Guidonia – «Bidonati» e costretti a spendere 750mila euro a Parco Azzurro. E la strada «acquisita» è solo parzialmente pubblica

GUIDONIA – L’acquisizione al patrimonio pubblico dei 295 pali della illuminazione di Parco Azzurro, e con essi delle proprietà comuni appartenenti all’ex omonimo consorzio, rappresentava il presupposto, imprenscindibile per il Comune, di riuscire ad entrare in possesso (e disporne a proprio piacimento) di una strada di collegamento tra le ex provinciali Nomentana e Palombarese. Una arteria di fondamentale importanza per l’alleggerimento del traffico veicolare nell’intero, congestionato, quadrante. Un presupposto, invece, ad oggi (e dopo un decennio), irrealizzabile. Dal momento che le aree su cui insiste il secondo accesso di via di Parco Azzurro, lato Palombarese, in perpetuo interdetto ai veicoli in entrata e in uscita dal complesso residenziale, sono private. Mai acquisite al patrimonio dell’Ente e su cui il Comune non ha, quindi, voce in capitolo. Chi scrive lo ha scoperto da una lettura attenta dei due decreti dirigenziali a firma di Umberto Ferrucci, con i quali, nel 2014, l’amministrazione di centrodestra portò sotto la gestione pubblica «nello stato di fatto e di diritto» le aree comuni, i sistemi tecnologici, intesi come impianti dell’illuminazione, caricandone da quel momento i costi sui cittadini contribuenti. I quali non potranno trovare neanche ristoro nell’uso di una strada pubblica sì, ma non del tutto.
Della questione si è tornato a parlare nel corso del consiglio comunale di martedì 27 giugno dove era in discussione Il Dup con la divisione dei pani e dei pesci, in attesa (a luglio) del Bilancio di previsione balneare. Il sindaco civico Mauro Lombardo, rispondendo ad alcune provocazioni di Alessandro Messa, capogruppo della Lega, sulla scelta fatta in maggioranza di investire somme spropositate rispetto alle esigue risorse di bilancio sull’illuminazione di Parco Azzurro, ha parlato con sarcasmo degli «illuminati» che, all’epoca, presero la decisione di accollare all’Ente un sistema impiantistico vetusto. Ora il Comune è infatti chiamato a pagare 750mila euro di soldi di tutti per sostituire i pali che l’ex gestore ex Enel Sole si è rifiutato di prendere in carico in quanto deteriorati e pericolosi, situati per di più nei cosiddetti «luoghi impropri»: sono 295 e installati nei giardini privati, all’interno dei perimetri delle ville.

Estratto del decreto dirigenziale del 13 febbraio 2014
Leggi anche Bilancio, investimento smisurato su 295 pali «privati» a Parco Azzurro. Agli altri quartieri? Solo le briciole. Diciamo, semplificando e nella migliore delle ipotesi, che nel 2014, alla vigilia delle elezioni che consentirono al Cdx di rivincere le urne e di rieleggere gran parte dei consiglieri comunali – oggi civici grazie ad una operazione di trasformismo politico – il Comune non fece una scelta economicamente oculata, di fatto «comprando» pali «privati» e ammalorati che, come era prevedibile, sarebbe stato necessario sostituire. Come andarono i fatti?. Lo racconta esaustivamente l’atto di cessione/acquisizione vergato da Salvatore Mariconda, notaio in Genzano, il 3 febbraio 2015. Dopo che per mesi, il commissario liquidatore Daniela Saitta, nominata per gestire le vicende patrimoniali della «società cooperativa edilizia Parco Azzurro Arl» in fase di liquidazione, con più diffide recapitate agli uffici dell’Urbanistica, intimava al Comune l’acquisizione delle aree comuni del Parco nel rispetto della convenzione urbanistica del 1980. La quale a titolo gratuito «prevedeva la cessione delle opere di urbanizzazione primaria e delle aree oggetto di urbanizzazione secondaria». La Saitta allegava il lungo elenco di particelle censite al catasto terreni del Comune di Guidonia Montecelio, oggetto di acquisizione. Anche una seconda società con voce in capitolo sulle proprietà comuni di Parco Azzurro, la Zida 2009 Srl, avanzava istanza di sottoscrizione dell’atto di cessione, intimando, a sua volta, al Comune l’acquisizione di opere di urbanizzazione primaria, strade, parcheggi, rete fognaria e servizi tecnologici, ed inoltre delle aree a verde e servizi pubblici. Seguivano i due decreti di Umberto Ferrucci, ingegnere a lungo alla guida dell’Urbanistica comunale. Il primo è del 6 febbraio 2014. Oggetto: «Acquisizione al patrimonio comunale delle aree destinate ad urbanizzazione secondaria della rete di illuminazione pubblica, quale obblighi convenzionali relativamente al piano di lottizzazione convezionata della coop Edilizia Parco azzurro Arl in Guidonia Montecelio località Colleverde, via Nomentana Km 15+700».
Il secondo decreto è datato 13 maggio 2014: identico l’oggetto del primo. Nel quale, «pur permanendo l’attualità e la prevalenza dell’interesse pubblico dell’acquisizione», il dirigente è costretto ad inserire alcune rettifiche, escludendo un numero di particelle in quanto relative «all’innesto viario sulla via Palombarese, perché al momento, detto innesto, a livello normativo ed urbanistico, non trova riscontro nella previa autorizzazione della Provincia di Roma e nella conformità urbanistica, rinviando ad un secondo momento – dopo le verifiche necessarie – la eventuale acquisizione anche delle citate particelle». Poi, non se ne fece niente. Interpellato da chi scrive, a distanza di anni, Umberto Ferrucci spiega i problemi che impediscono l’apertura del cancello e la libera circolazione sulla strada nei doppi accessi. «La Provincia (oggi Città metropolitana di Roma ndg) ritiene il passo (passaggio, in entrata e in uscita ndg) non a norma e privo degli innesti nei due sensi di marcia. Serviranno lavori di accelerazione e decelerazione o una rotatoria. Peraltro serve anche un nulla osta del consorzio, all’epoca d’accordo». Ma i residenti consorziati, che a voce avevano dato la loro disponibilità, devono avere cambiato idea. Infatti, si sono messi a raccogliere le firme per impedire l’apertura del secondo cancello di via Palombarese. Che resta chiuso.