GUIDONIA – È stato il consiglio comunale dei colpi bassi, come si dice in punta di metafora. Dei colpi dialettici sferrati sotto la cintura. La questione della ‘Villalba violenta’ accende gli animi e alza il livello dello scontro in aula, tornando a marcare differenze tra maggioranza e opposizione. Al via dei lavori, il siparietto tra Alessandro Messa (Lega) e il presidente dell’assemblea Erick D’Alisa preannunciava già la gradazione della polemica politica, con i picchi scaduti nel personale poi raggiunti. Dopo pochi minuti, infatti, D’Alisa toglieva la parola al leghista e sospendeva i lavori non riuscendo in altro modo a gestire una situazione divenuta elettrica: scintille tra i due. La seduta, quella di mercoledì scorso, era convocata nell’ultimo giorno utile per l’approvazione della Salvaguardia degli equilibri di bilancio, appuntamento inderogabilmente fissato per gli enti locali non oltre il 31 luglio. Ma anche per il riconoscimento dei debiti fuori bilancio, alcuni storici e storicizzati in pancia all’Area LL.PP, addirittura in attesa di copertura finanziaria dal 1996. Un’attesa finita grazie al miracolo operato dall’amministrazione di Mauro Lombardo a beneficio del famoso creditore. Così facendo, l’architetto Aldo Cappelletti non dovrà aspettare ancora per vedersi liquidare le spettanze, complessivamente ammontanti a 20mila euro. Che avesse diritto al totale era ormai impossibile stabilirlo dalle carte comunali. Invece, dopo il pronunciamento di un giudice civile e la presa d’atto dell’esistenza di due decreti ingiuntivi esecutivi, la responsabilità dell’aula non poteva che andare nella direzione del riconoscimento del debito. Quello residuo di 8mila euro legato alla progettazione (del 2012) di un’opera fantasma e mai realizzata come la fantomatica nuova sede della Polizia locale che avrebbe dovuto vedere luce una decina di anni fa. Per come è stato possibile ricostruire fatti e circostanze, inoltre, pare che gli altri importi rivendicati dal Cappelletti (11mila euro e rotti) fossero collegati a prestazioni professionali di quasi 30 anni fa, eseguite dall’architetto esperto di cimitero comunale, nonché amico di famiglia dell’assessore all’Ambiente Andrea Mazza, che in aula però non si è fatto vedere. Storie alla guidoniana a cui si assiste da decenni, con lo stesso soggetto del solito brutto film riproposto all’infinito.

L’architetto Aldo Cappelletti

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I Preliminari in aula. ‘Villalba Violenta’

I fatti di venerdì della scorsa settimana (il 26 luglio) hanno scosso l’opinione pubblica. Riportando a galla i problemi di insicurezza diffusa, di degrado che da decenni affliggono il quartiere sulla Tiburtina. Una scazzottata, l’aggressione a un cittadino extracomunitario già raggiunto da decreto di espulsione, cassonetti della nettezza urbana lanciati in strada e traffico sulla consolare bloccato per alcuni minuti, sono stati gli ingredienti dell’ultimo episodio violento, di cui si è discusso ossessivamente per giorni sui social e infine in aula consiliare. Per Alessandro Messa, una situazione le cui responsabilità sono tutte di Mauro Lombardo e della sua amministrazione, che da due anni rimandano a domani ciò che andava fatto ieri. Con particolare riferimento al posto di polizia di Villalba, rimasto un presidio monco. Quel commissariato mancato di cui nessuno si cura e dove non funziona nemmeno il campanello. Nel corso della seduta, ripresa dopo una breve sospensione iniziale, le provocazioni sferrate dal leghista, ma anche da Simone Guglielmo del Partito democratico che ha accusato Lombardo di pavidità con espressioni più che colorite, hanno scatenato la reazione perfino scomposta del sindaco. Scaduta nel personale attacco ad Alessandro Messa e alla sua famiglia, divenuta negli anni ’90 del secolo scorso proprietaria di uno stabile un tempo sede, ha detto il sindaco, di una stazione dei carabinieri così sottratta colpevolmente al quartiere quale presidio di sicurezza.

