GUIDONIA – Perfino i sindacati di base sono stati lasciati ai margini dei casi di contagio registrati negli ultimi giorni tra i dipendenti dell’Ente. Nella affollata e rumorosa commissione Affari istituzionali di mercoledì mattina, pochi ancora erano a conoscenza degli accadimenti del giorno precedente. Di quel martedì 9 giugno, quando la notizia della positività di un vigile urbano circolava nel palazzo già in tarda mattinata. Lo sapeva certamente il sindaco 5Stelle Michel Barbet che tuttavia ometteva il particolare nella consueta comunicazione giornaliera alla città sui nuovi casi registrati. Ma ometteva anche di informare i sindacati di base. La circostanza è emersa proprio durante la commissione dell’indomani mattina, quando consiglieri comunali sconcertati, tentavano di ricostruire i fatti della sera precedente. Una disamina che ha intanto stabilito che nessun dirigente era stato informato da Barbet. Fabio Lauro, a interim agli Affari istituzionali dell’Ente, apprendeva della necessità di chiudere l’Anagrafe comunale per diretti contratti col personale già in quarantena, solo alle 23.30 e fortunatamente da terze persone. Non per bocca del sindacato ignaro, né di alcuno degli attori politici che muovono nella cabina di regìa sulla pandemia. Un deficit di informazioni che ha rallentato di almeno 12 ore l’iter del provvedimento di chiusura al pubblico dell’ufficio anagrafico di Piazza Matteotti. Non è tutto. Nemmeno il sindaco, fino alla tarda serata di quel 9 giugno, aveva un quadro chiaro della gravità della situazione. Ovvero che i contatti da monitorare non riguardavano solo il Corpo dei vigili ma anche personale amministrativo. Un insieme di disorganizzazione, e di paure su come affrontare le criticità, sulle cui conseguenze ci sarà modo di tornare quando la cornice dei contagi sarà più chiara. Su quanto accadeva in quelle ore, i sindacati di base, non hanno dunque fatto nemmeno da spettatori. Snobbati, se non emarginati dall’amministrazione. Né hanno, successivamente, contestato pubblicamente a Barbet le mancate informazioni nel momento cruciale. Si sono occupati invece, nelle giornate a seguire, di diritto di cronaca e di informazione. Di scoop giornalistici e di privacy. Quella dei vigili che sarebbe stata violata? Come se la notizia di un cluster di contagi nel cuore del microcosmo comunale non fosse da privilegiare in nome del diritto alla salute di tutti, primario perfino rispetto al diritto dovere di cronaca. Per far vedere che battevano un colpo, sempre i sindacati, hanno poi tirato fuori dal cilindro la polemicuccia di facciata. Da neofiti virologi. Consigliando il tipo test sierologico da somministrare ai dipendenti. Al posto di quello scelto dal Comune sulla base di un solo presupposto: l’essere riconosciuto dalla Regione Lazio. La paura di trovarsi sulle onde anomale di una crisi non sono epidemiologica, ha fatto quel che non doveva dalle parti del sindaco: dal Comune hanno cambiato il tipo di test. In appena 24 ore. Come se un’analisi piuttosto che un’altra, facesse la differenza ai fini di riscontri clinici di positività, obbligatoriamente da accertare dopo e con un tampone rinofaringeo. Giorni di straordinaria follia a Palazzo. Dove mentre si acquistano test sierologici, al di là della tipologia, praticamente la Asl, in via preventiva, ha già messo sotto monitoraggio parte dei dipendenti. Schizofrenia amministrativa coincidente con una straordinaria disorganizzazione, un cocktail micidiale in tempi di crisi che richiederebbero lucidità e buon senso. Speriamo che nessuno si faccia troppo male.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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