GUIDONIA – Adalberto Bertucci, già amministratore delegato della municipalizzata romana dei trasporti (Atac).  Da oltre tre lustri  è presidente dell’Ordine professionale dei Consulenti del Lavoro di Roma e Provincia. Laureato in economia, libero professionista, consulente del lavoro e dottore commercialista con studi nelle città di Guidonia Montecelio e Roma, delegato dell’Enpacl (Ente nazionale di Previdenza dei Consulenti del Lavoro), ricopre incarichi di revisore dei conti in varie società e cooperative, è presidente onorario della Fondazione Studi Oreste Bertucci. Vecchia scuola politica. Da decenni impegnato nella vita sociale e civile di Guidonia Montecelio, dove è stato consigliere comunale e candidato sindaco nel 1995, sempre con il cuore a destra, Bertucci è stato anche membro dell’assemblea capitolina. Una lunga militanza la sua, prima nel Msi con Giorgio Almirante, poi in Alleanza nazionale con Gianfranco Fini, ora al fianco di Giorgia Meloni in Fratelli d’Italia. Tanta esperienza maturata, Bertucci ha annunciato di recente un nuovo impegno nella terza città del Lazio, un’altra discesa in campo nella città dove vice da sempre. In vista delle elezioni comunali del 2022. Di seguito, l’intervista che ha rilasciato a questo sito di informazione indipendente sull’attualità politica e le prospettive del centrodestra per governare Guidonia Montecelio.

D. Lei ha una grande esperienza professionale e politica, aggiungerei di vita che non guasta per chi intenda impegnarsi nelle istituzioni locali e non solo, che tipo di apporto pensa di poter portare all’amministrazione di una città bloccata da 5 anni?

R.  «Credo che le esperienze maturate possano e debbano essere messe a disposizione di un’intera comunità, quella guidoniana, che nel tempo mi ha dato molto… io amo Guidonia Montecelio e vorrei veramente essere utile per cercare di mettere nuovamente in movimento un tessuto economico e sociale ormai da troppo tempo dormiente».

D. Ha detto di volersi candidare al consiglio comunale, ripartire dal dibattito democratico delle assemblee istituzionali, la sua però è una competenza che sarebbe utile al governo diretto della città, perché esclude di fare il sindaco anche, perché no, sostenuto da un fronte più ampio di Fratelli d’Italia, partito del quale è dirigente?

R. «Ad oggi non ho escluso la mia candidatura a sindaco, ma certamente so bene che a volte competenze ed esperienza, soprattutto politiche, possono rappresentare un ostacolo per alcuni, che strategicamente preferiscono avere figure anche competenti ma molto meno “ingombranti“ dal punto di vista politico. Credo altresì che possa comunque offrire quelle capacità professionali maturate in questi anni, anche presiedendo il Consiglio provinciale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro più grande d’Italia, quello di Roma e provincia, anche sedendo nei banchi dell’assise comunale che non solo deve essere centrale nella politica  guidoniana, ma ne deve tracciare il solco dove il governo dovrà muoversi».

D. Lei ha percorso una lunga strada all’interno della Destra italiana, è dunque un conoscitore delle dinamiche di quella parte politica, soprattutto se calate nelle realtà locali, come fotograferebbe oggi la Destra a Guidonia, quanto è frammentata se lo è, quanto vede possibile un fronte di centro destra largo con ambizioni di governo?

R. «Vengo dalle fila del Movimento sociale italiano, orgoglioso di non aver mai cambiato casacca, seppur, da uomo di partito, ho seguito le decisioni dirigenziali di fusioni, trasformazioni ed inclusioni in altri partiti e movimenti. La mia coerenza mi ha fatto trovare all’interno di Fratelli d’Italia da subito, senza alcun calcolo elettorale. Oggi i valori di un’intera comunità che la giovane e capace presidente Giorgia Meloni sintetizza, ci permettono di sederci ad un tavolo più ampio del centrodestra sapendo che ognuno sarà alfiere del proprio credo, anche a livello locale, anche per Guidonia non solo possiamo, ma dobbiamo trovare la sintesi per governare e realizzare un futuro diverso».

D. La fusione a freddo di Pd e M5S è un cartello politico ed elettorale che lancia la sfida agli avversari in vista delle comunali del 2022, quanto sono temibili insieme questi due partiti, perché lo sono o perché no?

R. «Posso dire di essere deluso ma non sorpreso. Sono deluso da cittadino che ha sentito uscire dalla bocca degli esponenti del M5S programmi utopici irrealizzabili alternati ad insulti indicibili nei confronti “degli altri”, tra i quali c’erano anche “quelli di Bibbiano”. Come non ricordare il teatrino tragicomico nelle prime consultazioni in streaming tra Grillo e i suoi compari nei confronti dell’allora segretario Bersani e del resto della delegazione del Pd. Oppure le arringhe che il locale avvocato stellato propinava dai banchi di palazzo Guidoni nei confronti di chi oggi gli sta a braccetto, o viceversa, quegli esponenti del Partito democratico che finanche nell’ultima campagna elettorale hanno apostrofato con la qualunque gli avversari stellati. Ma non sono sorpreso. Dopo alcune esperienze, seppur poco di governo, ho capito che la ricerca della poltrona a tutti i costi è un virus che ad oggi non ha vaccini disponibili e si trasmette più facilmente con le mascherine che occultano la vergogna esterna di chi faceva girotondi e partecipava ai vaffaday».

D. Non posso non chiederle un bilancio di questi anni di amministrazione 5Stelle, lei vive in questa città. La situazione, secondo lei, può essere perfino peggiore di come i cittadini la vedono?

R. «Fallimentare. Strade impercorribili, sporche, insicure ed addirittura chiuse da anni. Siamo diventati alla succursale della Raggi. Virginia Raggi è già stata congedata, a breve lo sarà anche Barbet».

D. Se potesse decidere da solo, in modo pragmatico e risolutivo, 5 interventi necessari a strappare la città a questo declino al momento inarrestabile, quali sarebbero?

R. 1) «Tavolo permanente con il tessuto economico per il rilancio del commercio ed artigianato locale, delle attività estrattive e degli insediamenti industriali, in sintesi pensare all’occupazione. 2) Viabilità, intesa non solo con strade percorribili ma anche con nuovi collegamenti. 3) Incentivazione della mobilità sostenibile con nuovi punti di ricarica delle auto elettriche per agevolarne l’uso e la progettazione di nuova viabilità ad esclusivo uso ciclabile, dove possibile. 4) Attivare centri ed iniziative culturali che siano quanto più possibile gratuite o con prezzi calmierati per connettere i cittadini al proprio territorio. 5) Ripensare gli spazi verdi in maniera più ampia fruibili e soprattutto liberi. In estrema sintesi Guidonia deve smettere di essere una città dormitorio».

 

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

Nessun Commento

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato.