GUIDONIA – Cosa sta succedendo in questi giorni al Tmb dell’Inviolata, dove da lunedì 16 gennaio arrivano i camion dell’Ama con di rifiuti provenienti dalla Capitale per la fase di collaudo «a caldo» dell’impianto. Fonte qualificata, un tecnico esperto che per lavoro si occupa del collaudo di impianti di trattamento meccanico biologico, spiega quali interventi richieda la fase attuale. La quale, dice, riguarda «i primi conferimenti, il cui tonnellaggio nelle settimane iniziali non sarà quello a regime definitivo (500/600 tonnellate al giorno ndg) ma di sole 100/tonn. Il collaudo vero e proprio sarà raggiunto e ultimato quando l’impianto funzionerà per le portate massime progettualmente previste. Soltanto quando le portate massime verranno raggiunte, e il Tmb sarà a regime, potrà dirsi conclusa la fase di collaudo».

Quanto dura il collaudo «a caldo» di un Tmb come quello dell’Inviolata

«Una entrata a regime con le portate progettualmente previste, si raggiunge in tre o quattro settimane, un mese al massimo per un impianto con le capacità di tonnellaggio di quello dell’inviolata. Solo alla fine di questa fase si potrà valutare se, a pieno carico, l’impianto presenta criticità di funzionamento. Terminato il collaudo si certifica che, per i tonnellaggi massimi progettualmente previsti, l’impianto non dà problemi».  

Che tipo di impianto è quello dell’Inviolata appena entrato in esercizio

«Quando venne progettato, alla fine del primo decennio del nuovo secolo, era l’innovazione pura perché presenta procedimenti interni per la contrazione volumetrica dei sovvalli e molto altro, oggi non dico che sia obsoleto ma, per portata di tonnellaggio, poco ci manca. Per via delle lungaggini abbiamo perso 13 anni di possibilità di lavorazioni dei rifiuti a vantaggio delle comunità, dietro a quisquilie legate alla soprintendenza, al sequestro che ne è seguito, è la storia dell’Italia, dove si continua ad anteporre la norma e la ottemperanza bieca alla norma agli interessi della collettività. Questo impianto è fuori norma? Si demolisce. Questo impianto è a norma e il mancato utilizzo dipende dall’ennesimo cavillo di pura burocrazia?: si rimuove il cavillo. Non si possono aspettare 13 anni per avviare un impianto industriale dal cui funzionamento dipende un servizio essenziale, mentre nel Lazio c’è una carenza cronica di impianti  e i rifiuti sono per strada. Nel caso del Tmb dell’Inviolata, è quasi il caso di dire: meglio tardi che mai. Anche se un impianto moderno, di ultima generazione, «digerisce» tra le 1.500 e le 1.800 tonnellate al giorno, questo Tmb si ferma a un terzo: 500, massimo 600 tonnellate.  

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La fase di collaudo, se ne occupa l’Università di Tor Vergata

Come comunicato dall’amministrazione comunale civica lo scorso 16 gennaio, i due amministratori straordinari di Ambiente Guidonia Srl, Augusta Iannini e Tiziano Onesti, hanno informato il sindaco Mauro Lombardo dell’inizio della «fase di start-up» del Tmb dell’Inviolata. La quale, abbiamo detto, potrebbe durare al massimo altre tre settimane. Stando alla comunicazione del sindaco, «questa prima fase consisterà nell’avviamento dell’impianto con i primi rifiuti provenienti dalla città di Roma e nella messa a punto dei macchinari. L’attività di supervisione e consulenza per l’avviamento e la messa a regime – hanno riferito gli amministratori straordinari – nonché per il successivo collaudo funzionale dell’impianto, sarà condotta dal Dipartimento di Ingegneria Civile e Ingegneria Informatica dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata nella persona del Prof. Francesco Lombardi».

Il sindaco Mauro Lombardo

«La «fase di start-up» del Tmb dell’Inviolata, impone che su tutto l’iter amministrativo che sta portando all’avvio dell’impianto venga fatta la massima chiarezza. Al momento, purtroppo, occorre registrare che su alcuni aspetti di questa complessa procedura ci sono dei passaggi che lasciano alcune perplessità. Pertanto, come annunciato nei giorni scorsi, ho convocato una riunione con gli Enti interessati dalle procedure inerenti l’approvvigionamento idrico dell’impianto e la strada di accesso alla struttura. Per quanto riguarda l’utilizzo dei pozzi vogliamo chiarire se ci possano essere ripercussioni sulla bonifica della vicina discarica e sui gradienti interni al polder. Per quanto riguarda la strada, invece, occorre appurare se non insistano vincoli o restrizioni al transito dei mezzi pesanti».

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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