qualche anno fa interessata a realizzare una piattaforma refrigerata o Polo del Freddo su quelle aree agricole. A tale scopo, nel 2017, la società di Terranova aveva avanzato richiesta di una variante urbanistica ahimé non andata in porto per problemi causati dai 5Stelle, finiti sotto attenzione del Tar del Lazio per l’ennesimo contenzioso (pasticcio) borocratico-giudiziario.
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Ma la «valorizzazione» promossa in epoca dal duo Eligio Rubeis-Umberto Ferrucci – con gli orti sociali, i progetti di recupero del fiume Aniene e un’estensione di 155 ettari complessivi invece dei 210 di oggi (e con una previsione di 850 nuovi posti di lavoro) – non si discostava dall’attuale programmazione nemmeno nella parte riguardante i 24 ettari di proprietà di Carla Ansini, della famiglia Del Fante e della «Santarelli costruzioni Spa». Dove, con ogni probabilità, verrà realizzata una «cittadella del rifiuto» con il «Tmb dell’umido» a servizio dei Comuni dell’asse tiburtino e della Valle dell’Aniene. Sarà un’area dotata di centro di trasferenza e trattamento degli scarti organici, una attività industriale da intestare a futuribili soggetti giuridici in idea di costituzione.
L’unica differenza con l’attualità di Barbet è che all’epoca di Rubeis a regolatore i rapporti del partenariato pubblico privato c’era il Comune in prima linea. I pentademocratici, invece, nell’adozione del previsto (fin da allora) protocollo d’intesa atto a definire «gli impegni di ciascun soggetto in relazione agli obiettivi, ai contenuti e alle operazioni della proposta di progetto integrato» hanno lasciato campo libero ai privati. Al Car e ai suoi vertici direttivi in particolare. I quali, a partire da luglio 2021, si sono appropriati del «Piano strategico», con relativa variante urbanistica, e avviato una manifestazione d’interesse per la redazione di «Masterplan ampliato del Centro Agroalimentare di Roma – Car ScPA», incarico professionale affidato per 178.699,69 euro allo studio di ingegneria Minnucci e associati (di Alfredo Minnucci) con sede ad Anguillara Sabazia: parente dell’ex sindaco e parlamentare del Pd Emiliano Minnucci?.
Che cos’è la Car-Società Consortile per Azioni a prevalente capitale pubblico e perché il Comune di Guidonia non è presente tra i soci
Il Centro agroalimentare di Roma è il primo mercato all’ingrosso d’Italia con un fatturato di oltre 3 miliardi euro. La proprietà del Centro è di Car-Società Consortile per Azioni a prevalente capitale pubblico (i soci istituzionali sono la Camera di Commercio di Roma, il Comune di Roma, la Regione Lazio e l’Area Metropolitana di Roma (ex Provincia di Roma) con una rilevante presenza privata costituita da tre importanti Gruppi Bancari, in rappresentanza degli operatori privati. Il Comune di Guidonia Montecelio, che ha ceduto pezzi importanti di territorio (in questo intervento si arriva oltre i 90 ettari) non è nemmeno presente tra i soci istituzionali. Si tratta di sottovalutazioni delle classi dirigenti? O è l’impossibilità dei gruppi di potere presenti nei partiti locali di programmare uno sviluppo urbanistico in via autonoma (e non subalterna) agli interessi del grande capitale e di Roma Capitale?.
Di fronte a questi fatti, vantandosi, Michel Barbet ha più volte definito l’operazione in atto «un ingente lavoro che sicuramente entrerà nella storia della nostra città e che le consentirà uno sviluppo sostenibile e un corretto ampliamento in chiave occupazionale e di proiezione al futuro. Una sistemazione che consentirà di valorizzare correttamente sia il territorio che le sue attività imprenditoriali, e che consentirà di ottenere anche un importante vantaggio economico immediato come contributo di compensazione, e a lungo termine come introito relativo al maggior gettito Imi derivante dalle nuove costruzioni». Tant’è