GUIDONIA – I progetti di ritombamento delle cave ci sono già. Depositati in Regione Lazio. Si chiamano “elaborati di progetto e dello studio contenente le informazioni relative agli aspetti ambientali dell’attività estrattiva”. È un obbligo di legge allegarli alle istanze di richiesta di rinnovo delle autorizzazioni ambientale da prassi competenza regionale. Gli imprenditori lo hanno fatto singolarmente per ogni concessione, appellandosi a un articolo specifico del testo unico sull’ambiente. Una procedura corretta per la Regione Lazio ma non per il Comune di Guidonia Montecelio. Che infatti è ricorso contro le decisioni regionali chiamando in causa il Capo dello Stato. L’ente comunale ha in sostanza impugnato i singoli progetti di ritombamento. Sostenendo che la questione va affrontata per settori, e dunque con una variante che, superando di fatto le concessioni in essere, riveda l’assetto urbanistico dell’intera area. Questo per sommi capi, e semplificando, è lo stato delle cose. E se non si troveranno soluzioni pragmatiche, la faccenda finirà nelle maglie della giustizia amministrativa. Con i tempi della giustizia amministrativa, sottraendo la politica dall’obbligo (naturale) di assumere decisioni e portando le imprese alla chiusura.

Ora, è sufficientemente grave che un sindaco (Michel Barbet, Movimento 5Stelle) di una città importante come Guidonia Montecelio non conosca le carte di una delle faccende più rognose che si sia mai trovato ad affrontare. Una di quelle che mettono a repentaglio centinaia di posti di  lavoro. Che con disarmante superficialità, durante una intervista rilasciata al quotidiano online Hinterland. Globalist.it, dichiari che “puntiamo a un accordo di programma […] al ritombamento anche parziale, concordato nella profondità, che comunque metta al riparo da sconvolgimenti la risorsa idrica e il territorio interessato”. Sindaco: questi progetti ci sono già, e a regolamentarli esistono le leggi, alla cui applicazione vi siete opposti davanti al Presidente della Repubblica. Basta andare sul sito della Regione per consultarli. Chi scrive, al fine di farle cosa gradita, ne pubblica uno a campione (leggi qui). Esso contiene modalità di ritombamento e, analiticamente, la indicazione dei diversi tipi di materiale da utilizzare per strati, a partire dalla massima profondità a tutela della falda acquifera. Secondo criteri strettamente previsti dal testo unico sull’ambiente. Firmati dai professionisti che di queste cose si occupano per mestiere. La domanda quindi è semplice: a che serve il suo “accordo di programma” (previsto dall’articolo 34 del Tuel come correttamente qualcuno le ha suggerito)? A contenere degli studi che già esistono e ai quali lei si è opposto? Schizofrenia amministrativa? Probailmente sì. Se non altro. Se preferisce ricontrattare il valore intrinseco di quelle aree per farne parchi termali e giostre, liberissimo di farlo, è il sindaco. Con il suo indirizzo disegna la città del futuro. Ma lo si dica chiaramente e si metta fine ai balletti roboanti delle annunciazioni social, fuffa allo stato puro sulle intenzioni di salvare il distretto estrattivo da una crisi irreversibile.

Quel che colpisce gli attenti osservatori, che magari studiano le origini dei problemi di natura burocratica attingendo alla fonte dei fatti, dunque alle carte, è la peculiarità di un sindaco, da questo punto di vista recidivo, di affermare evidenti falsità. Delle due l’una, o lei non si informa, non sa né conosce, oppure utilizza precise strategie comunicative per distorcere volontariamente la realtà e trarre in inganno chi la ascolta o legge. In entrambi i casi, non proprio una bella cosa.

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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