Dirigente e «donna» del boss per amore, ma il Tmb di Guidonia è estraneo all’affaire Tosini Lozza
L’ORDINANZA di custodia cautelate ai domiciliari è stata firmata il 1 marzo 2021 dal Giudice per le indagini preliminari (Gip) Annalisa Marzano, su istanza dei magistrati della Procura di Roma Paolo Aiello e Nunzia D’Elia. La richiesta degli arresti era «pervenuta a questo ufficio» – scrive il Gip – il 25 novembre 2020, integrata il 27 di quello stesso mese. Un tempo relativamente lungo per disporre le misure cautelari nei confronti di Flaminia Tosini, dirigente del Dipartimento politiche ambientali e ciclo dei rifiuti della Regione Lazio e di Valter Lozza, imprenditore nel campo dello smaltimento degli Rsu, finiti agli arresti domiciliari in concorso per corruzione, concussione, turbata libertà di procedimento di scelta del contraente. L’ordinanza del Gip è stata «trasmessa» ai magistrati richiedenti, istruttori dell’inchiesta, assieme alla «restituzione degli atti» quello stesso 1 marzo, il provvedimento è stato però eseguito dalla polizia giudiziaria alle prime luci dell’alba di ieri, martedì 16 marzo.
Nelle due settimane intercorse tra la disposizione delle misure cautelati e la loro esecuzione Flaminia Tosini ha continuato a lavorare negli uffici della Regione Lazio, dove ha prodotto atti amministrativi che, fino a prova del contrario, hanno piena efficacia di legge, estranei al procedimento penale che la vede coinvolta. Una di queste determine, la numero G02450 dell’8 marzo 2021, all’oggetto: «Presa d’atto, ottemperanza delle prescrizioni» determinazione n G07907 del 6 luglio 2020», riguarda le procedure propedeutiche all’avvio dell’esercizio dell’impianto integrato dei rifiuti (Tmb) sul territorio del Comune di Guidonia Montecelio, località Inviolata, di proprietà della società Guidonia Ambiente Srl di Manlio Cerroni. Si tratta del passaggio conclusivo di un procedimento amministrativo legato al funzionamento del Tmb, avviato nel 2010, integrato nel 2015 attraverso due conferenze dei servizi. Un iter lunghissimo, la cui legittimità è passata più volte al vaglio del Tribunale amministrativo regionale del Lazio (Tar) e si è concluso l’8 marzo. Quando sulla testa del dirigente già pendeva un’ordinanza di custodia cautelare. Una sfortuna, soprattutto la beffa per l’amministrazione 5Stelle del Comune, da sempre contraria all’entrata in funzione dell’impianto. Ieri il sindaco Michel Barbet ha chiesto chiarezza sulla gestione complessiva del Dipartimento politiche ambientali e del ciclo dei rifiuti della Regione Lazio. Dopo le prime notizie di stampa che tratteggiavano un settore «governato» dal dirigente. Nelle stesse ore, l’amministrazione regionale al cui governo, da qualche giorno, la parte politica di Barbet esprime l’assessore alla Transizione ecologica con Roberta Lombardi, rinnovava l’apprezzamento nei confronti della direttrice Tosini, che «saprà chiarire la correttezza del suo operato nel rispetto delle proprie funzioni». Va detto che nelle 104 pagine che compongono il corpo dell’ordinanza cautelare (che chi scrive ha letto), non c’è riferimento alcuno alla storia e alla procedura amministrativa che hanno interessato l’impianto guidoniano.
