GUIDONIA – Lo schema sembra prestabilito e niente affatto casuale.  Con la Regione Lazio da un lato a rivendicare la correttezza delle proprie decisioni, dall’altro il Comune di Guidonia Montecelio a contestarle più per partito preso che per logica amministrativa. Così, in una rivisitazione del gioco dell’oca, i chiarimenti dati per acquisiti vengono via via rimessi in discussione e, in questa vertenza che si trascina da mesi senza mai passi in avanti, si ritorna alla casella di partenza. La crisi del distretto estrattivo del travertino romano non conosce soluzioni, inspiegabilmente risposte. Al punto che nella testa degli imprenditori del comparto prende sempre più forma la idea di una strategia scientificamente studiata dal Comune per portare il settore al collasso, nella incapacità di comprenderne le ragioni e soprattutto gli obiettivi. Prima la questione della tutela ambientale, (“ma questo è un distretto industriale, seppur nel cuore di un’area urbanizzata, istituito con legge regionale e come tale va tutelato nella corretta applicazione delle norme”); poi, quella dei dinieghi ai rinnovi delle autorizzazioni, motivata dal Comune di volta in volta con supposizioni alternative e contrastanti, pretestuose; infine, la scelta dello scontro istituzionale con la Regione Lazio sulle procedure di valutazione d’impatto ambientale, un vero paradosso per gli imprenditori, se non l’emblema della “cattiva burocrazia”.

È stato ancora muro contro moro nell’ultima riunione (la scorsa settimana) davanti all’assessore regionale allo Sviluppo economico Gian Paolo Manzella. La delegazione del Comune, capitanata dal sindaco Michel Barbet, al seguito gli assessori Tiziana Guida (Ambiente) e Davide Russo (Attività produttive), il dirigente Paola Piseddu, ha mantenuto il punto. Ne fa una questione di procedure. Tutte le imprese sottoposte a verifica devono passare attraverso un nuovo iter di valutazione d’impatto ambientale è il convincimento comunale. Che significa una conferenza dei servizi aperta ex novo. Si tratta di procedure amministrative dai tempi elefantiaci, caratterizzate da lungaggini burocratiche che nella stragrande maggioranza dei casi si protraggono per anni. Per il comune solo quella è la strada. Non basta che la Regione Lazio decida, come ha fatto e come la norma prescive, che sulle vecchie concessioni i pareri di quel tipo (già rilasciati) siano ancora tecnicamente efficaci. Piseddu e Guida hanno detto no impugnando gli atti davanti al Capo dello Stato in un ricorso straordinario alla giustizia amministrativa, hanno ribadito la contrarietà con Manzella, davanti alle contestazioni (argomentate) del dirigente regionale Flaminia Tosini, che ha firmato le autorizzazioni ora all’attenzione del Presidente della Repubblica.

Un cul de sac dal quale sembra impossibile uscire è il pensiero di imprenditori e sindacati. Nonostante la proposta avanzata da Tiziana Guida, di studiare un documento che porti fuori dal pantano della crisi il settore estrattivo senza lasciare gli esiti ai giudici amministrativi. L’ennesimo protocollo d’intesa da sottoporre alle parti che l’assessore guidoniano si è impegnato a preparare, auspicando la convergenza sull’indirizzo di tutte le parti in causa.  Un passaggio che tuttavia lascia più di qualche perplessità negli interlocutori. Quasi sempre infatti i buoni propositi dell’amministrazione non hanno trovato traduzione in atti amministrativi  concreti, e la paura generale è che sia così anche stavolta. I sindacati nello specifico, temono di trovarsi di fronte all’ennesimo tentativo di prendere tempo in assenza di soluzioni, lasciando nell’incertezza 500 lavoratori e le loro famiglie.

Una querelle di competenze che proverà a dirimere, per quanto di competenza, anche la commissione Attività produttive della Regione in una delle prossime adunanze. Non si penserà davvero che si possa stare a guardare, mentre un settore così importante per l’economia del Lazio va a rotoli? Ha detto il presidente Massimiliano Maselli ai microfoni di una nota radio romana. Occorre fare tutto il possibile a salvaguardia di una impresa millenaria e dei posti di lavoro che rappresenta.

Nel frattempo il comparto è fermo, una programmazione degli investimenti è impossibile vista le incertezze del futuro, il lavoro delle 500 maestranze è a rischio, perfino i sindacati presenti da Manzella non vedono soluzioni e dicono di sentirsi presi in giro.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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