GUIDONIA – La immagine futuribile è quasi blasfema ma fa sorridere. È quella del cottolicissimo onorevole deputato della Repubblica Sebastiano Cubeddu, noto presenzialista, dividersi tra la processione del Corpus Domini e il corteo del Gay Pride. Giusto di questi tempi. Tra un anno. Sì perché la decisione del sindaco Michel Barbet, considerato il più cubeddiano tra i pentastellati, di aprire alla candidatura della città per la edizione 2019 della tradizionale sfilata arcobaleno, fa battere i cuori alla sinistra del movimento ma rischia di incrociare un iceberg dalle parti del suo mentore. Una mossa che non t’aspetti, che ha rinvigorito (inoltre) le aspettative di quella parte del Pd  locale che già guarda con favore al patto di non belligeranza tra Nicola Zingaretti e Roberta Lombardi, embrione di una potenziale intesa di governo alla Regione Lazio e quindi nelle declinazioni periferiche. Un contratto inedito è il sogno condiviso, forgiato sul modello nazionale, che leghi le parti sulle battaglie comuni, diritti civili, biotestamento, accoglienza, tutela dell’ambiente, lotta alle mafie. Terreni sui quali piddini e grillini guidoniani hanno giocato a cuore e batticuore già nei giorni scorsi. La intitolazione dell’aula consiliare a Peppino Impastato, martire dell’antimafia, ha mescolato la realtà politica, immortalando scatti bipartisan da decine di like sui social. E l’annuncio di Barbet di concedere il patrocinio dell’Ente già per questa edizione del Pride, in programma a Ostia il prossimo luglio, ha di nuovo incrociato le istanze comuni di fratelli separati alla nascita ma figli degli stessi genitori.

Solo che a Guidonia non è proprio chiaro da che parte batta il cuore del M5S. Almeno nella parte che più saldamente tiene il timone del Comune. Barbet appoggia le rivendicazioni di Lgtb e schiera il movimento fino ad esporlo. Questione di linea politica che diventa sostanza nelle scelte formali dell’amministrazione, ma Cubeddu che ne pensa? L’onorevolissimo, in odor di sottosegretariato al ministero del Lavoro con l’amico Gigi Di Maio, non ha mai visto di buon occhio le evoluzioni in tema di diritti civili. Già ai tempi della istituzione del registro comunale, correva l’anno 2015, bollò in aula la proposta con parole come “deriva” e “laicista”, motivando il suo no sulle incompetenze dell’Ente locale a decidere in materia, ma senza sottrarsi a prese di posizioni dettate dalle sue profonde radici culturali. Che Cubeddu sia cattolicissimo è fatto risaputo. Cresciuto tra la parrocchia e gli scout, in quegli ambienti ha prevalentemente costruito il consenso. Più che le bandiere arcobaleno egli ama l’effige bianco gialla di Santa Romana chiesa e il fazzolettone dei lupetti. Un credo praticato da deputato dopo che da cittadino, Santa Messa la domenica e processioni col vestito buono. L’ultima, in occasione del Corpus Domini, quando l’onorevolissimo ha sfilato al fianco del delegato del sindaco, Davide Russo, in rappresentanza delle laiche istituzioni. Una tendenza al presenzialismo confermata in decine di occasioni, più che a Montecitorio l’avvocato sembra frequentare i luoghi comunali dove si celebrano eventi di qualsivoglia forgia. E il Gay Pride, dovesse arrivare in città come il sindaco promette, evento lo è senza ombra di dubbio. Aprirà il corteo?

Sul fronte politico le prossime settimane saranno decisive in Regione per rinsaldare le fondamenta del percorso comune: Pd e 5Stelle insieme nel Lazio in un laboratorio in chiave nazionale, alternativo al Pd di Renzi e al Renzismo. I movimentisti finiti dalle parti della Pisana sono assai vicini, nelle visioni della società, a quei settori democrat molto liberi e uguali e a Zingaretti, uomo tanto di sinistra. E anche a Guidonia, a cascata, le declinazioni delle correnti interne sembrano ardere per le aperture arcobaleno del sindaco, gioie che si sommano. La politica della mescolanza per ora risparmia le forze locali di centrodestra. Il sindaco non dà segnali di ricerca di terreni comuni con Lega e Fratelli d’Italia. Nonostante il contratto di Governo. La latitanza su temi quali la sicurezza, la lotta agli insediamenti abusivi, porta consiglieri e militanti su posizioni critiche, seppur nella ammirazione per Palazzo Chigi. Ma in itinere c’è allo stesso modo una politica delle alleanze liquide e interscambiabili in voga nei vari livelli istituzionali, dove per la proprietà transitiva tutti rischiano di stare con tutti, da qualche parte, nelle maggioranze di potere. E con tutti e nessuno alla opposizione?

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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