Guidonia – Cdx e civici, il «ribaltone» è (quasi) servito ma Alessandro Messa (Lega) avverte: «Non in mio nome»
GUIDONIA – Fratelli d’Italia lavora alacremente per cacciare il Partito democratico dalla giunta (e dalla maggioranza consiliare) del sindaco civico di destra Mauro Lombardo. Adalberto Bertucci, capogruppo di FdI in assemblea, non ne fa mistero. Ed ogni occasione è utile a ribadire il concetto: questa con il Pd è «una alleanza innaturale». Bertucci vede in primo luogo se stesso e il suo partito affiancare in un futuro prossimo la mistura civica uscita dalle urne nel giugno del 2022. Senza mancare, però, di menzionare l’intero Cdx. Il quale, seppur sconfitto alle elezioni comunali, dovrebbe, a suo dire, traslocare in blocco in maggioranza. Andando a prendere il posto del Pd nella giunta municipale, guidata da un sindaco civico sì ma pur sempre di Fratelli d’Italia. Una operazione di trasmigrazione politica logica, dal punto di vista di Bertucci. La diretta conseguenza delle maggioranze che si sono formate alla Regione Lazio e in Parlamento.
Fratelli d’Italia, insomma, è il partito maggiormente pronto al grande passo. Ma cosa pensano gli «alleati» della Lega e di Forza Italia?. Gli azzurri, nella terza città del Lazio, sono divisi in fazioni, di cui una, che fa capo ai consiglieri Michele Venturiello e Arianna Cacioni, in aula già siede di diritto sui banchi della maggioranza dietro il vessillo della civica «Città Nuova». I due, però, non fanno mistero della loro appartenenza al partito di Antonio Tajani. Al punto che, dell’ultimo tesseramento di FI (chiuso un paio di settimane fa), sono stati parte attiva, e ora guardano ai prossimi congressi regionale e provinciale con l’obiettivo di imporre, localmente, le loro posizioni come maggioritarie nel partito. Sotto la regìa dei consiglieri regionali Giorgio Simoni e Fabio Capolei, la pellicola guidoniana su una Forza Italia di governo, vedrebbe tra le comparse anche il consigliere Alfonso Masini. Lo storico già ex dirigente comunale, candidato sindaco del Cdx malamente sconfitto alle elezioni di un anno e mezzo fa, è da mesi solo formalmente all’opposizione, mantenendo stabilmente un piede nella maggioranza Lombardo grazie al ruolo di presidente della commissione Cultura. Una carica arrivata (e dal Masini accettata) nonostante la contrarietà del partito cittadino e del coordinatore Maurizio Massini.
Adesso, il cambio dirigenziale che dovrebbe uscire dai congressi, e la nomina da più parti spoilerata di Arianna Cacioni a commissario del partito guidoniano, favorirebbe il passaggio del simbolo di FI in maggioranza. Perfino come alternativa, dicono gli osservatori delle dinamiche interne al Cdx, a Fratelli d’Italia in un’alleanza che vedrebbe (ancora) la permanenza del Partito democratico in una nuova (imminente?) giunta Lombardo. In questa metamorfosi dell’aula rispetto agli esiti delle urne, ci sarebbe anche il ricollocamento di Claudio Zarro, altro «oppositore» candidato sindaco sconfitto, localmente alter civico ma espressione della leghista (al momento) Laura Cartaginese, data come impegnata in manovre di riavvicinamento al partito azzurro. Il nuovo «gruppone» forzista di maggioranza, per ora solo tratteggiato negli intenti dei singoli, potrebbe diventare attrattivo (inoltre) per Andrea Mazza di «Città Nuova» e per almeno un altro consigliere «d’area» come Giuseppe Nardecchia (e perché no, per Lucrezia Cataldo) momentaneamente parcheggiato nella civica «Il Biplano»), e portare in dote a Lombardo quella stabilità che sembra mancargli terribilmente.
In questo scenario, unica voce fuori dal coro in un’aula «monocorde» rimarrebbe quella di Alessandro Messa della Lega: l’ultimo consigliere d’opposizione. «Gli inciuci, sopratutto quelli post elezioni, mi fanno accapponare la pelle», dice. «Il collante che tiene insieme questa grande maggioranza, che include un pezzo di Cdx, non può fare presa su di me». Insomma, per Messa non c’è «rimpasto inclusivo» che possa convincerlo a spostarsi dal banco dove gli elettori lo hanno collocato: «All’opposizione di questo sindaco». I cittadini non capirebbero, è il sottotitolo del suo ragionamento. «I ribaltoni in politica non pagano mai, e io, coerentemente, continuerò a lavorare per una alternativa a Mauro Lombardo che esca dalle urne». E anche sulla permanenza in giunta del Partito democratico non la pensa come Bertucci: «Il Pd ha vinto le elezioni essendo stato partito determinante per la vittoria di Mauro Lombardo nel turno di ballottaggio, ragione per cui deve continuare a governare».