GUIDONIA – La puzza, il caldo, l’esasperazione dei cittadini e quelle 34 tonnellate raccolte nelle settimane scorse e ancora «parcheggiate» nel centro di trasferenza di via Lago dei Tartari di proprietà di Tekneko. La crisi dell’umido non sembra avere soluzione a Guidonia Montecelio. Né le rassicurazioni del sindaco 5stelle, arrivate poco fa via Facebook, possono trovare fondamento di realtà. La situazione purtroppo non è destinata a risolversi entro giovedì, come promesso da Michel Barbet, ma a durare nel tempo. Nonostante l’impegno del nuovo dirigente all’Ambiente Rocco Olivadese, in queste alle prese con le scartoffie di un nuovo affidamento del servizio di smaltimento. La frazione organica del rifiuto resta per ora nelle case assolate dei residenti; le 34 tonnellate stipate in centro città, rimangono in attesa che l’amministrazione individui un nuovo impianto dove conferire.

Fino a metà giugno, e da febbraio 2019, l’umido prendeva la strada di Pontinia. Di un centro per il recupero e la lavorazione di compost di qualità individuato per le vie brevi dal predecessore di Olivadese: Paola Piseddu. Poi, un paio di settimane fa, la Dda (Direzione distrettuale antimafia), su disposizione della Procura di Roma, arrivava e sequestrava tutto. Né la nomina di un amministratore giudiziario risolveva il problema alla terza città della Regione che di organico ne produce 10mila tonnellate annue. Una quantità abnorme che rende difficile individuare impianti per lo smaltimento, i pochi operativi nel centro nord sono pressoché saturi e conferiscono quantità limitate. Ma ora il problema è di difficile gestione nell’emergenza di questi giorni. Con due gare andate deserte – l’ultima a maggio – e con la proroga a Demetra Srl (l’intermediaria che conferisce a Pontinia, già nel mirino dell’antimafia) in scadenza il 31 luglio, che dà all’amministratore giudiziario la palla per espellere il Comune, attualmente obbligato a conferire una quota comunque contingentata pari a un terzo dell’umido prodotto. E con i picchi delle settimane estive (dovuti allo sfalcio dell’erba), le conseguenze sono tutte a via Lago dei Tartari. Dove Tekneko, la società che raccoglie i materiali porta a porta, è arrivata oltre il limite consentito di stoccaggio. Ma come si è arrivati al disastro di questi giorni? E di chi sono le responsabilità politiche e amministrative?

È quanto intende chiarire Giovanna Ammaturo, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, con una interrogazione presentata qualche giorno fa, che ricostruisce le tappe della vicenda, i chiaro scuri di un iter macchinoso dal quale potrebbero essere passate le dimissioni dell’ex assessore all’Ambiente Tiziana Guida(to be continued)

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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