GUDONIA – La notizia qualche giorno fa. Diffusa dal sindaco Michel Barbet con contenuti decisamente poco aderenti alla realtà. Eccoli: il Comune di Guidonia Montecelio acquisisce al patrimonio 289 metri lineari di strada, numerosi parcheggi e un fabbricato da destinare a scopi pubblici.Tutto deciso dalla giunta (grillina) con la delibera numero 97. C’è dell’altro nella narrazione: la vicenda risale a parecchi anni fa, era la matassa da sbrogliare, ci sono voluti l’impegno e la bravura dell’assessore Chiara Amati e del dirigente Paolo Cestra per trovare il bandolo: sarebbe già molto capire come e quando la matassa sia diventata la priorità. In un settore, l’Urbanistica, dove, più o meno, e secondo i dati professionali forniti dalla categoria dei tecnici, solo le pratiche di richiesta di condono in giacenza sarebbero un migliaio. Un botto. Che fanno invece all’Urbanistica? Si occupano della matassa. Una matassa diventata propaganda. Ora, il fatto (tecnicamente) è scritto nella delibera 97. Ad un certo punto, Amati e Cestra, tra le emergenze molteplici che soffocano il settore e le migliaia di scartoffie dimenticate, buttano l’occhio proprio alla faccenda urbanistica legata ai 289 metri lineari: una storia di vincoli decaduti e di un vecchio piano particolareggiato di Colleverde, anno di approvazione in consiglio comunale: 1982. Sollecitudine giustificata dalla necessità di dare ragione e attuazione a una sentenza del Tar del 2011, che disponeva la possibilità di un cambio di destinazione d’uso dell’area inizialmente destinata a parcheggio, anch’essa scordata, almeno fino alla fortunata (un caso?) interlocuzione tra i privati e l’assessore. Che poi il proprietario del 2010, quello che ottenne ragione dai giudici, è pure diverso dall’attuale. All’epoca si chiamava Tommaso Marrella, oggi si chiama Levimar, ed è la Srl subentrata nella disponibilità del bene. 

Ma ecco ancora come la narrazione sindacale riporta il fatto: «Si conclude positivamente per la città, ed in particolare per il quartiere di Colleverde, una vicenda giudiziaria vecchia di anni con i proprietari di un terreno». Appunto. Dopo anni i privati hanno finalmente trovato ascolto e soddisfazione, oltre a una decisa valorizzazione della proprietà. Così, si potrà completare il piano particolareggiato che prevedeva 500mila metri cubi di nuova edificazione e l’insediamento di oltre 6mila residenti. Ne mancava un pezzetto. Doveva essere un parcheggio, sarà una palazzina per robe di vincoli decaduti. Nonostante il Comune, nel 2007, avesse negato i permessi a costruire. Solo quattro anni dopo il Tar annullava i dinieghi dell’Ente, oggetto del ricorso presentato nel 2008. Questione morta lì per i burocrati di palazzo, sentenza mai appellata né applicata, dimenticata nel limbo delle «inerzie della pubblica amministrazione» tra l’altro mai accertate e punite.

La matassa. Che adesso la Amati sbroglia (su indirizzo della giunta e dunque di se stessa), portando in consiglio comunale (il prossimo?) una variante non sostanziale di Piano regolatore, che cambia le destinazioni urbanistiche delle aree oggetto di intervento. Quel gran lavoro, come definito dal sindaco, che farà guadagnare al Comune un valore di 69mila euro, così nel dettaglio: 280 metri lineari di strada (su cui continuerà a fare manutenzione come sempre), una manciata di stalli per la sosta auto, e «un fabbricato che verrà destinato a scopi pubblici, come la delegazione, l’ufficio dei vigili urbani o altri servizi che decideremo assieme ai cittadini». Nella realtà, scevra dalle fantasie stellate, è solo un locale di 45 metri quadri. Praticamente un monolocale. In cambio del ben di Dio atteso per decenni dal (nuovo) privato, l’amministrazione consentirà la costruzione di un fabbricato a uso abitativo su una superficie di 1295,89 mq con indice fondiario pari a 2mc/mq (una decina di appartamenti?). La matassa è tratta. E non era nemmeno un atto dovuto conseguenza della sentenza. L’amministrazione 5Stelle avrebbe potuto indennizzare la proprietà e non cambiare la destinazione urbanistica dell’area. Per gli altri cittadini, che hanno le pratiche ferme e alcun Santo in Paradiso, l’Urbanistica continua invece a essere il settore del tempo sospeso.

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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