GUIDONIA – Le omissioni saltano agli occhi e fanno clamore più dello stesso contenuto. Insomma, la risposta resa da Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura nel governo di Giorgia Meloni, in risposta all’interrogazione della deputata M5S Ilaria Fontana sull’impianto di trattamento meccanico biologico (TMB) di Guidonia Montecelio non è farina del sacco del politico e storico dell’arte. Anzi. Indagando con le fonti ministeriali si apprende la vera origine dell’atto. E la trafila che ha compiuto prima di sbarcare, nel maggio scorso, in aula a Montecitorio. Raccogliendo, da subito, il plauso degli ambientalisti locali. I quali, prendendo a pretesto «il manifesto» Sgarbi, hanno inoltrato alla Regione Lazio l’ennesima richiesta di revoca delle autorizzazioni rilasciate all’impianto in quanto, a loro dire, viziate da molteplici illegittimità.

Un fatto è certo: «il documento» Sgarbi è stato ripulito di passaggi fondamentali (e caratterizzanti) di una vicenda passata più volte al vaglio della magistratura amministrativa nel corso degli ultimi 15 anni. Le argomentazioni sostenute tanto nella interrogazione della deputata Fontana quanto nella risposta di Sgarbi appaiono carenti di informazioni, e tralasciano per intero le pronunce giurisprudenziali intervenute sull’argomento. Una circostanza sospetta e tale da portare gli osservatori (e conoscitori della vicenda) a ritenere che ci sia la stessa mano dietro la stesura del botta e risposta parlamentare. Il Tribunale amministrativo del Lazio (TAR) e il Consiglio di Stato, non va dimenticato, hanno ripetutamente sentenziato a favore della legittimità delle procedure autorizzatorie dell’impianto. Quanto ai vincoli paesaggistici calati a settembre 2016 dalla Soprintendenza come una mannaia su un terzo del territorio guidoniano, – leggi anche C’è il «mostruoso vincolone»: sfumano opere strategiche e (almeno) 27 milioni di investimenti su Guidonia – su cui fonda «il documento» Sgarbi, i giudici hanno già detto che non si applicano all’impianto precedentemente autorizzato, in quanto privi di effetto retroattivo.

Ma chi ha scritto il parere poi firmato dal sottosegretario e diventato un vero e proprio «manifesto» per i legal-ambientalisti nostrani? La prassi esclude che Sgarbi sia l’autore di una sola parola. Fonti interne al ministero hanno raccontato a questo sito d’informazione indipendente come nasce il «documento» Sgarbi. Il quale, sotto forma di risposta all’interrogazione parlamentare, è stato lavorato dall’ufficio legislativo del ministero della Cultura. I cui avvocati, ignorando i contorni di una vicenda specifica, si sono rivolti alla Soprintendenza nelle sue articolazioni territoriali. Quindi, Zaccaria Mari, soprintendente di zona da qualche giorno in pensione. Si tratta dello stesso soggetto che ha impostato il «vincolone» paesaggistico del 2016, sostanzialmente voluto dalla Soprintendenza per fermare il Tmb. Ora si scopre essere lo stesso autore dell’atto a firma Sgarbi, omissivo e incompleto. Nel quale, il principale ostacolo al funzionamento di un impianto industriale regolarmente autorizzato, viene rappresentato nelle limitazioni paesaggistiche.

L’interrogazione Fontana e la risposta a firma di Vittorio Sgarbi planano sulla discussione parlamentare a maggio 2023. Quando a Guidonia Montecelio è in corso l’ennesima prova di forza sull’impianto dell’Inviolata. Gli ambientalisti grillini, già appoggiati dal soprintendente di zona, che mai ha nascosto le sue avversioni per un Tmb costruito nei pressi del Parco Archeologico dell’Inviolata, hanno trovato il sostegno (anche) del presidente dell’Ente Parco Dei Monti Lucretili (sotto la cui gestione ricade la Riserva dell’Inviolata). La dem Barbara Vetturini ha scovato l’ennesimo cavillo per mettere i bastoni tra le ruote all’attività dell’impianto collaudato, in funzione e al servizio di Ama Spa e di Roma Capitale dal gennaio scorso: vietare via dell’Inviolata, unica strada di accesso al Tmb, ai mezzi non preventivamente autorizzati dallo stesso Ente Parco, compresi quelli di Ama.

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Si tratta di un altro capitolo della stessa strategia dilatoria messa in atto da più soggetti nel corso dell’ultimo decennio, sistematicamente resa vana negli effetti dalla magistratura amministrativa. È a questo punto che il cavillo Vetturini trova ragione nelle poche righe di una interrogazione parlamentare presentata dai grillini. A cui deve seguire una risposta del governo affidata al sottosegretario. La tesi da supportare è, ovviamente, che Vettutini ha fatto bene a vietare il transito ai camion dell’Ama e che le norme ambientali legittimano le sue scelte.

Ecco come la Soprintendenza rispondere per conto di Sgarbi. «I volumi di traffico che verrebbero a determinarsi si porrebbero in contrasto con le norme di salvaguardia del Parco». E ancora: «Le prescrizioni di tutela paesaggistica contenute nelle norme d’uso allegate al decreto del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo del 16 settembre 2016 non precludano – quanto meno in via diretta – il libero transito veicolare nel tratto di via dell’Inviolata interno al comprensorio sottoposto a tutela paesaggistica, le norme di tutela naturalistica poste dal Parco Archeologico dell’Inviolata (che assurgono a disposizioni di tutela paesaggistica, in ragione di quanto previsto dall’articolo 142, comma 1 lettera f) del Codice dei beni culturali e del paesaggio) limitano il transito sulla carreggiata ai veicoli motorizzati, consentendolo esclusivamente a specifiche categorie di utenti, tra le quali non risultano compresi i mezzi di servizio dell’impianto trattamento meccanico-biologico dei rifiuti che si intende attivare».

Il provvedimento di blocco imposto dall’Ente Parco non ha incontrato il favore del sindaco di Roma Capitale e della Città Metropolitana di Roma Roberto  Gualtieri che ha fatto ricorso al Tar e il tribunale, ancora il mese scorso, gli ha dato ragione – Tmb, il Tar boccia in prima istanza il Parco dei Monti Lucretili: la circolazione torna libera su via dell’Inviolata-. Il braccio di ferro promette però nuove puntate. Vetturini, tramite gli avvocati dell’Ente Parco, ha impugnato la sentenza al Consiglio di Stato, dove l’udienza è fissata per dopodomani giovedì 8 giugno.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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