Guidonia – I civici in aula senza numero legale, risolvono Forza Italia e FdI. Salvi i punti urbanistici e il sindaco ringrazia
GUIDONIA – Cinque assenze pesanti. Tutte tra i banchi della maggioranza civica, che avrebbero impedito lo svolgimento del consiglio comunale. Quando sono le 9.30, l’ora fissata per il suono della campanella, aula convocata dal presidente Erick D’alisa su svariati punti, alcuni afferenti la rimodulazione di progetti urbanistici finanziati dal PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), altri le mozioni, il riconoscimento dei debiti fuori bilancio e il nuovo valore venale da attribuire alle aree estrattive ai fini del calcolo dell’Imu (Imposta municipale unica), mancano all’appello Rosaria Pasqualucci de «Il Biplano», Anna Mari, Michele Venturiello e Arianna Cacioni di «Città Nuova», Alessia Croce di «Guidonia Montecelio Domani», migrata nel gruppo misto con il collega Maurizio Remoli, l’altra metà della «coppia» elettorale. La voce del segretario generale Gloria Di Rini, scandisce a quel punto i limiti di una maggioranza sfilacciata e inaffidabile. Dodici i civici presenti, sindaco Mauro Lombardo compreso. Insufficienti a garantire il numero legale per aprire i lavori del consiglio comunale. Tutti a casa e seduta sciolta, questo sarebbe stato il normale epilogo di un’assemblea dove la maggioranza non è più in grado di rappresentare se stessa e la minoranza si distingue marcatamente nel suo ruolo dall’opposizione. Invece no, nella mescolanza di sigle civiche, partiti azzoppati nell’autorevolezza e nella forza e «cani sciolti», ieri (lunedì 29 aprile) in aula è successo l’impensabile. Anche che l’aiutino per validare la seduta e consentire al sindaco di portare a casa i provvedimenti iscritti all’ordine del giorno sia arrivato da due consiglieri del centrodestra, fino a quel momento all’opposizione: il forzista Alfonso Masini e il fratello d’Italia Augusto Cacciamani. Assente Adalberto Bertucci, che del partito di Giorgia Meloni è il capogruppo. Proprio la loro presenza in aula ha garantito il numero legale, determinando, commenta qualcuno degli addetti ai lavori, «una roba che politicamente non s’era mai vista». Masini, come del resto Cacciamani, hanno anche votato a favore dei punti urbanistici. Pollice all’insu pure sulla delibera che dopo 17 anni ha rideterminato l’aliquota della Imposta municipale da applicare alle attività estrattive, scesa da 54 a 35 euro. Questione annosa e lungamente dibattuta, su cui questo sito d’informazione indipendente tornerà con una inchiesta di approfondimento nei prossimi giorni.
Insomma, l’aria che tira dentro e fuori l’aula consiliare è ormai di un’unica, allargata maggioranza costruita intorno a Mauro Lombardo, da cui restano esclusi il gruppo del Partito democratico composto da Emanuele Di Silvio, Rossella Nuzzo, Mario Lomuscio, Simone Guglielmo e Alessandro Messa della Lega. Alfonso Masini ha sottolineato con accezioni più che positive la sua funzione di salvatore del sindaco e del numero legale. Parlando dal pulpito di primo sostenitore di Lombardo, come membro ormai effettivo di nuova maggioranza plasticamente delineata in aula, ha perfino attaccato i colleghi del Partito democratico, respinti all’opposizione dal naturale ricongiungimento dei vincitori civici di destra con la destra dei partiti usciti sconfitti dalle urne comunali di due anni fa. Una sottolineatura meritano le parole del forzista sull’urbanistica, poi votata compattamente con il resto della maggioranza: «Noi facciamo semplicemente il nostro dovere – ha detto Masini collegandosi alle posizioni di Cacciamani giustificative del plurale -. Voterò i punti urbanistici perché ci ho lavorato, una materia a cui mi sono appassionato e penso che servano a tutta la città». E a chi gli faceva notare l’incoerenza dei comportamenti per un consigliere di minoranza, l’azzurro ha risposto: «Pensatela come vi pare». Amen. In barba al ruolo che gli elettori gli avevano delegato nell’estate del 2022: stare seriamente all’opposizione. (immagine di copertina scaricata dal web).