GUIDONIA – Il consiglio comunale è sovrano. È la seconda istituzione dell’ente locale, autonoma nella organizzazione e svincolata dall’apparato di governo. Le sue funzioni, dirette o diramate nelle commissioni, sono però dettagliatamente regolamentate dal decreto legislativo 267 del 2000 che non ammette deroghe. L’andamento delle commissioni consiliari, chi scrive ne ha seguite sei nelle ultime settimane, fa sorgere invece la più classica delle domande: fino a che punto i presidenti e componenti delle commissioni possono decidere di affrontare qualunque argomento, moltiplicando così inevitabilmente i gettoni di presenza riscossi a fine mese? Qui non si tratta del numero delle sedute convocate ogni settimana (che ci starebbe anche con all’ordine del giorno punti concreti da istruire per la discussione in consiglio) ma della qualità e pertinenza degli argomenti trattati. Come quello affrontato nell’ultima commissione Cultura, Sport e Pubblica istruzione. Quando  il presidente, il 5Stelle Matteo Castorino, elencava con tanto di puntuale descrizione i reperti diventati oggetto di un verbale tra il delegato della Soprintendenza e il direttore scientifico del Museo Lanciani di Montecelio. Un esercizio di lettura utile per l’interessato, sicuramente, ma assolutamente inutile ai fini di quello che dovrebbe essere il lavoro della commissione.

Non che nelle sedute precedenti la solfa fosse diversa. Nella penultima riunione si discuteva di future delibere di giunta. Di convenzioni da stipulare con i privati per la nascita di una scuola di formazione per nuovi artisti. O di iniziative di promozione dei siti museali e di interesse culturale su un portale turistico; ancora, della necessità di sentire in audizione il direttore del museo Lanciani di Montecelio. Che c’azzeccano gli atti di giunta non ancora approvati (e dunque privi di interesse per il consigliere nell’esercizio della funzione di verifica e controllo) con le commissioni consiliari è da capire e approfondire. Fatto certo e che, di quei contenuti, i commissari potrebbero discutere al bar davanti a un caffè fumante e senza costi per i contribuenti. E il caso della commissione Sport e Cultura, forse il più emblematico, non è il solo. Nelle altre delegate a istruire procedimenti da sottoporre poi al voto dell’aula, per le materie di stretta pertinenza, va allo stesso modo. All’Ambinte, nella calendarizzione di ottobre, il presidente, l’altro grillino Alessandro Cocchiarella, aveva perfino iscritto l’appalto per la raccolta differenziata in scadenza nel 2020. Ora, come e perché l’appalto più rilevante dell’Ente, oltre 50 milioni di euro in 5 anni, debba diventare materia di interesse preventivo per la commissione consiliare non è dato sapere, se non nella frenesia del presidente che per gli appalti pubblici mostra sovente un certo interesse come il collega, a capo della commissione Lavori pubblici, Claudio Cos (leggi Guidonia, il traffico dei rapporti a 5Stelle porta gli appalti (Lavori pubblici) verso la IX Comunità montana)

Va spiegato per dovere di cronaca che la gestione nelle pubbliche amministrazioni è competenza esclusiva della burocrazia: di dirigenti e funzionari che istruiscono i bandi di gara senza l’inopportuna interferenza della politica. La mescolanza dei piani potrebbe infatti generare fattispecie di confusione dei ruoli nel migliore dei casi. Nemmeno, la trovata di Cos, può trovare spiegazione con la funzione di indirizzo sul futuro appalto, il cui ambito d’interesse è semmai in capo all’assessore e al sindaco che lo delega, e la sede corretta di espressione di quell’indirizzo è la giunta comunale. Risultato di questa anarchia sono le potenziali ingerenze e gli ordini del giorno immotivati, che producono il nulla cosmico sotto il profilo dell’attività istruttoria ma anche costi per l’Ente. I consiglieri infatti, i più presenzialisti, ogni mese si portano a casa l’equivalente di uno stipendio medio, pari a circa mille euro. Un vizio soprattutto degli eletti 5Stelle. In primis dei presidenti, tutti pentastellati, per i quali ogni argomento diventa ragione per convocare e aprire le commissioni. E sono tanti i casi che potrebbero sollevare scalpore e polemiche. Come quello delle audizioni inutili ai fini della istruttoria degli iter di competenza. Dai commercianti, alle dirigenti scolastiche, dai rappresentanti di imprese aggiudicatarie di appalti per beni e servizi agli stessi dipendenti comunali. Tanti sono i precedenti che hanno trasformato le commissioni in riunioni assembleari inappropriate per mandato e funzioni. Utili solo a incrementare il gruzzoletto dato dai gettoni di presenza. La domanda a questo punto sorge spontanea: chi deve controllare che le commissioni vengano convocate con senno e rispetto, si aprano e discutano di questioni concrete? Fino a oggi, al netto di qualche regolamento revisionato, e pure male, giusto per trasmettere all’esterno una immagine di efficienza, sono costate all’incirca 180mila euro l’anno ai cittadini contribuenti in gettoni di presenza. Leggi anche In tutte le commissioni (anche su delega) pur di intascare i gettoni, la calda estate del disoccupato Cocchiarella.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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