GUIDONIA – A Tivoli un nuovo ospedale a Guidonia Montecelio la «cittadella dei rifiuti». Che per tre quarti è già esistente. All’Albuccione, infatti, la Regione Lazio è in procinto ai autorizzare la costruzione di un quarto impianto che tratterà, tra gli altri, rifiuti ospedalieri. Provenienti dal Nuovo Ospedale Tiburtino?. Salvo riposizionamenti, presi in considerazione dalla giunta regionale e dal presidente Francesco Rocca per la possibile presenza di vincoli idrogeologici (NE ABBIAMO SCRITTO QUI: La corsa alle «centralità» alternative porta il Nuovo Ospedale Tiburtino verso Villa Adriana o sulla 28 bis a Guidonia) il Not, nella iniziale ubicazione progettuale, dovrebbe sorgere a tre chilometri dal sito individuato per il nuovo impianto di conferimento, stoccaggio e trattamento di alcune tipologie di rifiuti non pericolosi, i cui codici identificativi sono in via di individuazione, e rifiuti pericolosi, in prevalenza ospedalieri.

La distanza tra il Nuovo Ospedale Tiburtino e l’impianto dei rifiuti in linea d’aria è di 3 chilometri

Andando così a completare la «cittadella della munnezza». È scritto nello studio di impatto ambientale redatto dall’ingegner Roberto Casini, facente parte della documentazione depositata alla Pisana dalla società proponente, la Setra Srl, nel novembre del 2022 e sottoposta, in questa fase, a procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via) presso il Dipartimento regionale ambiente, cambiamenti climatici, transizione e sostenibilità, parchi. Nello studio ECCOLO, CLICCA E LEGGI viene riportata la circostanza secondo cui, l’impianto di prossima realizzazione in via Umberto Agnelli, località industriale Tavernelle, si ritroverebbe «all’interno del raggio di 1 km rispetto alla posizione di altri 3 impianti di gestione rifiuti già esistenti e funzionanti». Si tratta di un primo di gestione di rifiuti inerti (NE SCRIVEMMO QUI: A 600 metri dal centro abitato, tratterà 500.000 tonnellate di rifiuti l’anno. Nella carte depositate in Regione, l’anatomia dell’impianto di Albuccione); di un secondo di gestione rifiuti speciali non pericolosi; di un terzo di gestione di rifiuti speciali non pericolosi a prevalenza cartacei. Riporta lo studio, che «inserendo in questo contesto un impianto di trattamento rifiuti pericolosi si configurerebbe un bacino commerciale-ambientale completo per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, in quanto appunto l’attività che la ditta vuole intraprendere risulta complementare alle altre già presenti. La presenza dell’impianto andrebbe in qualche modo a valorizzare l’area come bacino primario nella gestione rifiuti, acquistando una posizione baricentrica importante».

Leggi anche Già funziona e tratta fino a 500mila tonnellate di rifiuti l’anno: le autorizzazioni ferragostane di Barbet

L’ambito di quella parte di territorio del Comune di Guidonia Montecelio rientra nella classificazione «Zona di Prg D – Impianti industriali e assimilati – Sottozona D/2 Zona per piccoli impianti industriali o artigianali». Il lotto è stato ritenuto idoneo per la sua posizione strategica, in quanto dista solo 500 metri dalla strada ad alto scorrimento SR5 (Via Nazionale Tiburtina), a 2000 metri dall’Autostrada A1 (Autostrada del Sole); a 2300 metri  dall’Autostrada E80 e A24. L’impianto sarebbe inserito in un contesto prevalentemente  industriale, ossia in una zona ove sono presenti molteplici aree produttive (Zona Industriale Tavernucole, Zona Industriale Tavernelle, Zona Industriale Martellona, Zona Industriale CAR e Zona Industriale Albuccione).

Caratteristiche dell’impianto

La superficie interessata dal progetto è di circa 3800 mq così suddiviso: superfici coperte circa 1.138 mq;  superfici scoperte circa 2660 mq, dotate di pavimentazione asfaltata. Il centro urbano di Albuccione dista 845 m dal lotto industriale individuato per costruire l’impianto. Che avrà una capacità annua di smaltimento di 36.925 tonnellate, di cui 30.650 t/anno di rifiuti non pericolosi e 6.275 t/anno di rifiuti pericolosi.

Impatto sulla salute pubblica

Per quanto riguarda la componente salute pubblica, lo studio firmato Casini considera «le caratteristiche dei rifiuti accettabili presso l’impianto» compatibili con l’adiacenza al centro abitato dell’impianto. Nel quale è già possibile escludere «la presenza di agenti patogeni e di radiazioni (ionizzanti e non) e, in particolare, di materiali radioattivi; si esclude inoltre la presenza di rifiuti “potenzialmente infettivi”, non presenti all’interno del catalogo dei codici EER richiesti». Ancora: «Le caratteristiche dei rifiuti trattati e l’assenza, o il moderato uso, di trattamenti che dissipano elevate energie, consentono di escludere rischi specifici correlabili a incendi/esplosioni. La fase di movimentazione e trasporto dei rifiuti rappresenta la fase potenzialmente più problematica dal punto di vista sanitario a causa delle emissioni diffuse di polveri, ma sarà cura della ditta prendere forti precauzioni utilizzando le best practice in materia di prevenzione (altezza adeguata di caduta, ridotta velocità, ecc. ecc.)». Tuttavia, accentua lo studio, «la fase di frantumazione, interamente meccanizzata, risulta maggiormente problematica a causa delle emissioni rumorose, mentre è pressoché trascurabile dal punto di vista delle emissioni di polveri».

Gestione dei rifiuti pericolosi

La configurazione dell’impianto assicura, comunque, «un elevato livello di garanzia nell’abbattimento delle emissioni polverulente e rumorose, ed un’adeguata protezione dagli agenti fisici in quanto l’attività sarà svolta all’interno del capannone. Chiaramente maggiore attenzione dovrà essere impiegata per quanto riguarda la gestione dei rifiuti pericolosi, ma non saranno svolte lavorazioni sui suddetti bensì saranno solamente stoccati all’interno del capannone e trasferiti in altri impianti e/o in discarica, riducendo notevolmente in questo modo il rischio di eventuali incidenti». Per l’ingegner Casini, «l’analisi degli aspetti sopra richiamati, conduce a ritenere ridotto il rischio sanitario potenziale associato all’impianto in progetto; il valore di impatto sulla componente “salute pubblica” risulta essere “trascurabile”». Secondo lo studio di fattibilità, il lotto individuato per la costruzione dell’impianto non sarebbe soggetto a particolari problemi o vincoli di natura idrogeologica a differenza dell’area scelta per l’ospedale, seppur distante solo 3000 metri.  

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

Nessun Commento

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato.