Fallisce la mediazione regionale, le attività estrattive verso la chiusura? In bilico centinaia di posti di lavoro
GUIDONIA – Uno stallo dal quale non si esce è il pensiero di imprenditori e sindacati. Il tavolo di concertazione continua a non fare passi in avanti, e anche il mancato incontro davanti all’assessore regionale Gian Paolo Manzella, delegato allo sviluppo economico, un paio di volte annunciato e altrettante rinviato, l’ultima (mercoledì 27 giugno) a data da destinarsi, non contribuisce a generare ottimismo tra le parti. L’esito della grave crisi in cui versa il comparto estrattivo sembra insomma già scritto. E in negativo. Si va verso la dismissione delle attività. La proposta di Manzella di un documento per superare le divergenze tra Regione Lazio e Comune di Guidonia Montecelio non ha trovato punti di condivisione, e il dirigente all’Ambiente Paola Piseddu, la notizia è dei giorni scorsi, ha ripreso a inviare lettere di pre diniego alle imprese, preannunciando la intenzione dell’Ente di non concedere il rinnovo delle proroghe alle attività estrattive. Altre aziende finite nel mirino del proibizionismo guidoniano, che nella impossibilità di programmare l’attività industriale hanno informato i sindacati di voler rivedere i livelli occupazionali.
Nonostante le rassicurazioni “non vogliamo chiudere le cave” arrivate pubblicamente dal vicesindaco e assessore alle attività produttive del Comune, il pentastellato Davide Russo, il comprato sembra avviato inesorabilmente alla dismissione. Parti lontane sulle letture normative. La Regione Lazio da un lato a rivendicare la correttezza delle proprie decisioni, formalizzate con atti amministrativi, dall’altro il Comune a bollarle come illegittime con la scelta di ricorrere al parere del Presidente della repubblica (leggi qui). Uno scontro istituzionale, aperto da Palazzo Guidoni, che nella testa degli imprenditori prende sempre più la forma di un pretesto finalizzato a portare il settore al collasso (leggi qui).