GUIDONIA – Un caso più unico che raro di un teatro comunale che mantiene il suo nome Imperiale ma che potrebbe chiamarsi anche Pier Paolo Pasolini. La proposta è arrivata al voto del consiglio comunale che a maggioranza (dei pochi presenti) si è espresso favorevolmente. Cosi, in un futuro prossimo, il palcoscenico famoso di Guidonia, uno dei simboli della Città di Fondazione, potrebbe portare, accanto alla intitolazione storica, il nome del famoso scrittore, regista, poeta friulano ammazzato all’Idroscalo di Ostia il 2 novembre del 1975.

La proposta contenuta nella mozione presentata da tre consiglieri (2 del M5S e 1 di Articolo Uno) di intitolare il teatro cittadino a Pasolini non aveva inizialmente riscosso il favore dell’aula, soprattutto del gruppo consigliare del M5S e del sindaco Michel Barbet, preoccupati dei limiti imposti dalla Soprintendenza. Poi, però, è intervenuto un emendamento proposto da Alessandro Toro (M5S) a trovare il giusto punto di mediazione: il mantenimento del nome Imperiale con l’aggiunta di Pier Paolo Pasolini. Quindi, la mozione «corretta» è stata votata e approvata dalla sola maggioranza giallo rossa, con il sostegno determinante di Mario Lomuscio e Emanuele Di Silvio del Partito democratico (è finita 6 a 5, il sindaco si è astenuto e mezzo gruppo del M5S si è espresso sfavorevolmente): è successo nel corso della seduta di martedì 16 aprile.

Il  teatro incastonato nella piazza razionalista, cuore della città istituita nel 1937 dal capo del governo Benito Mussolini a cui venne dato il nome per celebrare l’espansione coloniale in atto in quegli anni, potrebbe così chiamarsi «Imperiale Pier Paolo Pasolini» in una strana, quanto inedita simbiosi di mondi lontani e culture inconciliabili (il regista era stato iscritto al Pci, antifascista). La palla passa ora alla commissione Toponomastica che dovrà inoltrare le richieste per le autorizzazioni alla Soprintendenza in relazione ai vincoli che insistono sulla Città di Fondazione e alla Prefettura di Roma per il via libera definitivo. Singolare la motivazione che ha ispirato il proponente Claudio Caruso, l’ex M5S oggi nel gruppo di Liberi Uguali tra i firmatari insieme ai grillini Maurizio Celani e Antonino Briganti dell’atto di indirizzo. Guidonia Montecelio fu la città di residenza dell’assassino di Pasolini. Pino Pelosi detto la Rana, unico condannato per l’omicidio dal tribunale per i minori (all’epoca era 17enne), viveva a Setteville quando, in circostanze mai del tutto chiarite, incrociò il destino del regista nella notte tra il 1 e il 2 dicembre del 1975. Nella lunga introduzione al testo, Caruso indugia sui particolari del delitto e sul profilo di Pelosi quasi pensando a una sorta di risarcimento verso l’uomo Pasolini da parte di una città che, tra l’altro, il regista aveva reso celebre nel film capolavoro  Mamma Roma.

Ma c’è ovviamente a chi il compromesso in puro stile democristiano sul doppio nome da dare al teatro non è piaciuto. È il caso del capogruppo di Fratelli d’Italia Giovanna Ammaturo che boccia «l’intitolazione all’illustre regista e scrittore del teatro Imperiale di Guidonia Montecelio ristrutturato con i soldi dei contribuenti».

In una nota stampa il consigliere di Fd’i spiega che l’atto votato «è contro il regolamento perché esiste una commissione toponomastica in cui dapprima si vaglia la richiesta e non il contrario. Inoltre il Palazzo del cinema Imperiale è sottoposto a vincolo di Città di Fondazione quindi anche cambiare la denominazione deve avere il parere favorevole della Sopritendenza. Lo stesso sindaco Barbet che si è astenuto ha evidenziato il problema mentre per altri consiglieri di maggioranza è stato “un atto di pubblicità e  vanagloria”».

Poi, sul voto favorevole del Pd, Ammaturo fa riferimento alla sinistra e a quel Partito comunista italiano che espulse Pasolini perché uomo libero «unico tra gli intellettuali a dichiararsi contrario all’aborto e contro i movimenti studenteschi che attaccavano i poliziotti». Comunque, per Ammaturo La mozione non produce effetti di legge «non essendo passata per la commissione – conclude –  non si è potuto confrontare con migliaia di altri attori e registi non per stabilire chi ha più diritto ma per offrire anche agli altri pari dignità e amore popolare: da Sordi, Tognazzi, Vitti, Manfredi, Milli, Laurenti, Proietti , Carràe chiedo scusa per tutti gli altri che non riesco a nominare».  

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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