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Una narrazione che tuttavia non troverebbe riscontri nella realtà, non avendo Villalba oggettivamente mai ospitato una stazione della Benemerita bensì un posto di polizia infine approdato – dopo la fuga delle divise dallo stabile poi acquistato dai Messa, non all’asta ma da un privato – nella ex scuola pubblica di via Agrigento, grazie ad un investimento comunale superiore al mezzo milione di euro. Tanto costarono nel 2012 i lavori di ristrutturazione dell’edificio, arredato e consegnato per 30 anni con un comodato d’uso gratuito ai vertici della Polizia di Stato perché ne facessero un commissariato di pari importanza con l’altro di Tivoli. Qualcosa è andato storto, la burocrazia ci ha messo lo zampino, sta di fatto che il presidio voluto dagli allora prefetto e questore di Roma sia rimasto una aspirazione per un quartiere difficile, esposto a importanti fenomeni di abusivismo abitativo, caporalato, racket delle false residenze per via della vicinanza ai mercati generali di Roma, un incubatore di bassa manovalanza ricercata per lo più tra cittadini extracomunitari, spesso clandestini. Negli ultimi 20 anni Villalba avrebbe così subito una gentrificazione al contrario, divenendo attrattiva per persone a basso reddito, portatrici di tensioni sociali in quanto presenti in un numero significativo e tale da emarginare i residenti italiani.

Mauro De Santis, «in 10/15 dentro un appartamento»

I controlli eseguiti dalla Polizia municipale avrebbero fatto emergere proprio questo tipo di realtà. Come spiegato in aula dal consigliere comunale di maggioranza Mauro De SantisGuidonia Montecelio Domani»). «Quel che l’amministrazione ha scoperto è che alcuni dei protagonisti degli atti di teppismo e delle violenze così frequenti, alloggiavano in affitto ‘a nero’ in 10/15 persone in un appartamento, il cui proprietario è un cittadino italiano villalbese – ha detto De Santis -. Non un caso isolato. Questo è l’aspetto che va colpito e questa è la prima amministrazione che è andata a fare questo tipo di controlli». L’intervento di De Santis, teso a difendere l’operato del sindaco e della sua maggioranza, voleva intendere che problemi cosi radicati nella comunità, si risolvono combattendo l’illegalità diffusa anche tra i residenti proprietari di case, i quali intercettano l’alta richiesta di alloggi sul mercato immobiliare, senza curarsi di leggi, norme e buon senso. Il cortocircuito sociale che si è verificato a Villalba origina da questi fattori.      

La voce fuori dal coro di Arianna Cacioni

Altre voci nella maggioranza hanno però evidenziato le carenze e omissioni dell’amministrazione di Mauro Lombardo. Arianna Cacioni, consigliere comunale di «Città Nuova» ha puntato il dito sugli investimenti sottratti a Villalba. Sui soldi dirottati consapevolmente da Lombardo su altri quartieri, operando la scelta politica a salvaguardia dei labili equilibri interni di una litigiosa maggioranza. Dove i consiglieri sono soliti tirare il sindaco per la giacchetta pur di ottenere quanto necessario al soddisfacimento del proprio elettorato di riferimento. «Resto meravigliata – ha esordito Cacioni – che in questi due anni nessuno dei miei colleghi di maggioranza abbia detto mettiamo risorse per Villalba sul triennale dei Lavori pubblici. Io avevo pensato ad un investimento aggiuntivo per ultimare i lavori della palestra da intercettare grazie alla legge 14 (della Regione Lazio sulle aree depresse ndg), ho scoperto solo dopo, perché nessuno della maggioranza me lo ha chiesto, che quel finanziamento era stato richiesto per tutt’altro». Risorse andate sui quartieri di Colleverde e Villanova per una tensostruttura ad uso sportivo e interventi sulle mense scolastiche. Insomma, per il consigliere senza soldi non si canta messa e Villalba è la cenerentola delle circoscrizioni, continuamente accantonata quando si tratta di individuare le risorse economiche nel bilancio comunale. Nel momento topico, gli investimenti prendono sistematicamente altre direzioni e così è stato nei due anni di amministrazione Lombardo. I fendenti di Cacioni hanno raggiunto soprattutto i colleghi consiglieri di maggioranza residenti a Villalba, troppo impegnati nel superfluo dei socialtour o delle festicciole, per rendersi conto che il quartiere ha bisogno di interventi strutturali finanziati da investimenti straordinari, che vadano ad incidere sulla qualità della vita dei residenti. Niente è stato messo in campo, nel disinteresse (anche) degli assessori villalbesi Cristina Rossi e Paola De Dominicis. Che da componenti della giunta avrebbero concretamente dovuto battersi per affermare le istanze del loro quartiere. «Se escludiamo i finanziamenti per il recupero della palestra arrivati con la precedente amministrazione e solo gestiti dall’attuale, nemmeno un euro del bilancio comunale è stato impiegato per Villalba. Dove nessuno si occupa della dispersione scolastica, piuttosto nella commissione ai Servizi sociali si pensa alla transizione di genere di una ragazzina adolescente», ha polemicamente concluso Cacioni.

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AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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