Guidonia – Concorso per progressioni verticali, le manipolazioni sull’atto dirigenziale uno e trino
GUIDONIA – Da «istruttore» delle procedure relative al concorso, a cui partecipava però come candidato, avrebbe inficiato gli atti di nomina della commissione chiamata ad esaminarlo e con essi la validità della stessa selezione. Un conflitto d’interesse insanabile. Questo spiegherebbe le stranezze riscontrare nella determina 180 del 23 dicembre 2021 (NE ABBIAMO SCRITTO QUI: Strani atti dirigenziali e la guerra nel sindacato, al Comune è bufera sulle progressioni verticali), che nominava i commissari con firma (digitale) del dirigente al Personale Nicolò Roccolino. Atto pubblicato all’albo pretorio online del Comune di Guidonia Montecelio lo stesso giorno in cui erano previste le prove d’esame del concorso interno per le progressioni verticali. Il passaggio di categoria da «C» a «D» di alcuni dipendenti, profilo ambito quello di istruttore direttivo amministrativo. Una determina di cui adesso spuntano tre versioni diverse. Nella prima è indicato come responsabile del procedimento Enzo Magnarella, candidato poi risultato il vincitore della selezione per le progressioni verticali. Nella seconda versione è Maria Tiziana Di Giovanni ad essere indicata quale Responsabile del procedimento (Rup). La terza versione è quella incompleta. Mancante di intere parti dell’atto, tra cui la firma digitale del dirigente, priva di indicazioni relative al Rup, reperita da chi scrive non sull’albo pretorio ma all’interno della sezione «amministrazione trasparente» del sito istituzionale, nascosta tra i documenti del concorso.
La triplice versione di questo atto sta facendo un gran discutere al Comune di Guidonia Montecelio. Le reazioni dei bene informati parlano di una storia piena di ombre. Cominciata a prova d’esame già svolta (era convocata alle 15 del 23 dicembre). E ad esito della graduatoria finale di merito che premiava Enzo Magnarella con il miglior punteggio. Dal racconto delle gole profonde su come si sarebbero svolti i fatti, è in quel momento che qualcuno si sarebbe accorto del papocchio. Il dipendente esaminato risultava al contempo il Rup nell’atto pubblicato, firmato digitalmente, pienamente valido negli effetti di legge. Cioè, l’istruttore della procedura amministrativa relativa al concorso ne risultava anche il vincitore. Un conflitto reale che avrebbe dovuto portare alla invalidazione della selezione. Soprattutto per quanto riguarda le responsabilità del Rup nella nomina dei membri della commissione esaminatrice, sapendo di essere egli stesso uno degli esaminati. Insomma, una situazione kafkiana. A questo punto spunta una seconda versione della determina 180. In cui il responsabile del procedimento diventa il vice capo del personale Di Giovanni. Infine, la versione pubblicata incompleta, mancante perfino della firma digitale del dirigente. Al Comune non si parla d’altro. La domanda che va per la maggiore è come sia stato possibile modificare un atto pubblicato e manometterne i contenuti su elementi così determinanti per la validità della intera procedura concorsuale.
Una volta pubblicate le determine dirigenziali sono valide ed efficaci, non c’è modo di correggerne errori e svarioni se non con la revoca in autotutela. La procedura legittima e trasparente che si sarebbe dovuta adottare era dunque quella di un annullamento dell’atto e con esso della procedura se viziata da un conflitto d’interesse. Cosa invece sia accaduto, quando e perché l’atto sia stato manipolato dopo la sua pubblicazione, è tutto da appurare. I giornalisti non fanno i giudici e la buona fede va riconosciuta a maggior ragione agli «honesti» del Pd e del M5S che governano la città di Guidonia Montecelio. Certo è che manomettere un atto pubblico perché inficerebbe una procedura concorsuale che non si vuole annullare, in qualunque parte d’Italia darebbe luogo a più di una ipotesi di reato: dall’abuso d’ufficio, al falso in atto pubblico, all’alterazione delle procedure in relazione ai concorsi pubblici. A Guidonia Montecelio, per ora, tutto questo è solo un giallo. Che devono chiarire in primo luogo il sindaco Michel Barbet e l’assessore al Personale Andrea Saladino.