La ricostruzione dei magistrati, relativamente a quei comportamenti delittuosi messi in atto dal dirigente in concorso con l’imprenditore, riguarderebbero in primo luogo la discarica romana di Monte Carnevale, in costruzione su un’area vasta al confine tra i Comuni di Roma e Fiumicino, soggetta a vincoli ambientali, militari e aeroportuali; in seconda battuta, le discariche di Civitavecchia e Roccasecca (FR), di proprietà dell’indagato, che secondo l’accusa il dirigente avrebbe favorito attraverso l’adozione di una lunga serie di atti amministrativi anche nella veste di commissario ad acta, nominato dal Tar del Lazio e/o da ministeri, in esecuzione di molteplici provvedimenti in cui la Regione Lazio (quindi lei stessa) era parte in causa. È il caso del capping per la discarica di Cupinoro di Bracciano, in cui Tosini, nel ruolo di commissario nominato in sostituzione del Comune inadempiente a risanare l’ex discarica, adottò provvedimenti diretti che comportano un illecito guadagno al Lozza, per importi di almeno di 2milioni di euro, grazie alla movimentazione di terre di scavo provenienti dalle sue discariche, eludendo una procedura di gara concorrenziale tra operatori: uno degli episodi per cui è indagata per turbativa d’asta.
Dalla lettura dell’ordinanza si coglie appieno il senso della descrizione data dai Pm della personalità e delle prerogative comportamentali dell’indagata, sicuramente capace di muoversi agilmente tra i cavilli di legge, e con straordinaria astuzia in grado di veicolare decisioni e manipolare procedure amministrative con più enti coinvolti. Nel caso della discarica di Monte Carnevale, dopo avere indirizzato la rotta della cabina di regìa composta da Regione, Roma Capitale e Città metropolitana di Roma, chiamata il 31 dicembre 2019 ad individuare il sito di sversamento tra più opzioni, con pressioni esercitate anche sull’assessore regionale ai Rifiuti Massimiliano Valeriani, Tosini imponeva nella conferenza dei servizi la procedure «smart» o semplificata, al fine del rilascio dell’assoggettabilità ambientale (Via) della futura discarica degli Rsu della Capitale, potenzialmente destinata a smaltire complessivi quasi 2milioni di metri cubi di rifiuti speciali, fino a quel momento autorizzata come discarica di inerti per appena 75mila m/c.
Mentre agiva sul tavolo «pubblico» con gli enti direttamente coinvolti, nel veicolare il progetto della grande discarica di Roma, sullo sfondo dell’inadeguatezza dei vertici del Campidoglio nel valutare cosa passasse sotto il loro naso, Tosini ancora con «straordinaria astuzia e inconsueta disinvoltura», sempre per la Procura che muove le accuse, esercitava minacce contro Daniele Piacentini relativamente «al potere di espropriazione di aree appartenenti a società di cui era amministratore (cioè la Ngr Srl, ndr), al fine di costringerlo alla cessione di quote a favore di Valter Lozza», che alla fine ne diventerà l’amministratore unico acquisendo il 70% delle quote. Episodio per cui Tosini è accusata di concussione.
A Flaminia Tosini è contestato inoltre il reato di corruzione. Per «l’alterazione» che, secondo la Procura, avrebbe riguardato la procedura amministrativa di ampliamento della discarica per rifiuti non pericolosi nel Comune di Roccasecca (Frosinone), località Cerreto, proponente la Mad Srl, altra società del Lozza, grazie alla quale l’imprenditore ottenne l’autorizzazione all’innalzamento alla quota di 16,70 metri della discarica. Per tutti questi episodi, al dirigente è contestato il reato di corruzione in concorso con il Lozza, che l’avrebbe convinta a violare i doveri d’ufficio anche con regali costosi e di valore quali una borsa Prada, un bracciale Cartier del costo di 3.150 euro, orecchini, nonché viaggi, che il dirigente si concedeva anche sola in località esclusive, pagati dall’imprendere al quale la legava sì un sentimento affettivo, ma per i giudici anche la possibilità di realizzare guadagni a suo proprio vantaggio, un investimento sul futuro. Non mancano nell’ordinanza le intercettazione ambientali e telefoniche e lo scambio di messaggi dai quali si evince che i due avevano tanti soldi disponibili, «… amore con tutti questi soldi dove scappamo co tutti sti soldi…», frutto, per l’accusa, dell’attività illecita e pro domo sua messa in atto da Tosini in complicità con l’astuzia e la scaltrezza dell’imprenditore. Fino al totale asservimento «delle funzioni pubbliche dell’indagata agli interessi privati di Lozza». Sui casi specifici a lei contestati dai giudici.