GUIDONIA – L’esito delle elezioni amministrative in pochi scatti. Il primo, il più significativo: il 26 giugno sarà ballottaggio tra il civico (molto politico) Mauro Lombardo del NPC e il politico (molto civico) Alfonso Masini, sostenuto dai partiti di centrodestra: fuori dai giochi il candidato progressista Alberto Cuccuru che, come ampiamente previsto da chi scrive, non ha superato il girone eliminatorio. Lombardo è arrivato al traguardo trascinato dai numeri: sette liste, 161 candidati, oltre 10mila voti portati da un esercito di preferenze che, sommate, hanno fatto la differenza. Il Nuovo Polo Civico è l’esempio di campo larghissimo che travolge gli avversari e stacca il secondo classificato di quasi 8 punti. È finita proprio così: 35.28% per Mauro Lombardo e 27.88 per Alfonso Masini. Medaglia di bronzo (che non serve) per Alberto Cuccuru che si ferma al 27,26%. Escluso per appena 180 voti. 

Il secondo scatto è sull’astensionismo. Lontani i tempi in cui a Guidonia Montecelio andavano a votare i cittadini in massa, il record fu nel 2005 quando scelse il sindaco (Filippo Lippiello) l’80% degli aventi diritto: nel 2022 il dato drammatico dell’affluenza si ferma al 46.05 %. Solo 31.455 elettori hanno ritirato la scheda, meno che nel 2017 quando, ai minimi storici, alle urne andarono poco più di 32mila persone, il 48.62% degli iscritti nelle liste elettorali. 

Il terzo scatto riguarda la coalizione progressista di Alberto Cuccuru e la morte annunciata del M5S. Un numero su tutti fa comprendere la debolezza intrinseca della lista stellata. Alessandra Sabatini, consigliere comunale uscente, ha preso solo 1 voto: il suo. Non hanno fatto meglio Matteo Castorino e Michel Barbet, accreditati dai meno esperti di migliaia di preferenze alla vigilia, ne contano alla fine circa 400 (277 il primo, 116 l’ex sindaco): si tratta della peggiore performance elettorale da che esiste l’elezione diretta del sindaco. I 5Stelle escono definitivamente di scena tirando a fondo l’intera coalizione di centrosinistra. Nelle ultime ore, il colpo di coda di chi stenta ad accettare il verdetto democratico, vorrebbe un ri-controllo accurato sulle 640 schede nulle. «Sono troppe» è il tam tam che corre in queste ore sulle chat grilline che non accettano il risultato. In realtà il numero corrisponde al 2.0% delle schede scrutinate. Nel 2017 era stato perfino superiore. Con un’affluenza simile (48.62) cinque anni fa la percentuale di voti nulli fu del 2.65% pari a 864 schede annullate. Comunque, oggi il caso verrà trattato nel seggio elettorale centrale, dove i grillini faranno baccano inutilmente.

Il quarto scatto riguarda il Partito democratico da una parte e dall’altra «Il Biplano», la lista civica di Mauro Lombardo. Il Pd sconfitto, affossato dai 5Stelle e da una coalizione debole nei numeri e nella composizione delle liste, si autocelebra  primo partito a Guidonia Montecelio, 3530 voti pari a quasi il 19% del totale. Il Pd piazza quattro candidati sopra i 900 voti (Emanuele Di Silvio, Simone Guglielmo, Rossella Nuzzo e Mario Lumoscio): solo due hanno la certezza di fare parte del prossimo consiglio comunale (all’opposizione), le sorti della Nuzzo sono legate alla sola vittoria di Mauro Lombardo (secondo la ripartizione imposta dal metodo di attribuzione degli scranni), mentre Mario Lomuscio è fuori dall’assise. Potrebbe rientrare in caso di affermazione di Lombardo e di dimissioni di Alberto Cuccuru a cui il posto spetta automaticamente. Sono i signori delle preferenze che anche 5 anni fa avevano portato il Pd al 17 e rotti per cento, con 5365 voti. Più o meno quelli di oggi. Un partito che non cresce né decresce nella pubblica opinione e resta stagnante. La lista «Il Biplano» ristrutturata sulla candidatura a sindaco di Mauro Lombardo sale sopra l’11%, che equivale a 3.336 voti. Era presente anche alle elezioni di 5 anni fa, federata con il «vecchio» Polo Civico a sostegno di Aldo Cerroni sindaco, aveva portato a casa poco più di 1750 preferenze. La storia politica di Lombardo sta tutta nel successo de «Il Biplano», un gruppo granitico di elettori (a destra) che lo ha preferito all’offerta del centrodestra ufficiale, quella rappresentata da Alfonso Masini.

L’ultimo scatto è per Claudio Zarro. L’Ex grillino ha convito 132 candidati a correre per mandarlo in consiglio comunale: a risultato elettorale definitivo, circa 3000 voti e un 9,58% sono il bottino portato a casa da Zarro. L’esperienza di Uniti in Comune, sette liste civiche e un esercito di sconosciuti candidati, si conclude con l’elezione (l’unica) dell’ex aspirante sindaco all’opposizione di qualunque futura maggioranza. Zarro un fenomeno di astuzia politica? Molti osservatori ne hanno parlato come di un esperimento fatto nel laboratorio degli accordi regionali, per costruire in anticipo la seconda gamba necessaria al centrosinistra per affermarsi nell’eventuale ballottaggio (poi sfumato). Una strategia simile si è registrata a Rieti con i socialisti (dove però le elezioni sono terminate al primo turno con la vittoria del centrodestra) e a Frosinone dove una piccola coalizione rimasta fuori dai giochi è ora pronta a dare manforte al secondo turno a Domenico Marzi, potenziale sindaco progressista. È evidente, se questo fosse il quadro, che nella terza città del Lazio il gioco è sfuggito di mano. Ha impedito a Cuccuru di dotarsi di una coalizione più larga con cui raggiungere il ballottaggio, lasciando a Zarro piena capacità di saturate il mercato dei candidati riempilista. Praticamente l’autodistruzione del centrosinistra che, nel 2027, alle prossime elezioni comunali, mancherà della vittoria da ben 22 anni.   

 

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

2 Commenti
  • Spiegami perchè il PD e il movimento 5 stelle sono ancora chiamati “gruppo progressista” quando non esiste un gruppo politico più conservatore e antiprogresso da quando è subentrato Letta alla guida del PD.

    Giugno 15, 2022
  • È improprio definire il PD partito progressista, dal momento che ha combattuto l’unico segretario veramente progressista che ha avuto da dopo Veltroni, e dopo Renzi ha richiamato Letta, che a sua volta cerca Conte.

    Giugno 15, 2022

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