GUIDONIA – Ora la Tre Esse Italia Srl (l’agente della riscossione dei tributi locali) dovrà ricalcolare, abbattendo le proprie pretese almeno del 50%, tutti gli importi contenuti negli avvisi di accertamento inviati alla società Realizzazioni Edilizie Romane 82 sas di Giuseppina Del Priore tra gli anni 2008/2011, oltre alle sanzioni e gli interessi. Il giudice del rinvio, pronunciandosi sul giudizio in oggetto, arrivato nel 2019 fino alla Suprema Corte di Cassazione, e tenendo conto del principio espresso dalla stessa Corte nell’ordinanza 27004 del 2019 sulla inconguità degli importi imposti dalla Tre Esse Italia – (in applicazione pedissequa di una delibera di consiglio comunale, la 73 del 2007, priva di istruttoria, incompleta e quindi inefficace) – ha stabilito in via definitiva che il criterio di 54,75 euro al mq applicato dal Comune di Guidonia Montecelio (attraverso il concessionario) alle aree adibite ad attività estrattive ai fini del calcolo dell’Ici/Imu è eccessivamente oneroso e «va sicuramente ridimensionato».

Ma la commissione tributaria regionale (Ctr), riunita il 21 maggio scorso in sede di rinvio su un giudizio divenuto già emblematico, pronunciandosi sul caso tra i tanti che da troppi anni ingrassano il contenzioso tra le aziende del settore estrattivo e il Comune/agente della riscossione, ha fatto molto di più: ha sentenziato per la prima volta come appaia «ragionevole ritenere equo calcolare il valore dell’area oggetto del presente giudizio, applicando il criterio di euro 25,00 al mq». Con la motivazione che «tale criterio tiene conto del fatto che l’area sia potenzialmente edificabile e limitatamente idonea alla realizzazione di fabbricati strumentali». Per i legali del consorzio di categoria, il Centro per la Valorizzazione del Travertino Romano (Cvtr) si tratta di una sentenza rivoluzionaria. Che segna in via giurisprudenziale l’orientamento futuro del giudice del rinvio sui numerosi giudizi ancora pendenti. Tutti rimandati dalla Cassazione alla Ctr, in sede di rinvio, che dovrà tenere conto del principio sancito da ben 9 sentenze della Suprema Corte. Un principio secondo il quale, nel calcolare il valore venale del terreno estrattivo oggetto dell’imposta Ici/Imu, doveva essere considerata la maggiore o minore attualità delle potenzialità edificatorie, nonché la possibile incidenza degli ulteriori oneri di urbanizzazione sul valore dello stesso terreno in comune commercio. 

Fuori dai tecnicismi: per la Tre Esse Italia potrebbe mettersi molto male. Questa sentenza destinata a fare giurisprudenza potrebbe condizionare l’esito delle future e numerose controversie rispedite dalla Cassazione al giudice del rinvio. Un esito tutt’altro che neuro anche per il Comune di Guidonia Montecelio. Il quale potrebbe dover rivedere al ribasso tutte le entrate già iscritte nei bilanci degli ultimi 15/20 anni ma solo sulla carta. I crediti vantati dall’Ente, su accertamenti tributari eccessivamente onerosi operati  dalla Tre Esse, potrebbero insomma subire un ridimensionamento almeno del 50%, determinando un notevole e ulteriore squilibrio finanziario per le casse dell’Ente.   

Fino ad oggi, e dal 2007, da quando cioè La Tresse Italia ha applicato il parametro fuori mercato di 54,75 euro indicato dalla delibera 73 del consiglio comunale ai fini  del calcolo dell’Imu (ex Ici) sulle aree di cava, il contenzioso tra il Comune e le imprese estrattive ha sfiorato i 30 milioni di euro. La Corte di Cassazione, con numerose sentenze emesse tra il 2017 e il 2021, ha già stabilito che la Tre Esse Italia avrebbe stimato un valore incongruo per tassare le aree estrattive. Basandosi su un atto comunale incompleto perché privo di istruttoria. In quanto costruito su una relazione tecnica del Comune deficitaria e carente nella classificazione delle zone D3 del Prg quali sono, appunto, le cave. Una delibera priva di quei parametri vincolanti previsti dal decreto legislativo 504 del ’92, all’articolo 5, comma 5.

Per la Suprema Corte prima, e adesso per il giudice del rinvio, nel determinare il valore in comune commercio delle aree estrattive ai fini del calcolo Ici/Imu in 54,75 euro, la Tre Esse ha semplicemente sbagliato. Quei terreni hanno una destinazione d’uso agricola e sono considerati produttivi per la sola durata della concessione estrattiva. Il loro valore venale sul libero mercato non può nemmeno lontanamente essere paragonato a quello del Car o del Centro commerciale tiburtino, ai quali Tre Esse ha applicato lo stesso parametro. La più recente sentenza del giudice del rinvio, emessa il 24 maggio 2021 nel giudizio tra la società Realizzazioni Edilizie Romane 82 sas di Giuseppina Del Priore contro Tre Esse Italia, supera un’ordinanza, la 16118 della Corte di Cassazione, definita nel merito dalla solita Cassazione il 16 marzo 2021, che vedeva contrapposte La Tre Esse Italia e la stessa Realizzazioni Edilizie Romane 82 sas di Giuseppina Del Priore.  (To be continued)

SENTENZA CASSAZIONE 2008-2009-2010-2011

SENTENZA DEL GIUDICE DEL RINVIO 

 

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

Nessun Commento

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato.