GUIDONIA – L’Emporio Solidale, una forma concreta di contrasto alla povertà finanziata dalla Regione Lazio con 93mila euro per l’anno in corso a fronte di uno stanziamento complessivo di oltre un milione e 100mila euro dal 2020. Un toccasana per le fasce sociali deboli, che a stento riescono a mettere a tavola il pranzo con la cena. Un progetto avviato dopo l’approvazione arrivata dal Comitato istituzionale dei sindaci del distretto socio sanitario Rm 5.2 di cui il Comune di Guidonia Montecelio è Ente capofila, arrivando a gestire i fondi regionali attraverso l’ufficio del Piano di zona.

Sempre in capo al Comune di Guidonia Montecelio risultano essere le incombenze di carattere burocratico, come l’individuazione degli enti del terzo settore chiamati a svolgere il servizio, tra gli altri, dell’Emporio Solidale secondo la formula della co-progettazione. Con lo spirito di rispettare la regolamentazione sugli affidamenti di soldi pubblici a strutture che, per quanto di volontariato, restano private, nel luglio dello scorso anno, l’ufficio del Piano di zona, ambito distrettuale denominato Rm5.2, ha pubblicato sul portale istituzionale del Comune di Guidonia Montecelio, ECCOLO, CLICCA E LEGGI «un avviso pubblico per manifestazione di interesse finalizzata all’individuazione di soggetti del terzo settore disponibili alla co-progettazione e successiva realizzazione del servizio emporio solidale, afferente l’area del contrasto alla povertà». Spesa prevista: 93.000,00 euro. Una «garetta» d’appalto a tutti gli effetti, perfino identificativa del Cup, il Codice unico di progetto specificato dall’ente appaltante nei documenti di gara  (nel caso, il numero è: F19G20001050003). Tutto immaginava, a quel punto, il nuovo coordinatore del Piano di zona, funzionario del Comune di Guidonia Montecelio, Mauro Masciarelli tranne che la «garetta» sarebbe diventata un casus belli politico e interno alla stessa maggioranza.

Il 7 aprile del 2022 Michel Barbet inaugurava l’Emporio Solidale di via delle Regioni

Un «caso» approdato lo scorso 15 febbraio nell’aula del consiglio comunale, chiamata ad esprimersi su una interrogazione presentata dal consigliere di «Città Nuova» Arianna Cacioni contro l’operato dell’assessore (ai Servizi sociali e al Piano di zona) della sua stessa maggioranza Cristina Rossi: l’ala è quella dei cerroniani della civica lista «Guidonia Montecelio Domani». All’origine dell’atto presentato da Cacioni, una vicenda di ripetute (e anomale) proroghe tecniche del servizio sotto il profilo della legittimità procedurale, di mancati affidamenti e di conflitti d’interesse che investirebbero l’assessore Rossi. Una vicenda cominciata nell’aprile 2022, quando l’allora sindaco del M5S Michel Barbet inaugurava l’ Emporio Solidale Spééso del distretto, sede pre-scelta il popoloso quartiere di Villalba, in via delle Regioni, 1. A gestire l’attività, consistente nella distribuzione di derrate alimentari attraverso un meccanismo di punteggi attribuiti dai Servizi sociali comunali alle famiglie in particolari condizioni di disagio, la cooperativa sociale Ceas (da Mentana) in regime di co-progettazione con altre realtà del terzo settore territoriali, come l’associazione di promozione sociale (Aps) Centro Maria Gargani di Villalba, da sempre attiva nel mondo delle disabilità.

La brochure dell’emporio solidale

Una formula che sembrava funzionare, investendo nelle attività altri Comuni del distretto dove è presente l’Emporio Solidale come Montelibretti, San’Angelo Romano. Fino al luglio del 2023, al momento della pubblicazione della manifestazione d’interesse, per definizione aperta a tutte le realtà del terzo settore. Probabilmente all’ufficio del Piano di Zona non si aspettavano l’interesse di altre associazioni, dando per scontato che alla co-progettazione sarebbe stata ri-confermata la Ceas in collaborazione con il Centro Maria Gargani + altri, invece la «concorrenza» si è presto palesata con la presentazione di un secondo progetto da parte di Omnia Res Civitatis, associazione romana da tre anni attiva nella co-progettazione di interventi a contrasto della povertà.

