Guidonia – Il Tar mette fine alla «guerra» del Comune alle cave: infondati i ricorsi presentati negli anni da Michel Barbet
GUIDONIA – Lo schema dell’ex amministrazione 5STelle è stato lo stesso dal 2018: ogni procedura licenziata dalla Regione Lazio sul rinnovo delle concessioni estrattive per il Comune di Guidonia Montecelio era da considerarsi illegittima. Tanto da dover ricorrere sistematicamente contro le decisioni della Pisana chiamando in causa il Capo dello Stato e con esso la giustizia amministrativa straordinaria. L’ente comunale, in uno scontro istituzionale senza precedenti, ha impugnato per anni ogni singolo progetto di nuova autorizzazione, con metodo scientificamente finalizzato a dilatare i tempi di rilascio di rinnovi e concessioni, mettendo così il bastone tra le ruote alle aziende. Quell’extra ritenuto dagli imprenditori, ad un certo punto, tanto intollerabile da mettere a rischio la sopravvivenza delle stesse imprese del Travertino Romano, lesivo se sommato alle già definite lungaggini della normale burocrazia: in Regione una pratica impiega mediamente due anni prima di vedere concluso l’iter di approvazione relativo al rinnovo di una concessione.
Ora, con le sentenze pubblicate oggi, giovedì 30 marzo, il Tar del Lazio si è definitivamente espresso sulla fondatezza di quei ricorsi straordinari al Capo dello Stato, bocciando l’ex sindaco Michel Barbet e la politica della sua amministrazione 5Stelle. Cinque ricorsi ancora pendenti sono stati respinti perché infondati. Al contrario, l’operato messo in campo dalla Regione Lazio nel rilascio dei rinnovi delle concessioni estrattive fu, per i giudici amministrativi, corretto, per niente viziato da carenza di istruttoria, piuttosto che da «eccesso di potere nelle figure sintomatiche di travisamento dei presupposti di fatto e di diritto e carenza di istruttoria. Sviamento. Contraddittorietà. Illogicità. Difetto di motivazione. Violazione dei principi di buon andamento e imparzialità della P.A. di cui all’art. 97 Cost.». Insomma, l’attività svolta dalla Regione fu regolare, né carente, né grossolana, ed ha approfondito tutti i punti di criticità con particolare riguardo alle ripercussioni di carattere idrogeologico, attraverso il coinvolgimento delle autorità specificamente competenti come l’autorità di Bacino del Tevere e con l’uso ulteriore di uno studio geochimico-mineralogico-petrografico prodotto dall’Università Roma Tre. Sono risultate inoltre errate, per i giudici, le valutazioni fatte dal Comune circa l’utilizzo di terre e rocce estranee ai siti estrattivi per i ritombamenti, al contrario corrette furono le letture normative operate dalla Regione per la salvaguardia ambientale delle aree oggetto di coltivazione del Travertino.
Ripetutamente, negli anni, gli imprenditori delle aziende guidoniane avevano denunciato una situazione di discriminazione a loro danno. Soprattutto guardando alla vicina Tivoli, dove il sindaco Giuseppe Proietti, non ha mai creato particolari problemi alle imprese, scegliendo una applicazione puntuale delle norme regionali sulle attività estrattive e una interpretazione estensiva delle leggi di tutela ambientale e delle circolari del ministero, una condizione di vera discriminazione ha invece investito le aziende che ricadono nel territorio di Guidonia Montecelio. Vittime per anni di «atti ostili» da parte dell’ex amministrazione 5Stelle. Dell’ex sindaco, soprattutto della sua maggioranza condizionata da un pregiudizio di natura ideologica: i movimentisti, le cave, volevano chiuderle dai tempi del programma elettorale del 2017. Una guerra dichiarata e combattuta con la burocrazia usata come clava, con la continua ricerca dell’appiglio legale e un ricorso patologico, nei numeri, alle procedure straordinarie della giustizia amministrativa, al Capo dello Stato, per inficiare qualunque atto autorizzatorio di nuove e vecchie cave che la Regione Lazio, Ente sovraordinato competente, licenziava con parere favorevole alle imprese che ne avessero fatto richiesta.
Uno stillicidio che ha inciso sulla qualità del lavoro delle maestranze, su quella della programmazione delle stesse aziende e finita come ogni guerra santa con un nulla di fatto. Nel fallimento definitivo delle politiche 5Stelle, una buona notizia c’è per i cittadini contribuenti. I giudici amministrativi hanno compensato le spese di giudizio e il Comune dovrà pagare le sole prestazioni professionali della propria avvocatura. Poteva andare anche peggio.