Così, da ottobre, e ancora oggi, invece di assegnare il servizio secondo gli standard previsti nella manifestazione di interesse, al Piano di zona hanno deciso di prorogare (per ben due volte) gli affidamenti alla Ceas e affiliati, tenendo in sospeso gli esiti dell’avviso pubblico. Stranezze messe in risalto dalla consigliera Cacioni, che in aula ha chiesto conto all’assessore, senza avere risposte nette o particolarmente chiare. Il Comune capofila non ha, evidentemente, da luglio, proceduto alla nomina di una commissione giudicatrice che valutasse la portata dei due progetti pervenuti, al fine di operare una scelta, chiudere la procedura di gara e assegnare finalmente l’appalto di servizio. Dal mese di ottobre, vi sarebbe inoltre in atto una strategia di ostracismo nei confronti dell’associazione Omnia Res Civitatis. Questo si evince da una lettera di diffida, fatta recapitare al coordinatore del Piano di Zona dagli avvocati dell’associazione, rappresentata dallo Studio Legale Castaldo. Dove si chiede, in buona sostanza, di valutare il progetto denominato «un pasto per per tutti», di approvarlo o, in alternativa, di bocciarlo se ritenuto meno valido dell’altro proposto dalla concorrente Ceas.

Una «diffida» è arrivata al Comune capofila lo scorso 25 gennaio

Una diffida ad adempiere rivolta al Comune capofila, affinché venga chiusa la manifestazione d’interesse, datata 25 gennaio scorso, ma, denunciano dalla associazione Omnia Res Civitatis, «precedentemente abbiamo inoltrato una serie di richieste di accesso agli atti per fare il punto sull’avviso pubblico in oggetto, cadute nel vuoto: dal Comune capofila non ci hanno proprio risposto». Da quanto si apprende, al Piano di Zona hanno anche provato ad unificare le proposte pervenute in sede di gara in un’unica co-progettazione inclusiva di Omnia Res Civitatis e Ceas senza, però, ottenere risultato «In data 14.12.2023 si teneva il Tavolo di co-progettazione in cui era presente anche il Comune di Guidonia Montecelio rappresentato da due dirigenti e da una responsabile per la facilitazione del Centro servizi per il volontariato della Regione Lazio», scrive l’avvocato Castaldo nella diffida: «Tuttavia – si legge – durante tale riunione rimaneva poco chiara la modalità di gestione dell’Emporio Solidale, che inizialmente stabiliva una collaborazione tra tutte le associazioni partecipanti al Tavolo, salvo poi rimarcare che sarebbe stato individuato un Ente capofila nella stessa Ceas». La quale, scrive ancora il legale, continua a bocciare le proposte provenienti della Omnia Res Civitatis (in collaborazione con un’altra associazione, il Gabbiano Laborioso ancora di Villalba) «continuando a gestire in via esclusiva l’Emporio chiedendo continue proroghe che il Comune accorda senza giustificato motivo».

Proprio dietro «le proroghe accordate senza giustificato motivo» alla Ceas e affiliati si celerebbe il conflitto d’interesse dell’assessore. Prima di entrare a fare parte della giunta del sindaco civico destrorso Mauro Lombardo, la Rossi era attivista nella Aps Centro Maria Gargani, dove il consorte, almeno fino al 2021, risultava vicepresidente. A questo si riferiva Cacioni in aula quando evocava i conflitti d’interesse?.

Un fatto è ormai certo. In assenza di accordi su una co-progettazione condivisa, il Piano di zona del Comune di Guidonia Montecelio, deve chiudere la procedura di gara sull’affidamento e scegliere il progetto migliore dopo la nomina di una commissione giudicatrice. Dalla Omnia Res Civitatis non hanno dubbi: siamo accreditati con importanti enti regionali e il nostro progetto è inclusivo di servizi correlati di pubblica utilità come lo sportello sociale multimediale del cittadino, il centro di ascolto, un centro antiviolenza per donne vittime di violenza e minori, ludopatia, il servizio di consegna domiciliare di pacchi alimentari e di accompagno sanitario, la raccolta alimentare presso i supermercati. «Sulla base di questo assunto – scrivono dall’associazione – ed in risposta alla crescente richiesta di cittadinanza attiva da parte delle persone con problemi d’indigenza, abbiamo elaborato questo progetto per operare dove le istituzioni locali, nazionali ed il terzo settore non riescono a sopperire alle crescenti richieste». Attualmente, invece, il servizio è ancora in proroga. Senza giustificato motivo. Costa 7mila euro al mese di soldi pubblici e di norma gli affidamenti di questo tipo si aggiudicano con le procedure ad evidenza pubblica. Senza favorire nessuna della parti, anche solo apparentemente.  

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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